La norma è stata introdotta nel Decreto fiscale approvato due settimane fa al Senato e ancora in attesa del vaglio della Camera: se dovesse essere approvato in via definitiva, le associazioni non profit passerebbero da un regime di esclusione dell’imposta a uno di esenzione per i servizi prestati e i beni ceduti dagli enti nei confronti dei propri soci. Il tutto mentre il premier Draghi deve ancora esprimersi sulla proposta di dichiarare il 2022 anno del volontariato
Dover aprire partita Iva dall’anno prossimo, sobbarcandosi i costi per gestirla e successivamente chiederne l’esenzione. È il rischio per le associazioni non profit che da giorni ha messo in subbuglio il mondo del Terzo settore, dopo che la norma è stata introdotta nel Decreto fiscale approvato due settimane fa al Senato e ancora in attesa del vaglio della Camera. La beffa è arrivata poco prima dalla Giornata mondiale del volontariato del 5 dicembre e mentre sul tavolo di Mario Draghi giace da settimane la proposta di dichiarare il 2022 anno del volontariato, una sorta di patrocinio a costo zero per lo Stato che, per i promotori dell’iniziativa, sarebbe il giusto riconoscimento per un settore che nei periodi più bui della crisi pandemica ha dimostrato tutta la sua utilità e importanza. Un’istanza sul cui destino, però, al momento non si sa nulla.
La proposta è nata nei giorni in cui Padova si appresta a lasciare il testimone di capitale europea del volontariato a Berlino. A lanciarla sono stati Riccardo Bonacina, fondatore della rivista Vita, ed Emanuele Alecci, presidente del Centro servizi volontariato di Padova e di “Padova capitale europea del volontariato”, che sono anche i portavoce di un’altra iniziativa finalizzata a riconoscere la centralità del volontariato, ovvero la sua candidatura a “bene immateriale Unesco”. La richiesta di dedicare il 2022 al volontariato è stato fatta pervenire al presidente del Consiglio a metà ottobre e qualche giorno dopo è stato pubblicato sul Corriere della sera un analogo appello in cui i promotori ricordavano le parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia di apertura di Padova capitale: “Il volontariato è un’energia irrinunziabile della società. Un patrimonio generato dalla comunità, che si riverbera sulla qualità delle nostre vite, a partire da coloro che si trovano in condizioni di bisogno, o faticano a superare ostacoli che si frappongono all’esercizio dei loro diritti”.
L’iniziativa, secondo i due promotori, darebbe visibilità al mondo del volontariato, sarebbe un modo per farlo conoscere sempre di più e metterlo al centro dell’attenzione come bene comune. Il tutto senza costi per lo Stato visto che, una volta incassata la benedizione del presidente del consiglio, a riempire di eventi e tener vivo l’anno ci penserebbero le stesse associazioni non profit. L’appello è stato ribadito anche in occasione della Giornata mondiale del volontariato: “Un tale riconoscimento farà guadagnare fiducia e conoscenza da parte degli italiani rispetto a un bene pubblico prezioso quale è il volontariato”, hanno detto i due promotori, che quel giorno hanno lanciato anche la campagna “Youmanity”, volta a raggiungere il riconoscimento Unesco.
Da Palazzo Chigi, però, non è arrivata sinora alcuna risposta, tanto che Alecci e Bonacina se ne sono lamentati una settimana fa con una lettera aperta pubblicata su vita.it, in cui ricordano a Draghi le sue stesse parole del 27 ottobre, quando rivolgendosi ai lavoratori e volontari del Terzo settore ha espresso loro gratitudine: “Avete fatto tanto per l’Italia, soprattutto per i più deboli. Ora tocca a noi aiutarvi, perché possiate continuare ad aiutarci”. Parole seguite solo da un “silenzio assordante”, nonostante la proposta – scrivono Alecci e Bonacina – non sembra così difficile da soddisfare: “Non devono essere previste coperture. Non chiediamo stanziamenti. Chiediamo solo una sua pronuncia, un suo patrocinio. Non Le costa tanto. Basta una dichiarazione”. Ilfattoquotidiano.it ha chiesto allo staff di Draghi se la questione sia all’ordine del giorno o se la mancata risposta sia da interpretare come un diniego, senza però ottenere al momento alcun chiarimento.
Il tema, come detto, incrocia in questi giorni le possibili conseguenze del decreto fiscale: se dovesse essere approvato in via definitiva, le associazioni non profit passerebbero da un regime di esclusione dell’imposta a uno di esenzione per i servizi prestati e i beni ceduti dagli enti nei confronti dei propri soci. In sostanza dovrebbero aprire la partita Iva e giustificare il loro diritto a essere esentati dall’imposta, entrando in un sistema di rendicontazione che comporta costi di tenuta di contabilità Iva e adempimenti burocratici spesso difficili da sostenere per piccole realtà senza fini di lucro. Un’eventualità che fa ritornare alla carica Alecci e Bonacina: “Anche il presidente Draghi fa parte di una classe politica incapace (nei fatti) di ringraziare. Chiediamo a tutti i parlamentari di ogni colore politico di chiedere e ottenere la cancellazione dell’Iva per il terzo settore e di domandare che il 2022 venga dichiarato anno del volontariato”.