“Ci risiamo” è quello che viene spontaneo dire a pochi giorni da Natale. Anche con il vaccino Omicron infetta e minaccia di riempire le terapie intensive di tutto il pianeta e così in Italia le regioni tornano a colorarsi, nel mondo le frontiere iniziano a richiudersi, i coprifuochi a comparire mentre i lockdown rifanno capolino all’orizzonte. Dopo 24 mesi, la pandemia non accenna a scemare e tornare alla ‘normalità’ pre-covid appare ancora impossibile.

A questo punto sembra opportuno fare alcune riflessioni. In primis, alla confusione riguardo alla serietà e agli effetti del Covid e delle sue innumerevoli varianti si è oggi aggiunta l’incertezza riguardo all’efficacia dei vaccini e dei booster nei loro confronti. Leggendo i commenti della gente sui social media si evince la frustrazione riguardo alla mancanza di certezze. Certo la medicina non è una scienza esatta ma dopo 24 mesi ci si aspetta qualcosa di più. La gente si domanda se è davvero necessario prolungare l’emergenza? Se fa bene Macron a chiudere le frontiere al vicino Regno Unito dove i contagi sono ormai tanto elevati quando lo erano un anno fa, in pieno lockdown? E che dire delle nazioni che nel giro di poche ore diventano rosse obbligando chi arriva da queste destinazioni a fare la quarantena? Quello che la gente chiede alla classe politica e a medici, scienziati, immunologi, virologi e a chiunque si trovi in prima fila nella battaglia contro il Covid è un po’ di chiarezza e coerenza.

La mancanza di coerenza politica sembra essere l’altra fonte di frustrazione globale. Ormai è chiaro che nonostante la pandemia colpisca tutti indiscriminatamente – forse con una velocità diversa da Paese a Paese, ma con identici risultati – ogni nazione agisce in modo diverso. L’intensità della politica anti-covid non solo muta da Paese a Paese ma anche da regione a regione. È quello che succede negli Stati Uniti dove i governatori degli stati applicano regole diverse. E vediamone alcune. A New York, dove venerdì si sono registrati a causa di Omicron 20.000 nuovi casi, un numero record di infezioni da quando la pandemia è scoppiata, il sindaco De Blasio ha annunciato una serie di restrizioni nei ristoranti mentre il governatore dello stato Kathy Hochul aveva già imposto la scorsa settimana il mandato di indossare le mascherine in tutto lo stato all’interno degli spazi pubblici. Teatri, cinema e ristoranti hanno ricominciato a chiudere a causa dei focolai di infezioni e le linee aeree a vedere i passeggeri cancellare i voli.

In California, lo stato più popoloso, l’uso di maschere in tutti gli ambienti interni è stato prolungato fino al 15 gennaio, anche nello stato di Washington le mascherine sono obbligatorie e nelle strade di Seattle tutti le indossano. A Seattle per accedere a bar e ristoranti bisogna mostrare il green pass, proprio come in Italia. Ma nello stato del Montana, nello Utah come in molti stati del mid-west la gente gira senza mascherina, tutti i locali sono aperti, non esiste il distanziamento sociale o il green pass e la gente vive come se la pandemia non esistesse. In questi stati, i governatori volutamente si rifiutano di imporre restrizioni. Paradossalmente, questi sono gli stati dove la percentuale di vaccinati è più bassa.

Negli Stati Uniti solo il 61 per cento della popolazione è vaccinato, mentre ad esempio nel Regno Unito il 70 per cento della popolazione ha ricevuto almeno due vaccini. Che l’amministrazione di Joe Biden abbia intensificato gli appelli affinché le persone si vaccinino serve a ben poco, è la politica dei singoli stati quella che davvero conta e questa riflette una visione politica, non scientifica, della pandemia.

Anche in Europa e nel resto del mondo la mancanza di coerenza nelle strategie anti Covid è legata alle politiche nazionali, regionali e persino locali. La mancanza di chiarezza scientifica, la confusione riguardo al Covid e alle sue varianti, la natura sperimentale dei vaccini e la reticenza delle industrie farmaceutiche ad assumersi le responsabilità legate alle inevitabili conseguenze negative di questi in una percentuale, certamente minima ma sempre reale, della popolazione hanno creato un vuoto di informazione che, ahimè, è stato riempito dalla propaganda politica. L’alto numero dei no vax nel mondo è anche il prodotto di questo fenomeno. C’era da aspettarselo, la propaganda politica fa parte della storia dell’umanità.

A 24 mesi dallo scoppio della pandemia e con la prospettiva di nuove varianti non è forse arrivato il momento di fare chiarezza scientifica e imporre all’industria farmaceutica, che in questi due anni ha guadagnato cifre da capogiro, di assumersi le proprie responsabilità civili? Questo sarebbe davvero un bel regalo di Natale per tutti noi.

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