No, la maggioranza non è ancora pronta. Sembra quasi uno scherzo ma dopo settimane di trattative ancora non c’è la quadra finale. E così il Parlamento può attendere. Così la legge di Bilancio vedrà la luce in Aula al Senato solo il 23 dicembre. E la Camera avrà bisogno di un turboreattore per approvare definitivamente il provvedimento entro la fine dell’anno. Dopo vari tira e molla in cui il testo in queste settimane è comparso, scomparso, modificato, ritoccato, cesellato e riannodato decine di volte, l’ultimo rinvio è stato deciso ieri quando i partiti che sostengono il governo Draghi si sono accorti che sul superbonus al 110 per cento c’è l’intesa politica di massima, ma sui dettagli la situazione diventa più multiforme. I relatori stanno trattando direttamente con il ministero dell’Economia che deve accertare le eventuali coperture, tanto che le riunioni sono in programma anche oggi. Il risultato è che le votazioni in Commissione Bilancio, al Senato, non cominceranno prima di lunedì. Ad una settimana da Natale i parlamentari non hanno avuto modo di esaminare nemmeno un emendamento e di esprimere neanche un voto, circostanza più unica che rara nell’iter della legge di bilancio. Le commissioni competenti di Camera e Senato hanno fatto le audizioni e tutti i gruppi hanno presentato i propri emendamenti. Ma non se n’è votato nemmeno uno. Tanto da far balenare addirittura l’ipotesi di arrivare direttamente in Aula con il maxiemendamento senza aver conferito mandato al relatore. Fratelli d’Italia, con Isabella Rauti, parla di “paralisi dei lavori” e “completo svuotamento del Parlamento, che non solo non riuscirà a discutere la legge di bilancio ma nemmeno a migliorarla, limitandosi all’ennesimo voto di fiducia”.
Nel frattempo proseguono gli incontri al ministero dell’Economia – come se fosse ottobre – per sciogliere i nodi ancora aperti della manovra, tra cui la nuova definizione del Super bonus al 110%. Secondo quanto racconta l’Ansa, oggi si alterneranno in riunioni bilaterali al Mef i diversi gruppi politici della maggioranza, che si confronteranno con i rappresentanti del Governo per trovare un equilibrio finale tra le loro richieste e le risorse disponibili. Gli incontri proseguiranno fino alle 21.
La tabella di marcia, riadeguata, prevede che la prima seduta della commissione sarà lunedì mattina alle 11,30 (anziché alle 9) e ne aggiunge una martedì, alle 9. Più sul merito la situazione è che il governo ha presentato un pacchetto di emendamenti venerdì, che contiene il decreto legge da 3,2 miliardi di euro da utilizzare per il taglio delle bollette di luce e gas e la decontribuzione per i redditi più bassi, insieme alla nuova Irpef e alla cancellazione dell’Irap per circa un milione di attività. Sabato, poi, sono arrivate altre 3 proposte, tra cui le norme contro la delocalizzazione, e altre ne dovrebbero arrivare ancora oggi.
Serve più tempo, invece, sulle modifiche al superbonus, l’ultimo ostacolo ma anche il più complicato da scavallare. Per esempio il tetto Isee a 25mila euro non piace a tutti i partiti di maggioranza. Sono tutti d’accordo, invece, sull’abolizione del tetto Isee per le villette con l’unico obbligo di effettuare almeno il 30% dei lavori entro giugno, ma lì c’è il ministero che deve far tornare i conti. Ma resta ancora incertezza sul prolungamento degli incentivi al fotovoltaico e sull’aumento del bonus mobili da 5mila a 10mila euro. Sul tavolo anche il calo a 30 o 32 anni della soglia contributiva per far accedere i lavoratori edili all’Ape sociale, il rinnovo dell’esenzione della Tosap, la tassa per i tavolini all’aperto e il meccanismo per tornare nel 2022 a esentare l’Iva per il terzo settore in attesa di una proroga. Le coperture andranno trovate all’interno dei 600 milioni di euro previsti per le modifiche parlamentari e raggiungere un equilibrio – come si capisce – non è facile. E quindi anche la seduta della commissione di lunedì alle 11 sembra già un po’ in bilico.