Georges Simenon – Il signor Cardinaud (Adelphi) - 9/10
Andiamo spediti verso la fine del malloppo festaiolo letterario facendo un pit stop a casa dell’amico di una vita. Georges Simenon il creatore di Maigret, ma soprattutto l’autore indefesso di decine e decine di romanzi non incentrati sul commissario del Quai des Orfevres, viene pubblicato e ripubblicato di continuo proprio perché scrisse una quantità di opera probabilmente impossibili da quantificare. Il signor Cardinaud non è un giallo, non è un thriller, ma un racconto di corna di provincia francese. Subdolo e mefitico come un film di Chabrol, minuzioso e classista come un Hugo o un Balzac, ecco monsieur Cardinaud, assicuratore di un paese in riva al mare nei primi anni quaranta, tutto stretto negli abiti di festa, appena riuscito a valicare un gradino della gerarchia socio-economica scalata con lungimiranza e un filo di falsa apparenza. Solo che quando torna a casa dalla messa, pastarella in mano e figliolo nell’altra, non trova più sua moglie. La donna, a quanto pare, perché tutto il paese lo sa, è fuggita con un tizio del porto davvero impresentabile. Così Cardinaud invece di rimescolare la rabbia e finire gambe all’aria (la donna gli ha sottratto anche l’ultima rata del mutuo dallo scatolone in cima all’armadio), si fa largo tra la folla giudicante, beve l’amaro calice della vergogna “fino alla feccia” e prova a far riecheggiare l’eroismo amoroso di un ordinario travet. La penna di Simenon è aguzza e sa rimescolare le viscere di protagonisti e lettori. La struttura del racconto è talmente robusta e millimetrica che la lettura risulta di un’agilità quasi imbarazzante. Pochi al mondo sanno scrivere in maniera naturale senza sbagliare mai libro (La camera azzurra, Il presidente, per dire) come Simenon. Imparate gente, imparate.