L’arrivo del Natale e la crescita dei contagi tra i bambini: è la combinazione che ha mandato in tilt la macchina dei tamponi a Milano, così come nel resto d’Italia. Le lunghe code fuori dalle farmacie del capoluogo lombardo sono la dimostrazione visiva della caccia al tampone degli italiani, che cercano disperatamente almeno un test rapido dall’esito negativo per poter passare le feste in tranquillità. Ci sono i vaccinati che vogliono una precauzione ulteriore, magari prima di far visita a un parente. Ci sono ancora molti non vaccinati, come dimostra l’oltre un milione di green pass da tampone scaricati solo nella giornata di lunedì: non erano mai stati così tanti in 24 ore. Infine, c’è chi cerca un tampone perché il compagno di classe di sua figlia o di suo figlio è risultato positivo al coronavirus. Già da inizio dicembre i contagi nelle scuole hanno messo sotto stress le aziende sanitarie: ora chi non trova posto rapidamente nel pubblico, si affida al privato e alle farmacie. La prova che un problema esiste arriva dai dati dell’ultimo report Iss: l’incidenza tra gli under 20 è la più alta, nella fascia d’età 0-9 anni ha raggiunto il picco da inizio pandemia. Eppure, avere numeri precisi sui contagi tra i banchi è impossibile: il ministero dell’Istruzione guidato da Patrizio Bianchi non li ha mai resi pubblici, nonostante le richieste arrivate anche da ilfattoquotidiano.it.
La curva della quarta ondata corre ancora verso l’alto: nell’ultima settimana sono stati registrati 163mila nuovi casi, 47mila in più rispetto alla precedente. Nel frattempo, continua ad aumentare inesorabilmente anche il numero di tamponi processati: sono stati 4,38 milioni in sette giorni. Molti test, soprattutto i rapidi che si fanno appunto in farmacia, vengono eseguiti da chi non è vaccinato e ha bisogno del green pass per lavorare o per partecipare a qualche attività. Annarosa Rocca, presidente di Federfarma Lombardia, al Corriere della Sera ha spiegato: “La richiesta è aumentata dal 15 ottobre, quando il green pass è diventato obbligatorio per lavorare. E ancora di più dal 6 dicembre, col debutto del super Green Pass”. La situazione è peggiorata con l’avvicinarsi del Natale e il problema non riguarda solo Milano: a Torino i test eseguiti dalle farmacie viaggiano verso quota 30mila al giorno, a Roma si registrano ugualmente code e disagi.
Al contrario di chi è senza vaccino e di chi fa il tampone per precauzione prima delle vacanze di Natale, i contatti stretti dei positivi dovrebbero poter fare i test tramite l’azienda sanitaria, quindi senza pagare. Il condizionale è d’obbligo perché il tracciamento è da sempre un tallone d’Achille dell’Italia nella lotta alla pandemia e il governo Draghi non è intervenuto quando la situazione lo consentiva. Nell’ultimo mesi i tempi di attesa prima della presa in carico da parte del sistema sanitario si sono dilatati. Già il 23 novembre scorso Luciano Flor, direttore generale della Sanità in Veneto, si mostrava preoccupato scrivendo ai vertici delle Usl: “Nell’ultimo periodo si riscontra, in forma disomogenea sul territorio regionale, un rallentamento delle attività di presa in carico dei nuovi positivi”. Quel giorno il Veneto comunicava 1.632 casi in un giorno, la scorsa settimana è arrivato sopra quota 5mila in 24 ore.
La situazione è precipitata e i drive trough dedicati ai sintomatici, ai contatti stretti e ai positivi vengono presi d’assalto: lunedì quello di Trenno a Milano aveva esaurito le scorte di bastoncini già a mezzogiorno. L’ultimo esempio arriva da Perugia, dove martedì pomeriggio l’amministrazione comunale è stata costretta a cambiare sede per i test in macchina, visto che “fin dalle prime ore della mattino l’area limitrofa alla sede di Umbria Acque si è congestionata a causa dell’altro numero di tamponi prenotati dall’Usl Umbria 1″. In coda per effettuare il test ci sono molte famiglie con i figli: in base al protocollo sulla scuola, un tampone negativo evita loro la quarantena. Per ogni alunno positivo, quindi, ce ne sono circa altri 20 che vanno a caccia di un test. Senza dimenticare genitori e fratelli che si tamponano comunque per precauzione.
Un effetto domino che sta assumendo dimensioni insostenibili per il sistema sanitario. In assenza dei dati ministeriali, per capirne la portata si può guardare all’ultimo report dell’Iss, riferito alla settimana dal 6 al 12 dicembre. Già 10 giorni fa l’incidenza settimanale tra i più piccoli (0-9 anni) aveva raggiunto quota 317 casi ogni 100mila abitanti: non era mai stata così alta. Nella fascia d’età 10-19 l’incidenza arriva comunque a 296 casi. Sono i due valori nettamente più alti: solo tra 30-39 anni e tra 40-49 anni si supera quota 200, con rispettivamente 211 e 238 casi ogni 100mila abitanti. Ma è anche il trend a essere preoccupante e dimostrare l’impennata dei contagi tra i bambini e i giovani in età scolare proprio nell’ultimo mese: ancora tra l’8 e il 14 novembre l’incidenza era a quota 91 casi tra gli under 10, si fermava a 85 tra 10 e 19 anni.
Un andamento segnalato anche dallo stesso Istituto superiore di sanità che nel suo report scrive: “Dalla seconda decade di ottobre si osserva un aumento dell’incidenza nelle fasce di età 0-9 e 10-19 che nell’ultima settimana ha raggiunto valori superiori a 250 casi per 100.000 abitanti, sebbene il dato sia ancora da consolidare” e “verosimilmente sottostimato“. Inoltre, tra il 6 e il 12 dicembre “si conferma l’andamento osservato nella precedente settimana, con il 28% dei casi totali diagnosticati nella popolazione di età scolare (<20 anni)”. Da inizio dicembre quindi più di un quarto dei contagi coinvolge bambini e giovani che vanno a scuola. Di conseguenza, un numero di persone sempre maggiore ha bisogno di un tampone. Se a questo fattore si uniscono il generale aumento dei casi, i test per ottenere il green pass e quelli in vista del Natale, si arriva alla congestione dell’intero sistema, esploso proprio a ridosso delle feste e in piena quarta ondata. Con il governo che, nonostante tutto, valuta di far fare i tamponi anche ai vaccinati per partecipare agli eventi.