A due anni e mezzo dall'addio di Giuseppe Pignatone e dopo l'annullamento della nomina di Michele Prestipino, a capo dell'ufficio inquirente più importante d'Italia arriva l'attuale procuratore di Palermo. 64 anni, esponente di Mi - la corrente conservatrice - e a sua volta ex consigliere Csm, può contare su un gradimento politico trasversale. Unici voti contrari quelli di Ardita e Di Matteo, che hanno votato Viola. L'ex pm di Palermo: "Non dobbiamo essere ipocriti, Viola è stato ingiustamente penalizzato da intercettazioni approssimative di una vicenda in cui non ha giocato alcun ruolo"
Francesco Lo Voi è il nuovo procuratore di Roma. Il Consiglio superiore della magistratura ha approvato con 19 voti la proposta di Alessio Lanzi, consigliere laico di Forza Italia, già votata in Commissione dai rappresentanti delle maggiori correnti (Area, Unicost e Magistratura indipendente). A capo dell’ufficio inquirente più importante d’Italia arriva quindi l’attuale procuratore di Palermo, 64 anni, esponente di Mi – la corrente conservatrice – e a sua volta ex consigliere Csm. Il contendente sconfitto è Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, sostenuto solo dai due consiglieri Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo, mentre tre consiglieri (i laici Fulvio Gigliotti, Stefano Cavanna ed Emanuele Basile) si sono astenuti. Lo Voi ha potuto contare su un gradimento politico trasversale: negli anni è stato apprezzato dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dall’ex premier Matteo Renzi, ma pure da Silvio Berlusconi, il cui governo lo indicò come membro italiano di Eurojust, l’agenzia Ue per la cooperazione giudiziaria. Da lì, a a dicembre 2014, passò a sopresa a dirigere la Procura del capoluogo siciliano, scelto dal Csm nonostante la minore anzianità rispetto ai concorrenti – il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari e quello di Messina Guido Lo Forte – e nonostante non avesse mai diretto un ufficio giudiziario.
La corsa alla procura – Più di due anni e mezzo dopo il pensionamento di Giuseppe Pignatone, i pm romani avranno dunque un nuovo capo. Nel mezzo ci sono state altre due procedure di nomina, entrambe fallite, seppur per motivi diversi. La prima è stata azzerata dallo stesso Csm dopo lo scandalo dell’hotel Champagne, l’albergo romano in cui Luca Palamara, l’ex ministro Luca Lotti (imputato a Roma), il deputato Cosimo Ferri e cinque consiglieri discutevano proprio del successore di Pignatone. La seconda, invece, aveva portato il 4 marzo del 2020 alla nomina di Michele Prestipino, procuratore aggiunto e reggente dell’ufficio, ma è stata annullata dal Tar e poi dal Consiglio di Stato su ricorso dei candidati sconfitti, Lo Voi e Viola. E proprio Viola è il nome di minoranza che a novembre scorso la Commissione ha proposto al plenum con l’unico voto di Sebastiano Ardita (Autonomia e indipendenza), relatore della proposta in suo favore. Durante la discussione in plenum il consigliere Giuseppe Cascini, della corrente progressista di Area, ha criticato la scelta di escludere dalla rosa delle proposte il nome di Prestipino, sostenendo la necessità che il Csm rivendicasse la propria autonomia rispetto al Consiglio di Stato, con “un sussulto di dignità e di autorevolezza, che purtroppo da troppo tempo manca”. “Ringrazio il Csm e ringrazio ed abbraccio Michele Prestipino che è e rimane un grande amico e un grande magistrato”, sono le parole di Lo Voi raggiunto dall’AdnKronos subito dopo la nomina.
