Art. 9 Costituzione: “La Repubblica… tutela il paesaggio”.

Siamo universalmente conosciuti come uno dei paesi più belli al mondo come varietà di paesaggio, oltre che come patrimonio artistico e culturale. E lo avevano compreso i nostri padri costituenti, inserendo la frase di cui prima nella Carta. Del resto fanno fede i siti Unesco, visto che siamo la nazione che ne possiede di più. Ma buona parte di questo paesaggio possiamo scordarcelo con la cosiddetta “transizione energetica”. Posto infatti che non si può rinunciare allo sviluppo, alla rincorsa del segno più dopo l’acronimo PIL, occorre tappezzare la penisola di pale eoliche e pannelli solari rigorosamente a terra e disseccare i corsi d’acqua. Ne sono testimonianza le voci dei soliti rompiballe di ambientalisti. Del sud come del nord.

Al sud, in particolare in Puglia, Italia Nostra e Lipu denunciano l’abnorme consumo di suolo agricolo determinato da pannelli fotovoltaici a terra e parchi (!) eolici. Quello che accomuna i due tipi di impianti è il Far West. Sì, il Far West. Come definire altrimenti l’assoluta mancanza di pianificazione da parte di Regione (guidata dal “sinistro” Emiliano) e Governo in materia? In pratica, il privato acquista o affitta i terreni, poi inoltra la domanda e via con l’autorizzazione: basta esserci. Il Piano Paesaggistico Territoriale? Conta come il due di picche. E se qualcuno alza il dito e dice “ma io, veramente…” come ha fatto di recente Franceschini, ecco che si va al CdM che approva. Con Cingolani che, come fisico, pare strano non ricordi che è impossibile una crescita infinita in un mondo finito. Con il M5S che è da Federica Sciarelli. E con nessuno fra quei soloni di ministri che pare accorgersi che se mangia, se è vivo, è perché esiste il suolo fertile.

A margine, il Presidente Mattarella che si ricorda di celebrare tutte le giornate – meno quella del suolo (5 dicembre). Eppure Michele Munafò, dell’Ispra, ci ricorda che l’Italia ha già ucciso il 7,11% del territorio nazionale rispetto alla media Ue del 4,2% e che i pannelli solari potrebbero ben essere piazzati sui tetti e non già per terra! E invece, purtroppo, se sempre grazie alla Lipu guardate una piantina sempre della Puglia con gli impianti eolici e fotovoltaici già in essere, avrete la netta impressione di un malato affetto da peste. E ben 400 (avete letto bene: quattrocento) impianti attendono ancora di essere autorizzati! Eppure va bene così, e, a parte gli ambientalisti, gli unici che si preoccupano del terreno agricolo che agricolo non è più sono quelli che ci lavorano, come la Coldiretti, che denuncia che nell’arco di una sola generazione la Puglia ha perso un quarto del proprio terreno fertile per via del consumo di suolo, in buona parte causato proprio da quelle energie che definire “verdi” fa solo sorridere o forse – meglio – incazzare. Non diversa la situazione in Basilicata, che segue la Puglia per consumo di territorio da uguali impianti.

Negli stessi giorni in cui ricevo le ferali notizie di cui sopra, in Valle d’Aosta si tiene un convegno di Legambiente sulle centraline idroelettriche. Anche qui il Far West, alimentato dal fatto che il privato che si appropria dell’acqua pubblica per produrre energia elettrica spesso e volentieri non ne rilascia a sufficienza e il corso d’acqua muore. Tutti i corsi d’acqua valdostani sono mediamente derivati tra l’80 e il 100% del proprio percorso, per un totale di… indovinate quante? 338 centraline. Che si aggiungono ai grandi impianti idroelettrici.

Energie rinnovabili ma non pulite. E’ questa l’Italia che vogliamo? E’ quella che volevano i padri costituenti?

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