Una sola pandemia, almeno due livelli di comunicazione: pubblico e privato. Ecco l’estrema sintesi del dramma di Natale: al pranzo con i parenti chi tirerà fuori il tema vaccini? Siamo abbastanza ferrati su Omicron? E quali numeri, da quali fonti, serve citare per fare bella figura? L’angoscia da panettone non è la sola ansia da festività, ma è la protagonista di questa stagione. Per affrontarla potrebbe far comodo qualche consiglio.
Il primo, il più urgente, è rivolto ai virologi e agli esperti che affollano i palinsesti televisivi. Così, a naso, state facendo bene allo share, meno alla comprensione delle persone. La regola aurea delle trasmissioni televisive vale, infatti, per tutti e recita più o meno così: se scendi nell’agone sei al livello di chi già è là. Se è basso, ti sporchi di fango. Non solo. I palinsesti sono pensati per alimentare dibattiti h 24 a una velocità impensabile per la scienza e anche per la salute mentale di chi ascolta. Cosa c’è da dire oggi che non è stato ribadito ieri sera? Quest’anno, come suggerisce l’Economist, è un altro il modello che starebbe bene a tutti: Draghi. Poche parole, negli spazi giusti, non troppo spesso.
Il secondo consiglio, più intimo e spiccio, è in realtà un augurio rivolto a tutti nel tentativo di evitare l’acidità di stomaco post-cenone. La polemica non aiuta la digestione: evitiamo di convincere il parente, l’amico, la zia e la cugina che abbiamo ragione noi, qualunque ragione pretendiamo di avere. Nessuno ce la concederà come una vittoria sulla tavola apparecchiata tra una tartina e un tortellino in brodo.
Adam Grant, psicologo delle organizzazioni, ha spiegato come funziona il nostro cervello quando vogliamo esprimere una posizione su un tema. Entrano subito in azione tre personaggi interiori. Il predicatore che vuole convincere gli altri. Il pubblico ministero in nostra difesa. Il politico in cerca di consenso. Insieme ci spingono ad aggrapparci con le unghie e con i denti a quello che già pensiamo, a ciò che abbiamo da poco affermato, ci impediscono con tutte le loro forze e i loro argomenti di cambiare idea. Lo fanno in mezzo ai nostri neuroni e anche tra quelli degli altri. Così, pure stavolta, a perire sotto i colpi della comunicazione è il nostro scienziato interiore che con calma, se solo potesse, cercherebbe le informazioni giuste, le confuterebbe, proverebbe a ragionare sulle altre. Ne parlerebbe con serenità.
Ma non c’è tempo. Omicron avanza, la stagione televisiva pure. Che fai stasera, non te la guardi l’ennesima puntata dedicata alla pandemia?