È di nuovo il giorno del procuratore di Roma. A più di due anni e mezzo dall’addio di Giuseppe Pignatone, l’odissea per scegliere il capo del maggiore ufficio inquirente d’Italia arriva a un nuovo, decisivo verdetto. Dopo l’annullamento della nomina di Michele Prestipino, il Consiglio superiore della magistratura (Csm) è chiamato ancora una volta a scegliere tra i due candidati proposti dalla quinta Commissione, competente sugli incarichi direttivi: Francesco Lo Voi, procuratore capo di Palermo, che ha ottenuto quattro voti su cinque, e Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, che ne ha ottenuto uno. Di fronte al plenum (l’organo al completo) Lo Voi arriva da super favorito, avendo già messo d’accordo in Commissione le tre principali correnti: i progressisti di Area, i conservatori di Magistratura indipendente e i centristi di Unicost. A esprimersi per Viola soltanto il consigliere di Autonomia e indipendenza Sebastiano Ardita, mentre si è astenuto Fulvio Gigliotti, laico in quota 5 Stelle. Nessun voto invece per Prestipino, il procuratore uscente: la delibera con cui il Csm lo aveva scelto il 4 marzo 2020 è stata impugnata dagli sconfitti, proprio Viola e Lo Voi, che sono riusciti a farla annullare prima dal Tar e poi dal Consiglio di Stato.
Il travagliato iter inizia in realtà molto prima, il 9 maggio del 2019. È la famosa notte dell’hotel Champagne, quando Luca Palamara, allora ras della corrente Unicost, incontra nell’albergo romano l’ex ministro Luca Lotti, braccio destro di Matteo Renzi, insieme a Cosimo Ferri (capo di Magistratura indipendente e deputato Pd, poi passato a Italia Viva) e a cinque ex consiglieri Csm. Intercettati dal trojan inserito nel telefono di Palamara, politici e magistrati discutono proprio del procuratore di Roma: Pignatone è appena andato in pensione e la Commissione ha proposto per succedergli una rosa di tre nomi, Viola (che ha raccolto quattro voti), Lo Voi e il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo (un voto ciascuno). Lotti ha le idee molto chiare su chi dev’essere il capo della Procura che da poco ha chiesto il suo rinvio a giudizio per favoreggiamento nel caso Consip: “Si vira su Viola, ragazzi”, dice agli altri. Ma allo stesso tempo parla dell’ipotesi di allontanare Creazzo dall’ufficio fiorentino, che qualche mese prima ha chiesto e ottenuto l’arresto dei genitori di Renzi. Palamara immagina come convincerlo a trasferirsi a Reggio Calabria: “Gli va messa paura con l’altra storia (un esposto presentato contro di lui, ndr), no? Liberi Firenze, no?”.
Quando le conversazioni vengono rese pubbliche, l’organo di palazzo dei Marescialli azzera la pratica, che riprenderà solo all’inizio dell’anno successivo. A gennaio 2020 la quinta Commissione, parzialmente rinnovata (i consiglieri Lepre e Morlini si sono dimessi) propone un nuovo terzetto di nomi: quello di Viola, citato nelle intercettazioni, rimane escluso, mentre accanto a Lo Voi e Creazzo spunta Michele Prestipino, procuratore aggiunto della Capitale e reggente dell’ufficio. E due mesi dopo in plenum a spuntarla (a sorpresa) è proprio lui, con 14 voti contro 8. Contro la scelta del Csm ricorrono al Tar Lo Voi, Creazzo e pure Viola, che lamenta di essere stato escluso persino dalle scelte della Commissione. A febbraio 2021 il tribunale amministrativo boccia il ricorso di Creazzo ma accoglie sia quello di Lo Voi sia quello di Viola, scrivendo – per il caso del pg di Firenze – che la procedura è stata “viziata a monte dalla carenza di motivazione in ordine all’esclusione”. Prestipino e lo stesso Csm si appellano al Consiglio di Stato, che però – l’11 maggio scorso – conferma la decisione e impone all’organo di autogoverno di far ripartire la pratica, tenendo conto delle osservazioni formulate. E si torna punto e a capo: terza proposta della Commissione, stavolta non più un terzetto ma un duetto. Lo Voi o Viola. Anche se è il procuratore di Palermo ad aver già fatto le valigie.