Quattro volte ministro, altrettante deputato, attualmente al terzo mandato da sindaco di Imperia (con ricandidatura già annunciata). Non basta: Claudio Scajola si prepara a diventare presidente della Provincia più a ovest della Liguria. Il politico celebre per la casa vista Colosseo è l’unico candidato nell’elezione di secondo livello, in cui – sabato 18 dicembre dalle 8 alle 20 – sono chiamati alle urne solo gli amministratori locali, sindaci e consiglieri comunali. Lo sfidante di centrosinistra doveva essere il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri, che all’ultimo ha rinunciato alla candidatura. Non è l’unico caso: a correre da soli sono i candidati presidente di sette Province sulle 31 chiamate a rinnovare la carica, mentre sono 75 quelle in cui si vota anche per eleggere i consiglieri provinciali. Ad Ascoli Piceno il presidente designato è il sindaco di Monteprandone Sergio Loggi (Italia Viva), a Belluno quello di Longarone Roberto Padrin (vicino alla Lega), a Bergamo quello di Treviolo Pasquale Gandolfi (civico di centrosinistra). A Forlì-Cesena c’è il sindaco di Cesena Enzo Lattuca (Pd), a Ravenna il dem Michele De Pascale, presidente dell’Unione province italiane (Upi), a Treviso il leghista Stefano Marcon, presidente uscente e primo cittadino di Castelfranco Veneto.
Quello di Scajola, però, è di gran lunga il nome più noto. E più controverso: nel gennaio 2020 l’ex ministro è stato condannato in primo grado a due anni per aver favorito la fuga in Libano di Amedeo Matacena, l’ex parlamentare di Forza Italia ora latitante a Dubai dopo la condanna definitiva per concorso esterno. Insieme al faccendiere Vincenzo Speziali, imparentato con l’ex presidente libanese Amin Gemayel – si legge nelle motivazioni – Scajola ha “organizzato lo spostamento di Matacena a Beirut, dove questi avrebbe avuto garanzia di ottenere asilo” in cambio dell'”appoggio politico” dell’ex ministro e del suo leader Silvio Berlusconi. Inizialmente il pubblico ministero aveva contestato l’aggravante mafiosa, poi ritirata sulla scorta di alcune sentenze contrarie della Corte di Cassazione. “Scajola fino alla sentenza definitiva non può considerarsi colpevole, ma non ci sono soltanto gli impedimenti di legge”, ha detto il consigliere regionale Ferruccio Sansa, già candidato governatore per la coalizione Pd-M5S nel 2020. Ci possono essere anche ragioni politiche e di opportunità. Per questo secondo noi Scajola è inadatto per rappresentare la Provincia di Imperia, una terra dove le infiltrazioni della ‘ndrangheta sono a tal punto radicate da far dire a Rosy Bindi – all’epoca presidente della Commissione Parlamentare Antimafia – che “Imperia è la sesta provincia della Calabria””.
Il voto di sabato è “particolarmente significativo” perché gli enti provinciali, svuotati dalla riforma Delrio del 2014, si avviano a riacquistare centralità. “Il governo Draghi ha riconosciuto e valorizzato il ruolo di queste istituzioni, assegnando loro importanti responsabilità sia nell’attuazione del Pnrr sia con la legge di Bilancio 2022″, ha detto il presidente dell’Upi De Pascale. E qualche giorno fa il Sole 24 Ore ha scritto che in un provvedimento collegato alla manovra potrebbe essere contenuto il ripristino delle giunte provinciali, con tre assessori (quattro nei territori con più di un milione di abitanti) con un’indennità fissata al 50% degli omologhi del capoluogo. Nelle Province dove i candidati sono più di uno, la partita è il più delle volte tra centrodestra e centrosinistra: tra le eccezioni si segnalano Avellino, dove a Rizieri Buonopane (Pd+5 Stelle) si contrappone Angelo d’Agostino (Italia Viva, Azione, +Europa) e Latina, dove Gerardo Stefanelli, sostenuto da Forza Italia e Pd, sfida il candidato di centrodestra Giovanni Agresti, sindaco di Itri, spinto da Lega e Fratelli d’Italia.