Nei cinema italiani dal 13 gennaio 2021 l'ultimo lavoro del regista francese. Nel cast anche André Dussolier e Charlotte Rampling
È andato tutto bene. No, non è l’ennesima riproposizione delle cantilene dai balconi durante il lockdown 2020, ma il titolo del nuovo film di François Ozon (di cui ilfattoquotidiano.it vi offre il trailer in anteprima) che affronta elegantemente di petto il tema dell’eutanasia. Emmanuele (una splendida, nervosa, vivida Sophie Marceau) viene informata da una telefonata improvvisa che il padre André (André Dussolier) è stato ricoverato d’urgenza in ospedale a seguito di un grave ictus. L’uomo, un ricco industriale in pensione e celebre mercante d’arte parigino, è semiparalizzato (sembra momentaneamente) e nel successivo risveglio comunica abbastanza velocemente che non vuole più vivere in condizioni di non autosufficienza la propria esistenza.
È Emmanuèle, la figlia che da piccola (leggasi flashback limitatissimi, per fortuna) ha subito di più la luce, il narcisismo, e anche lo sconforto esistenziale, paterno a raccogliere segretamente, e senza piacere alcuno, la richiesta di André. Certo, l’uomo non poteva che dirlo a lei, visto che mamma ed ex moglie scultrice (Charlotte Rampling) ha il Parkinson e una depressione conclamata; e che Pascale, la figlia minore, e sorella di Emmanuèle, non è depositaria di quel lato triste e intimo di papà André. Il contesto di È andato tutto bene è quello ospedaliero, pubblico (con vicino di stanza invadente) e poi privato (con muscolosi e gioviali massaggiatori), sale spoglie disadorne e ambulatori d’emergenza che si dipingono di blu. E come sempre la drammaturgia di Ozon è un amalgama organica e raffinata tra dettato vibrante profondo della parola e messa in scena apparentemente invisibile, tra significato alto del testo e descrittività fitta sotterranea del contesto.
L’andamento del film è quello di un sottile quanto insinuante countdown, sei sette mesi circa, da quando André si sente male a quando decide di attivare la procedura definitiva del suicidio in Svizzera. Così la premura delle figlie per la cura e il ristabilirsi possibile ma non del tutto probabile fa spazio alla preparazione della procedura di “accompagnamento” di André a Berna. In mezzo non c’è molto altro, giusto un amante gigolò oramai vecchiotto pure lui di babbo, perché è proprio nel vortice intenso e misurato, significante e politico, in alcuni casi persino ironico, dell’atto illegale che viene a compiersi sul suolo francese dove vige dal 2005 la legge Leonetti (sedazione profonda e continuata con divieto di eutanasia) che il film assume i connotati di un manifesto sul diritto al fine vita con almeno una piccola notazione, volontaria o meno, ma alquanto significativa. Ad un certo punto del racconto, mentre Emmanuèle illustra al padre gli aspetti tecnici della trasferta svizzera sbuca nientemeno che il prezzo dell’operazione, ovvero diecimila euro.
Andrè, un signore chiaramente ma non ostentatamente agiato, esclama: “Mi chiedo come potrebbero fare i poveri”. Ecco la chiave di volta del dibattito (possibile) sul tema in esame: i cosiddetti diritti civili per essere tali necessitano perlomeno di un’ampia rilettura dei diritti economici altrimenti, seppur al di fuori delle leggi presenti, anche la richiesta sacrosanta di mettere fine ad una vita che non si considera più tale, diventa irrealizzabile per questioni di prezzo. È andato tutto bene, infine, è l’ennesima prova di come Ozon sappia dirigere e miscelare gli attori sulla scena, oltre a richiedere a molti di loro un quid in eccesso di performance letteralmente fisica. Se quindi la Marceau mette in scena il vibrato muto della borghesia non eticamente retriva (come il protagonista di Grazie a Dio) è Dussolier a prendersi la scena con la recita dell’handicap invalidante, bocca e occhio per traverso, mano immobilizzata e trascinata inerme, ma soprattutto questa voce sospirante e mugolante che buca inesorabilmente ogni resistenza familiare e sociale, chiedendo attenzione totale verso l’ultima definitiva richiesta necessaria che in fondo ne illumina senza ipocrisia la vita passata. Nei cinema italiani dal 13 gennaio 2021.