21 novembre 2021: l’Inter di Inzaghi è all’ultima chiamata contro il Napoli, a -7 dalla vetta.A metà del primo tempo dopo il gol dello svantaggio segnato da Zielinski rischia di sprofondare addirittura a -10. In tribuna a San Siro, tra gli affilati commentatori della domenica, c’è già chi parla di nerazzurri fuori dalla lotta scudetto. Meno di un mese dopo, la stessa Inter d’Inzaghi è campione d’inverno con una giornata d’anticipo, ben 4 punti di distacco sulle prime inseguitrici. Il contrasto fra la piccola distanza temporale e l’enorme differenza negli umori del campionato è la testimonianza della rivoluzione che c’è stata in Serie A. I motivi sono tanti ma primo fra tutti il lavoro di Simone Inzaghi, che fin qui ha realizzato un autentico capolavoro, che ha iniziato a prender forma proprio da quella sfida contro il Napoli. È presto per sperticarsi in lodi o avventurarsi in paragoni col passato e con Conte, un po’ perché questa squadra non esisterebbe senza la precedente, un po’ perché deve ancora vincere altrimenti non avrà fatto nulla. Detto ciò, i risultati delle ultime settimane (in Italia ma anche in Europa, con il girone di Champions finalmente superato), soprattutto il gioco mostrato (16 reti segnate e 0 subite nelle ultime 5 gare) hanno letteralmente ribaltato il campionato. L’Inter era la squadra più forte l’anno scorso, e probabilmente lo era ancora dopo aver perso Lukaku, Hakimi e Conte, ma certo dopo la smobilitazione estiva non era scontato ritrovarsi qui a questo punto, e soprattutto in questo modo.
Se i nerazzurri corrono, le altre arrancano. Milan e Napoli si sono fermate, come ogni anno ci si illude che non debba accadere e come poi si verifica puntualmente, per il semplice fatto che non sono attrezzate per reggere il doppio impegno con la coppa e un ritmo di vertice così serrato. E anche i tanti infortuni di cui si lamentano i tifosi sono più la conseguenza che la causa di questo rallentamento, frutto della mancanza di alternative e quindi dell’eccessivo logorio dei titolari (cosa che all’Inter non succede, grazie anche al turnover di Inzaghi), oltre che della sfiga. C’è un altro fattore, non trascurabile: il calendario, che è stato un importante alleato dei nerazzurri nella cavalcata, e diventerà a questo punto forse anche il loro principale, se non unico avversario. Senza nulla togliere a Inzaghi e i suoi ragazzi, non si può omettere che la striscia di vittorie consecutive è stata agevolata anche da una serie di incontri abbordabili, contro piccole provinciali (Venezia, Spezia), squadre allo sbando (Cagliari, Salernitana) o in grande difficoltà (Roma). Il merito dei nerazzurri è stato vincere con una naturalezza disarmante, far sembrare queste partite delle passeggiate, e in alcuni casi lo sono state per davvero. Ma diciamo che anche un’Inter meno in forma e meno in fiducia di quella straripante di adesso avrebbe potuto far comunque bottino pieno. Anche così si spiega il clamoroso +11 di differenza in classifica.
Adesso però la strada non sarà più tutta in discesa, vista la novità del calendario asimmetrico che non prevede più gli stessi turni fra andata e ritorno. Già in settimana, nell’ultima giornata prima di Natale, il Torino di Juric promette di essere un avversario più coriaceo dei precedenti. Poi, dopo l’Epifania, inizierà un vero e proprio tour de force: Lazio e Atalanta con in mezzo la finale di Supercoppa contro la Juventus, un breve respiro e poi l’accoppiata Milan–Napoli, subito prima della sfida impossibile in Champions al Liverpool. Sarà un mese terribile e decisivo, dove si possono lasciare punti sul campo, vedere crollare certezze che oggi sembrano consolidate, riaprire tutto, perché in fondo prima che col Napoli all’andata l’Inter di scontri diretti non ne aveva vinto neanche uno. Oppure chiudere i giochi. Se non la ferma il calendario, non la ferma più nessuno.