La spinta di Forza Italia – Come previsto, alla fine, a passare è stata la relazione Lanzi, secondo cui “il brillante percorso professionale sin qui maturato dal dott. Lo Voi evidenzia un livello di merito e di preparazione tecnico-giuridica di assoluto spessore, ma anche spiccate e comprovate attitudini organizzative e direttive, che lo rendono il candidato certamente più idoneo, nel confronto con gli altri aspiranti, a ricoprire lo specifico posto a concorso”. Se infatti, scrive il consigliere azzurro, Viola può vantare “due incarichi direttivi, uno alla Procura di Trapani e uno alla Procura Generale di Firenze, il dott. Lo Voi vanta la direzione della Procura di Palermo, esperienza che appare più qualificante e funzionale in relazione al posto messo a concorso perché ufficio di più ampie dimensioni e, dunque, maggiormente complesso sul piano organizzativo”. Anche nel 2014 a proporre la nomina di Lo Voi era stata una rappresentante di Forza Italia in Csm: Maria Elisabetta Alberti Casellati, attuale presidente del Senato. Mentre il consigliere Ardita, nell’annunciare il proprio voto per Viola, ha sottolineato come il pg di Firenze “abbia il doppio dell’esperienza direttiva (7 anni e mezzo a fronte di 4 anni e 4 mesi) e otto anni in più di funzioni giurisdizionali tutte svolte con eccellenza”, mentre “la proposta di Lanzi fa una comparazione tra uffici e non tra risultati ottenuti nella loro direzione”.
Di Matteo: “Intercettazioni approssimative hanno penalizzato Viola” – Sebastiano Ardita, relatore dell’altra proposta, ha evidenziato invece come Marcello Viola abbia “il doppio dell’esperienza direttiva (7 anni e mezzo a fronte di 4 anni e 4 mesi) e otto anni in più di funzioni giurisdizionali tutte svolte con eccellenza, una più variegata esperienza di direzione di Uffici, e ha ottenuto risultati documentati sul piano organizzativo”. A sostegno di Viola è intervenuto in plenum anche Nino Di Matteo che ha ricordato come il pg di Firenze abbia “esercitato le funzioni giudiziarie per 8 anni in più, se consideriamo che invece Lo Voi è stato consigliere al Csm e fuori ruolo ad Eurojust“. L’ex pm di Palermo ha ripercorso quelli che dal suo punto di vista sono i veri motivi che hanno “azzoppato” l’elezione di Viola:”Non voglio essere ipocrita: il grande e vero motivo per cui non viene valorizzato il profilo del dottor Viola è legato alla vicenda dell’hotel Champagne del 2019. Infatti la sua nomina, che sembrava avviata in Csm, è stata interrotta in esito ad alcune vicende: per la fuga di notizie sull’esistenza delle intercettazioni di alcuni componenti della V commissione che è stata ripresa anche da due importanti quotidiani”. Il riferimento, chiaramente, è ai primi articoli che davano conto dell’inchiesta su Luca Palamara: il trojan installato sul cellulare dell’ex magistrato registrò le discussioni con altri consiglieri del Csm – alla presenza anche di due politici come Luca Lotti e Cosimo Ferri – sul futuro della procura di Roma. “Quella fuga di notizie – ha continuato Di Matteo – prendendo spunto da trascrizioni in molte parti approssimative, accreditò l’idea che alcuni partecipanti tra cui l’onorevole Lotti sponsorizzassero Viola perché lo consideravano vicino a loro”. La trascrizione approssimativa è riferita all’ormai nota intercettazione in cui Lotti sembrava dire: “Si vira su Viola”. In realtà il deputato del Pd diceva: “Si arriverà su Viola“. “La frase di Lotti – ha commentato Di Matteo – sembrava quasi un’esortazione, quel ‘si vira su Viola‘, mentre è stato accertato che la frase era diversa ‘si arriverà su Viola”. L’ex pm di Palermo ha insistito su questo punto: “Non bisogna essere ipocriti: Viola è stato ingiustamente penalizzato e lo è anche oggi da quella vicenda. Nessun elemento è in possesso del Csm per ritenere che Viola abbia fatto alcunché per interessarsi alla nomina. Viola è la vittima, è stato ingiustamente penalizzato, e lo è tuttora nel giudizio comparativo, da quella vicenda che è il grande ‘non detto’ di oggi, anche se è chiaro che Viola è la vittima principale di un caso in cui non ha giocato alcun ruolo”.