Nessun dirigente scolastico ha visto i militari annunciati a inizio mese dal generale Francesco Figliuolo per potenziare lo screening nelle scuole. Nessun alunno ha fatto un tampone grazie all’esercito, la campagna di testing e tracing non ha subito alcun cambiamento nelle ultime settimane. Le Asl restano in affanno e l’inversione di tendenza tanto auspicata non è arrivata, almeno a sentire il numero uno dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. I contagi a scuola aumentano, ma l’operazione “Athena” messa in campo dal Commissario straordinario per l’emergenza a sentire i capi d’istituto sembra aver fatto un buco nell’acqua. Il primo dicembre, con una nota, lo staff di Figliuolo aveva annunciato un “piano di intervento di screening riguardante le scuole, mirato ad incrementare l’attività di verifica rapida di eventuali casi di infezione da Sars-CoV2 all’interno di classi/gruppi, e facilitare il proseguimento dell’attività didattica in presenza. Secondo il piano, il sistema di tracciamento in atto delle Regioni/Province autonome verrà potenziato grazie ad assetti militari prontamente resi disponibili dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini e coordinati dal Comando operativo di vertice interforze”.

Stiamo parlando dell’impiego sistematico della rete di undici laboratori di biologia molecolare della Difesa già presenti in otto regioni, in grado di processare tamponi molecolari effettuati a domicilio da team mobili militari, oltre al possibile dispiegamento di due laboratori mobili che si trovano a Civitavecchia. La mappa delle strutture della Difesa c’è ed era stata pubblicata dal Sole24Ore il 2 dicembre: a Milano due laboratori di biologia molecolare con le stellette (al Cmo-centro ospedaliero militare e all’istituto di medicina aerospaziale); un altro a La Spezia nell’infermeria presidiaria; un laboratorio a Padova al dipartimento militare di medicina legale. E ancora: approntato un laboratorio anche ad Ancona, presso il centro di selezione della Marina Militare; a Taranto nel centro ospedaliero militare; a Cagliari e a Messina presso i dipartimenti di medicina legale. E infine a Roma, presso il Celio e all’Istituto di medicina aerospaziale. Il tutto era stato orchestrato in questo modo: i militari dovevano effettuare i testing/tamponi antigienici presso le scuole su indicazioni delle Asl. Se queste ultime richiedevano di fare i tamponi molecolari, i campioni sarebbero stati trasportati presso il laboratorio più vicino tra gli undici pianificati sul territorio nazionale.

Una macchina da “guerra” che non ha dato risultati, lamentano i presidi. Giannelli è stato chiaro: “Gli esiti dell’intervento delle forze messe in campo dal generale Figliuolo sul rafforzamento delle operazioni di tracciamento dei casi di coronavirus non li vediamo. Ci saremmo aspettati una rapida inversione di tendenza in termini di efficienza delle Asl e di efficacia alla campagna di testing e tracing, operazioni che dovrebbero garantire la scuola in presenza”. Tuttavia, “come testimoniano i colleghi sul campo”, al momento non sembrano esserci significative novità in questo senso. Ilfattoquotidiano.it ha cercato conferme presso la struttura commissariale, che nel tardo pomeriggio ha riferito che fino ad ora il supporto dei militari è stato richiesto da sei Regioni e riguarda il tracciamento.

Chi sta in trincea racconta un’ altra storia: i capi d’istituto non hanno visto un solo militare, ma nemmeno hanno notato un miglioramento del servizio delle Asl. I presidi sono rassegnati. Matteo Croce, dirigente del liceo “Danilo Dolci” a Palermo e di un ‘altra scuola a Caccamo, quando lo contattiamo, anche se è domenica sta scrivendo l’ennesima comunicazione per sospendere le lezioni in presenza in due classi: “Il problema è sempre il solito: la lentezza dell’Asp. Oggi stesso manderò la comunicazione alla struttura sanitaria con gli elenchi degli alunni in dad, ma non so quando mi risponderanno. Non è cambiato nulla e di militari non ne ho visti”. Stessa situazione in una realtà più piccola della Sicilia, Gangi: “I distretti sanitari – spiega il dirigente Ignazio Sauro – non ce la fanno a rincorrere i casi che si moltiplicano. Con il collega del comprensivo abbiamo deciso di adottare il criterio della prudenza e preferiamo optare per la didattica a distanza piuttosto che aspettare i provvedimenti dell’Asl”. E quando gli si chiede dell’intervento militare, risponde: “Almeno! Il tema del tracciamento va rimesso al centro. Va detto che viene fatto solo a valle del contagio mai a monte”.

Nemmeno a Taranto tutto funziona alla perfezione e nemmeno lì non si sono visti gli uomini di Figliuolo a detta di Vania Lato, preside dell’ istituto comprensivo statale “Vico De Carolis”. Lodovico Arte, numero uno del “Marco Polo” a Firenze d’altro canto ha una convinzione: “La dad sta riprendendo piede a causa dell’inefficienza delle Asl. Piuttosto di altre boutade come quella del piano di Figliuolo si lavori sui distretti sanitari. Se avessero risorse e se funzionassero non avremmo le scuole in ginocchio”. A criticare il commissario è Cristina Costarelli, presidente dell’Anp Lazio: “Noi non sappiamo se stia funzionando o meno il piano Figliuolo. Non ci è stato comunicato quali regioni siano coinvolte, con quali laboratori e dove sia possibile ricorrere al testing domiciliare. Ancora dall’annuncio del 30 novembre le scuole del Lazio non hanno ricevuto specifiche. Forse sono state informate le Asl, ma in genere rigirano anche a noi le informazioni in modo da semplificare la gestione ed indirizzare le famiglie“.

Intanto secondo gli ultimi dati dell’Istituto superiore di sanità il virus continua a colpire i più piccoli: l’incidenza dei casi è salita a 317 per 100mila abitanti nella fascia 0-9 anni contro i 275 casi della scorsa settimana. Sabato, i bimbi vaccinati erano solo 15.066 su una platea di 3,6 milioni di vaccinabili. Le scuole stanno vivendo il periodo peggiore dalla ripartenza, basti pensare che nella sola città di Genova cento classi sono in quarantena. Dati che preoccupano anche il premier, che il 23 ha in programma una cabina di regia oltre ad una riunione con i capi di maggioranza proprio sulla questione scuola. Sembra ormai tramontata, invece, l’ipotesi di introdurre il green pass anche per gli studenti, dalla primaria alle superiori. La richiesta è stata avanzata dal presidente di Ali, Autonomie locali italiane e sindaco di Pesaro, Matteo Ricci con il sostegno dei colleghi di Roma, Milano, Napoli, Bologna, Firenze, Torino e Palermo, ma è stata bocciata subito in viale Trastevere, dove il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso l’ha definita “irricevibile”.

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