La “politica” sembra sempre più confondersi con parole come “individualismo”, “profitto”, “mercato”, “utilitarismo” e “lobbismo”. In pratica si sta ponendo al servizio dei desideri neoliberisti, costringendo i cittadini a scegliere tra leader e salvatori della patria, invece che impegnarsi verso obiettivi di una società desiderabile in cui vivere.
La vera emergenza è ricostruire i legami con le storie, le persone e i luoghi significativi dove nascono le alternative del nostro tempo e con loro attivare lavori di ricerca e approfondimento. Serve un nuovo modello di società da costruire dopo il crollo del comunismo, la crisi delle religioni e la vittoria del neoliberismo, che ci lascia un mondo dove le disuguaglianze aumentano e la sopravvivenza come specie umana su questo pianeta viene messa ogni giorno sempre più a rischio.
Nessuna organizzazione politica di sinistra negli ultimi trent’anni in Italia ha dimostrato di essere capace di migliorare la vita dei più poveri e della classe media di questo paese e in Europa. Nessuna organizzazione ha fatto dell’ecologia un tratto politico strategico per il cambiamento urgente e indispensabile, entro il 2050, con una tempistica che non dovrebbe farci dormire la notte. Nessuna organizzazione, prima che il M5S in pochi anni imponesse al governo del Paese un’agenda che ha ridotto le disuguaglianze e accelerato le misure di Transizione Ecologica necessarie come quella del Superbonus e le Comunità Energetiche.
Nel 2020, sulla base delle stime dell’Istat, l’intervento pubblico dei governi del M5S ha realizzato attraverso l’imposizione fiscale e contributiva una riduzione della diseguaglianza di 14,1 punti percentuali dell’indice di Gini: da un valore di 44,3 punti misurato sul reddito primario a uno di 30,2 in termini di reddito disponibile. A redistribuire il reddito sono stati i trasferimenti pensionistici, la Cassa integrazione, il Reddito di cittadinanza e tutte le misure straordinarie per fronteggiare il Covid-19, come il Reddito di emergenza e i bonus per i lavoratori autonomi. L’indice di Gini si è ridotto da 31,8 a 30,2 e il rischio di povertà dal 19,1 al 16,2%.
La sfida ora è che tutto questo si consolidi con riforme strutturali come quella sul fisco, mixata con le detrazioni per i cittadini più poveri e con l’assegno unico per i figli che è una misura progressiva che porterà un aumento del reddito per le famiglie più svantaggiate e che si applicherà anche a disoccupati e partite Iva (175 euro a figlio per redditi sotto i 15 mila euro). Entrambe le misure risultano progressive rispetto al reddito delle famiglie e dovrebbero produrre una riduzione dell’indice di Gini da 30,2 a 29,9 (-0,3 punti).
Una società dove i più ricchi diventano sempre più ricchi e potenti e i più poveri sempre più poveri non può reggere a lungo. Trent’anni di disuguaglianze e oltre trent’anni di devastazioni ambientali rischiano di produrre un mix che può portare entro cinque-dieci anni a un grosso conflitto sociale a carattere rivoluzionario. Il M5S ha compito di farsi interprete di queste vere necessità del nostro tempo, come dieci anni fa ha già fatto anticipando molte questioni che oggi sono nell’agenda politica.
Il nuovo corso del M5S, con una carta dei principi e dei valori, fornisce la cornice di un’identità che ha scelto un modello di economia eco-sociale di mercato e il nuovo presidente del M5S Giuseppe Conte è la persona più adatta a ricostruire fiducia nella nuova azione politica del M5S, a partire dai risultati raggiunti durante gli anni di governo. L’élite e l’establishment di questo paese stanno utilizzando tutti i mezzi per rallentare e soffocare il cambiamento reale, per screditare sogni e modelli che stanno funzionando. Per evitare una stagione di violenze servono riforme radicali e chi ha di più dovrà cedere di più di quanto ha fatto fino a oggi, altrimenti arriverà la storia a chiedere il conto.
Per non perdere la rotta e rilanciare soluzioni e visioni organiche, o meglio ecosistemiche, per trasformare realmente la società in un luogo desiderabile, dobbiamo costruire insieme un nuovo progetto, un nuovo modello, una nuova identità individuale e delle organizzazioni sociali e per farlo dobbiamo attivare al più presto i Forum del Movimento per discutere insieme con la società civile e affrontare le due principali questioni del secolo: i limiti alla crescita che dovremo imporre all’attuale modello economico e il contrasto alle disuguaglianze.