Le immagini del giorno dopo il trionfo elettorale di Gabriel Boric sono quelle del ricevimento alla Moneda, a pranzo dal presidente Pinhera che resta in carica fino all’11 marzo. Boric si è presentato con la sua “jefa de campanha” Itzkia Siches e con il coordinatore politico Giorgio Jackson, praticamente suoi coetanei (Siches del 1986 come Boric, Jackson del 1987). ” Il Cile è stato la culla del neoliberismo, sarà anche il luogo della sua fine”, diceva Boric nella prima parte della sua campagna elettorale. Chissà se la scuola dei Chicago Boys sarà chiusa da questi Santiago Boys.
Tutto il mondo ha guardato con attenzione e curiosità il vincitore del ballottaggio cileno. Ma per quanto giovane, Gabriel Boric è già da anni un politico. È nato nell’estremo sud del Paese, non fa parte delle famiglie politiche e/o capitaliste dell’area di Santiago. Il padre è stato per anni militante (semplice) democristiano. Si è affermato come leader studentesco negli anni in cui il movimento per il diritto allo studio in Cile è stato il più forte del mondo. Nel 2012 è stato il successore di Camila Vallejo come presidente della Federazione degli studenti cileni. Due anni dopo, come Camila, fa il salto nella politica istituzionale. Viene eletto come deputato indipendente, esponente di una sinistra critica nei confronti del centrosinistra di governo. Poi è stato rieletto nel 2018, dopo aver contribuito alla formazione della coalizione Frente Amplio.
Poche settimane dopo l’Estallido, l’avvio della grande protesta sociale dell’ottobre 2019, Boric ha sorpreso gran parte degli osservatori facendo una mossa di apertura al dialogo in Parlamento nei confronti del centrosinistra e del centrodestra del presidente Pinhera, mentre la maggior parte del Frente Amplio, il Partito Comunista e i movimentisti della piazza non ne volevano sapere. La mossa del cavallo, secondo alcuni, o il tradimento, secondo altri, di Boric portò alla firma dell’accordo “per la Pace e la Nuova Costituzione” che diede il via al percorso per la “Convencion Constituyente“: senza Boric probabilmente il centrodestra e il centrosinistra non sarebbero riusciti a dare legittimità all’accordo.
Comunque fino ai primi mesi di questo 2021 Boric non era un personaggio così popolare come è risultato poi. Nelle primarie dell’accordo Apruebo Dignidad tra Frente Amplio e Pc, il deputato di Punta Arenas partiva sfavorito nei confronti del suo concorrente, il sindaco comunista di Recoleta, Daniel Jadue. La sua dialettica empatica, l’impostazione più laica del suo discorso, capace di riferirsi a tutte le diversità della popolazione, hanno portato Boric a un inaspettato 60% alle primarie.
Da quel momento diventava il potenziale candidato di tutta la variegata cosiddetta opposizione, ma solo dopo la vittoria relativa di Kast al primo turno lo è diventato. I suoi avversari hanno fatto circolare varie accuse di fragilità, incompetenza, trasformismo, persino di drogato e molestatore che sono tornate indietro come boomerang. Ciò che lo ha portato dall’essere considerato un ragazzino manovrabile dai comunisti fino alla Moneda viene ora visto come un percorso di inclusione, crescita, pazienza. Se nelle motivazioni della grande e non scontata mobilitazione elettorale ha pesato soprattutto il rifiuto del ritorno al potere di una nuova variante della destra, ora è luna di miele con Boric, il giovane considerato da chi lo ha votato come colui che può accompagnare il Cile al cambiamento.
Boric è veloce. Quando ha capito, coi risultati del primo turno, che la sicurezza era un tema fondamentale, si è fiondato ad ascoltare alcune vittime del narcotraffico e poi non ha smesso di parlarne. E soprattutto, quando ha capito che nel prossimo Senato neanche l’alleanza col centrosinistra poteva garantire alla sinistra la maggioranza, ha cominciato a parlare di un governo che vorrà ascoltare tutti. Ha promesso di indicare entro un mese l’esecutivo, che comunque entrerà in carica solo l’11 marzo.