L'obiettivo di A.C.Q.U.A. è costruire il primo distretto urbano innovativo e sostenibile, unendo generazioni diverse per creare nuovi tipi di lavoro attraverso un progetto di marketing territoriale e turismo esperienziale. Al via corsi di formazione certificati in ambito turistico e di animazione territoriale, con borse di lavoro che prevedono un inserimento immediato
La periferia di Napoli può essere una meta turistica. Un turismo che non vede al centro però l’enogastronomia o il panorama, ma un turismo fatto di esperienze. Roberto Malfatti, presidente della cooperativa Sepofà (in napoletano “si può fare”) vuole ripartire dai giovani, quelli che non trovano o non cercano più lavoro, per fare di loro delle guide turistiche particolari che raccontino il territorio. In particolare, che raccontino la sesta municipalità di Napoli, uno dei quartieri più grandi e popolosi della città. Si tratta della zona più giovane del capoluogo, e lì si registra il tasso di dispersione scolastica tra i più alti del capoluogo campano. Si snoda tra San Giovanni a Teduccio, un sito di interesse nazionale (Sin) per le tematiche ambientali, e Ponticelli, che tra tra “stese” di camorra, omicidi e atti intimidatori viene citata tra le aree più problematiche del territorio.
Il piano prevede la formazione di attività per i giovani detti Neet, (la fascia che non ha e non cerca lavoro), dove il tessuto produttivo, il terzo settore e la cittadinanza tutta, si confronteranno in laboratori di co-progettazione che serviranno a costruire tour sul territorio. Al centro di questi tour proprio la sesta municipalità, i suoi negozi e i suoi abitanti. A fare da guida, giovani che verranno formati a far scoprire la periferia napoletana nei suoi sviluppi artistici ed economici. “Il progetto è molto articolato”, spiega Malfatti. “Quello delle guide e dei tour è solo una parte, poi c’è il marketing territoriale: si crea sostanzialmente il brand Napoli Est“. Attraverso questo, i commercianti napoletani si potranno affiliare al brand Acqua e al suo circuito etico. “Offriamo pubblicità dei loro prodotti e possono chiedere di essere seguiti anche comunicativamente da noi”. Così facendo, si offre a chi visita la zona orientale di Napoli percorsi co-progettati con il territorio che coinvolgono una catena di commercianti, trasformando una visita in quartiere in un’altra forma di turismo. “Si tratta di turismo esperienziale per conoscere e scoprire la periferia, formazione artistica e professionale per inserimento nelle risorse umane necessarie per i tour. Si rimette al centro teatro, l’archeologia industriale, la formazione, e riscopriamo la storia di un quartiere che era e resta a vocazione operaia“, continua Malfatti.
“Un territorio isolato per anni può solo rispondere con l’unica arma che ha a disposizione: la rete di associazioni e cooperative che ha sul proprio territorio e che ha al suo interno competenze multidisciplinari”. Si prevedono quindi corsi di formazione certificati in ambito turistico e di animazione territoriale, con borse di lavoro che prevedono un inserimento immediato. Un lavoro pratico unito alla sensibilizzazione sulle tematiche sociali, criminali e ambientali. Proprio riguardo l’ambiente, Malfatti ricorda come San Giovanni a Teduccio- una zona Sin dove si attendono bonifiche da oltre 30 anni- sia “la grande occasione mancata di questa città”.