"Avere un impianto per l’energia nucleare in una zona densamente popolata è un modo per massimizzare i danni rispetto ai benefici: se un incidente come quello di Chernobyl si fosse verificato in pianura Padana, avremmo avuto tre milioni di sfollati", ha spiegato il fisico.
“L’Italia non è un buon posto per fare centrali nucleari: sono scettico“, è questa la valutazione del premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi espressa durante l’evento “Quark e glaciazioni. Conversando sul semplice e sul complesso” che si è svolto oggi a Roma. L’incontro fa parte del programma di eventi collaterali di Tre Stazioni per Arte-Scienza, il progetto espositivo, ospitato negli spazi di Palazzo delle Esposizioni fino al 27 febbraio 2022, che comprende le tre grandi mostre “Ti con Zero”, “La Scienza di Roma. Passato, presente e futuro di una città” e “Incertezza, Interpretare il presente, prevedere il futuro”, quest’ultima a cura dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) per il cui catalogo Giorgio Parisi ha scritto il saggio “Il valore dell’incertezza”.
“Avere un impianto per l’energia nucleare in una zona densamente popolata è un modo per massimizzare i danni rispetto ai benefici: se un incidente come quello di Chernobyl si fosse verificato in pianura Padana, avremmo avuto tre milioni di sfollati“, ha detto Parisi. “L’Italia è un Paese ricco di sole, mi pare più ragionevole investire sul solare”. Un altro serio problema riguardante il nucleare è quello delle scorie: “bisogna gestirle, un lavoro non facile”, sottolinea il premio Nobel. “E’ chiaro che ci saranno reattori di quarta generazione alcuni dei quali promettono di “mangiarsi” le scorie per ridurle, ma al momento sono solo dei prototipi. Non è ancora chiaro quanto andrà avanti il nucleare di quarta generazione, mentre è più sicuro investire sul risparmio energetico, ad esempio coibentando le case”.