La sportiva è apparsa in un video della tv di Stato e poi ha rilasciato un'intervista al quotidiano di Singapore in lingua cinese Lihane Zaobao in cui nega l'aggressione da parte dell'ex vicepremier. L'associazione del tennis femminile: "È bello vederla in un ambiente pubblico, ma rimaniamo fermi nella nostra richiesta di un’indagine completa, equa e trasparente, senza censura"
Aveva denunciato di violenza sessuale l’ex vicepremier cinese sul social Weibo e quel messaggio era sparito nel nulla dopo pochi minuti. Poi era sparita lei, per tre settimane. “Quel post è una questione privata su cui ci sono stati tanti fraintendimenti”, afferma ora l’ex tennista Peng Shuai a Shanghai, durante un’intervista in cui ha negato di aver mai ricevuto violenza sessuale. Peng ha parlato al quotidiano di Singapore in lingua cinese Lihane Zaobao in occasione di un evento in vista delle Olimpiadi di Pechino 2022, in cui è apparsa anche sulla tv di Stato. “In primo luogo, vorrei sottolineare un punto molto importante: non ho mai detto né scritto nulla che accusasse qualcuno di avermi aggredito sessualmente. Mi piace sottolineare questo punto molto chiaramente”, ha detto. Ha chiuso così la questione del messaggio postato a inizio novembre scorso.
Quelle accuse di abusi sessuali subite anni prima dall’ex vicepremier Zhang Gaoli, 75 anni, e la sua sparizione dalla vita pubblica per quasi tre settimane avevano allertato le associazioni umanitarie come Amnesty International, ma anche la Women tennis association (Wta). Poi una lettera a Steve Simon, presidente della Wta, subito riportata dai media cinesi, e una foto in cui è in camera sua con dei pupazzi di pezza. Ha scritto di stare bene, che è sempre stata a casa sua e di non essere in pericolo, ma sia Amnesty che Wta hanno chiesto ulteriori prove.
Così è stato, Peng Shuai ha rilasciato un’altra intervista prima di quella del 19 dicembre e ha sempre confermato di non essere sotto controllo dello stato, di essere totalmente libera e di aver scritto quelle lettere di propria iniziativa. Ha anche avuto una video chiamata con il capo del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach, criticato per non aver chiesto garanzie sulla sorte e lo stato della tennista durante il colloquio. Allora la Wta ha deciso di sospendere i tornei in Cina e a Hong Kong, decisione cui il Partito comunista cinese si è opposto, difendendola una “politicizzazione dello sport”.
“È stato bello vedere di nuovo Peng Shuai in un ambiente pubblico, ma queste apparizioni non alleviano o affrontano le significative preoccupazioni della Wta sul suo benessere e sulla sua capacità di comunicare senza censura o coercizione”, ha detto l’associazione in una nota. “Rimaniamo fermi nella nostra richiesta di un’indagine completa, equa e trasparente, senza censura, sulla sua accusa di violenza sessuale, che è la questione che ha dato origine alla nostra preoccupazione iniziale”, ha concluso l’associazione femminile di tennis.