Informare l’opinione pubblica non è manifestazione della libertà di espressione del magistrato ma è un preciso dovere d’ufficio come più volte affermato anche dalle fonti europee”. È quello che scrive la procura generale della Corte di Cassazione, guidata da Giovanni Salvi, in un comunicato diffuso oggi che dà conto di una nota inviata lo scorso 6 dicembre a tutti gli uffici di procura per “accoglierne esperienze e valutazioni, al fine di raggiungere orientamenti condivisi che diano piena attuazione alla presunzione di innocenza e al rispetto delle vittime e dei testimoni”.

Il riferimento è al decreto legislativo “sulla presunzione di innocenza” approvato alcune settimane fa dal Consiglio dei ministri, che impone pesanti restrizioni alla comunicazione delle autorità giudiziarie, prevedendo – tra le altre cose – che “la diffusione di informazioni sui procedimenti penali” sia consentita “solo quando è strettamente necessaria per la prosecuzione delle indagini” e che le conferenze stampa dei procuratori capi possano tenersi solo “nei casi di particolare rilevanza pubblica dei fatti”. Si tratta, nei fatti, di un vero e proprio bavaglio agli investigatori che ha effetti impliciti sull’attività dei cronisti.

Dopo l’allarme lanciato nelle scorse settimane dall’Associazione nazionale magistrati, dunque, ora arriva la missiva della procura generale presso la Suprema corte. “La nuova disciplina richiede agli uffici del pubblico ministero un approccio uniforme consapevole al diritto di informazione”, ricorda la procura generale, evidenziando che “l’informazione deve essere rispettosa della dignità della persona e dunque degli imputati delle vittime di tutti coloro che prendono parte al processo; essa deve essere corretta e non basarsi su canali privilegiati tra magistrati e giornalisti”. Al tempo stesso, però, “l’informazione deve essere tempestiva completa e tale da fornire all’opinione pubblica in maniera aperta e trasparente tutto ciò che è proporzionato alla rilevanza della notizia. Non si può neppure abdicare al dovere di fornire con continuità le informazioni necessarie nelle varie fasi di un procedimento basato sul contraddittorio tra le parti, al fine di evitareche questo si trasformi in processo a mezzo stampa o peggio nei salotti televisivi senza che sia possibile una completa conoscenza dei fatti”.

Una circolare che riceve l’attacco frontale di Enrico Costa, deputato di Azione e primo sostenitore della legge sulla presunzione d’innocenza che accusa Salvi di aver messo in atto “un dribbling interpretativo. Come se non ci fosse una legge sulla presunzione d’innocenza”. Secondo il parlamentare del partito di Carlo Calenda “seguendo la circolare continueranno i processi mediatici, la diffusione di accuse a mezzo stampa, lo sbattere presunti innocenti in prima pagina. Rispettare il diritto dei cittadini ad essere informati non giustifica passerelle di Pm e Pg in conferenza stampa, né comunicati a senso unico. I magistrati debbono seguire le norme approvate, non interpretarle creativamente. Il Ministro della Giustizia dovrebbe intervenire. Se non lo farà tempestivamente avallerà queste reazioni”.

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