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Abbracci e Covid, come comportarsi: “La stretta ideale è tra i 5 e i 10 secondi”. L’esperta: “Effetti positivi sul sistema immunitario”

Un gesto così semplice ma diventato dannatamente complicato in tempi di pandemia. Che può scatenare a livello biochimico una serie di reazioni sorprendenti: nea bbiamo parlato con la dottoressa Sonia Canterini, neurobiologa e docente all’università La Sapienza di Roma, autrice insieme a Francesco Bruno del libro La scienza degli abbracci

di Ennio Battista

Parlarne in piena quarta ondata e con la minaccia della variane Omicron che potrebbe portarci a un picco di contagi entro un paio di settimane potrà sembrare una provocazione. Sì, perché di abbracci ne avremmo bisogno, forse oggi più di ieri. Almeno da elargire ai propri familiari, se ben protetti da tamponi e vaccini. Tra l’altro una recente ricerca ha proprio messo in luce che un braccio posato sulla spalla, l’altro sotto il braccio dell’interlocutore e una stretta che duri tra i 5 e i 10 secondi dà particolare piacere soprattutto a chi lo riceve e senza metterlo in imbarazzo. Lo afferma uno studio coordinato dai ricercatori dell’University of London e pubblicato su Acta Psychologica.

Un gesto così semplice ma diventato dannatamente complicato in tempi di pandemia. Che può scatenare a livello biochimico una serie di reazioni sorprendenti. “Si tratta di un meccanismo a catena. Le emozioni positive e il sostegno sociale che siamo in grado di trasmettere e ricevere con un abbraccio attivano il nostro cervello socio-emotivo e agiscono sul sistema endocrino, stimolando il rilascio di grandi quantità di ossitocina, il cosiddetto ‘ormone dell’amore’”, ci risponde la dottoressa Sonia Canterini, neurobiologa e docente all’università La Sapienza di Roma, autrice insieme a Francesco Bruno del libro La scienza degli abbracci (Franco Angeli). “A sua volta l’ossitocina genera numerosi effetti positivi sulla nostra salute e sul nostro benessere: riduce i conflitti, aumenta l’attaccamento e il legame fra le persone, rende più sinceri, fedeli ed empatici, migliora il riconoscimento delle emozioni e la memoria sociale. Contemporaneamente”, continua Canterini, “un abbraccio è in grado di mitigare lo stress e ha effetti positivi sul sistema cardiovascolare e sul sistema immunitario”. Un gesto di affetto ha ripercussioni anche sulle difese dell’organismo. Vale allora la pena di saperne di più, coscienti che dobbiamo ancora convivere le norme di distanziamento sociale. “Teniamo conto che l’abbraccio – e più in generale il contatto fisico positivo – è importante anche per il corretto sviluppo fisico”, aggiunge l’esperta.

In che senso?
“Spesso i ricercatori hanno osservato la presenza di ritardi nello sviluppo nei neonati e nei bambini che ricevono bassi livelli di stimolazione tattile. La ricerca sui benefici del contatto fisico per i neonati ha portato anche a modifiche procedurali in molti ospedali, con l’implementazione della ‘canguro-terapia’ come opzione standard di cura sia per i neonati prematuri che per quelli a termine. Gli abbracci, quindi, rappresentano un elemento essenziale per lo sviluppo psicologico, cognitivo e sociale del bambino. Possono favorire lo sviluppo di un attaccamento sicuro con le principali figure di riferimento; i figli che dichiarano di aver avuto un contatto fisico positivo molto forte con i genitori durante l’infanzia soffrono meno di depressione e hanno relazioni sentimentali più soddisfacenti nell’adolescenza e nella prima età adulta. Come se non bastasse, gli abbracci consentono ai bambini di trasmettere le proprie emozioni e di imparare a riconoscere e decifrare quelle proprie e altrui!”.

Ci sono differenze tra ricevere o dare abbracci?
“Sicuramente chi abbraccia ha necessità di comunicare emozioni e sostegno sociale; questo gesto ci consente di trasmettere e ricevere sostegno sociale, inteso come ‘calore umano’. Utilizzando le parole di Paulo Coelho: ‘Un abbraccio vuol dire tu non sei una minaccia. Non ho paura di starti così vicino. Posso rilassarmi, sentirmi a casa. Sono protetto, e qualcuno mi comprende’. E chi lo riceve può interpretare le emozioni che gli vengono trasmesse a seconda di come vengono mosse e disposte le mani durante il gesto dell’abbraccio”.

Può farci qualche esempio?
“Se in un uomo l’abbraccio è accompagnato da movimenti come strofinare e strizzare è più probabile che voglia trasmettere alla donna tristezza; se invece tende a sfregare e stabilire un contatto senza movimento è più probabile che voglia trasmettere simpatia”.

Gli effetti cambiano a seconda del tipo di abbraccio?
“Tutto parte dalla pelle, un organo altamente specializzato. Così come il cuore, insieme ai vasi sanguigni e al sangue, forma il sistema cardiovascolare, la pelle con le sue componenti nervose periferiche e centrali forma il sistema somato-sensoriale. Sulla pelle sono presenti diversi tipi di recettori che ci consentono di codificare le varie informazioni tattili che riceviamo dall’esterno, discriminandole. A seconda delle sue caratteristiche, un abbraccio può comportare l’attivazione di meccanocettori dotati di fibre ricoperte e/o prive da mielina. Le informazioni relative agli stimoli tattili raggiungono, infatti, aree cerebrali diverse in base al tipo di fibre nervose coinvolte. In particolare, gli stimoli tattili che non hanno una valenza affettiva – come l’essere afferrati per un braccio – viaggiano velocemente lungo le fibre mieliniche e sono trasmessi alla corteccia somato-sensoriale. Al contrario, le informazioni che hanno una valenza affettiva – come le carezze – viaggiano più lentamente lungo le fibre amieliniche e raggiungono la corteccia dell’insula, una piccola regione del cervello che gioca un ruolo fondamentale nell’elaborazione delle esperienze emotive e nell’empatia”.

In epoca di distanziamento sociale come possiamo recuperare questa buona azione?
“Non credo esista una soluzione valida per tutti. Probabilmente in un prossimo futuro gli abbracci saranno meno frequenti ma non scompariranno mai; questa azione rappresenta per tutti noi un forte richiamo ‘ancestrale’, ricco di significati e fondamentale per il nostro benessere psicofisico”.

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