Dopo la denuncia della società pubblica, la procura di Brindisi ha avviato un'indagine. E sabato 18 dicembre i militari della guardia di finanza del nucleo di polizia economico finanziaria si sono recati a Grottaglie, presso lo stabilimento Leonardo a eseguire un decreto di sequestro probatorio
Le componenti per le fusoliere sarebbero state realizzate con materiali di qualità e provenienza “difforme” rispetto a quelli prescritti dal committente, l’azienda Leonardo, protagonista a ottobre di un crollo in Borsa che fece scalpore. Dopo la denuncia della società pubblica degli armamenti, formulata lo scorso 7 dicembre, la procura di Brindisi ha avviato un’indagine. E sabato 18 dicembre i militari della guardia di finanza del nucleo di polizia economico finanziaria si sono recati a Grottaglie, presso lo stabilimento Leonardo a eseguire un decreto di sequestro probatorio a carico di due società appaltatrici, Processi Speciali e Manifacturing Process di Brindisi (già coinvolte in una inchiesta per bancarotta) e di otto persone fisiche.
I reati ipotizzati sono a vario titolo l’associazione per delinquere, la frode in commercio e attentato alla sicurezza dei trasporti aerei. In particolare sono stati apposti i sigilli a numerose componenti in metallo destinate alla produzione delle sezioni nn. 44 e 46 delle fusoliere del Boeing 787. Stando alle indagini preliminari, sarebbero state prodotte facendo uso di titanio e alluminio: diversi da quelli richiesti dal committente e comunque in violazione, sostiene l’accusa, delle specifiche tecniche.
In particolare, si legge nel decreto di sequestro, i due fornitori avrebbero “stabilmente” utilizzato “componentistica strutturale in metallo acquistando il materiale grezzo da fornitori non certificati da Leonardo” e usato “titanio di grado 2” invece che la “lega di titanio” prescritta dal committente. Il titanio di grado 2 “ha proprietà meccaniche e di resistenza strutturale largamente inferiori a quelle della citata lega”. Secondo l’ipotesi dei pm, sarebbe stata prodotta con titanio 2 anche la struttura pavimento passeggeri del 787.
Il cosiddetto “affare 787” era scoppiato due mesi fa e riguardava il Dreamliner, la punta di diamante dell’aviazione civile, realizzato con materiali innovativi: peso ridotto, di conseguenza anche i consumi. Leonardo, la ex Finmeccanica controllata al 30% dal Tesoro, costruisce il 14% del velivolo. Per Boeing produce sezioni della fusoliera (per l’appunto la numero 44 e la 46) e gli stabilizzatori orizzontali del Dreamliner. Ultimamente, però, ci sono stati dei problemi. Tant’è che l’aereo è stato posto sotto osservazione dalla Faa, Federal aviation administration, l’ente statunitense per la sicurezza dei voli.
In attesa degli esiti delle verifiche erano stati bloccati circa cento velivoli, per un valore di 20 miliardi di dollari, ma gli aerei che montano componenti ritenute da revisionare sarebbero circa 450. Lo scorso 14 ottobre il gruppo Leonardo ha perso 300 milioni di euro di capitalizzazione in meno di un’ora. L’agenzia Bloomberg aveva infatti diffuso la notizia che riconduceva a Leonardo alcune delle componenti dell’aereo non conformi alle richieste di Boeing.
Si tratterebbe di elementi di congiunzione tra parti della fusoliera che non conterrebbero una quantità di titanio inferiore a quanto richiesto. Il 14 ottobre Leonardo ha diffuso una nota per spiegare che le parti sotto esame provengono dal subfornitore Manufacturing Processes Specification (Mps), di Brindisi già coinvolta in un’altra vicenda giudiziaria.
Le forniture non conformi sarebbero state prodotte dal 2016 fino al gennaio 2021. Gli “alert” sono partiti da personale interno alla Mps. È stata segnalata, oltre alla questione delle sezioni della fusoliera del Boeing 787, la non conformità di un numero complessivo di componenti in alluminio pari a 4.193 unità, tutti prodotti da Mps e consegnati a Leonardo, che nell’indagine è parte offesa, a partire dal 9 gennaio del 2019 e sino al 26 gennaio del 2021.
Il proprietario di Mps Antonio Ingrosso, insieme ad alcuni familiari, è finito sotto indagine a Brindisi per bancarotta fraudolenta. Per gli imputati erano stati disposti gli arresti domiciliari. Ingrosso avrebbe infatti utilizzato fondi dell’azienda a fini personali, tra cui l’acquisto di opere d’arte e vacanze. Un comportamento reiterato nel corso degli anni, prima ai danni della fallita Processi Speciali srl e poi nei confronti di Mps. Ingrosso sarebbe anche riuscito ad ottenere un’erogazione di 500mila euro da parte del ministero dello Sviluppo Economico simulando una compravendita di macchinari.
Il 7 dicembre il gruppo Leonardo ha sporto querela. I rapporti con Mps sono cessati nell’aprile del 2020. Ma c’è tutto il lavoro precedente da valutare, a partire dal sequestro “probatorio” eseguito sabato dalla Finanza.