La Sea-eye 4 arriverà a Pozzallo il 24 mattina con 214 persone, dopo aver atteso una settimana un porto sicuro. Ma al largo rimangono Ocean Viking e Geo Barents con altre 600 persone a bordo: "Ci sono molti minori, l'80% è senza accompagnamento. E adesso temiamo che col bel tempo aumentino le partenze dalla Libia"
Da quasi una settimana 800 naufraghi sono bloccati nel Mediterraneo centrale. Sono stati soccorsi da tre navi in oltre 15 operazioni diverse. La prima imbarcazione a cui è stato assegnato un porto è la tedesca Sea-Eye 4, arriverà a Pozzallo nella mattinata della vigilia di Natale. “Abbiamo a bordo 214 persone, di cui 29 sono donne, 7 incinte, e 8 bambini”. Carla Cioffi è una psicologa e fa parte dell’equipaggio della nave. L’ong tedesca ha effettuato cinque diverse operazioni di salvataggio. “Dopo aver fatto i primi interventi nella Sar (area di ricerca e soccorso) maltese abbiamo chiesto a La Valletta un porto sicuro – dice la psicologa – ma ce lo hanno rifiutato. Allora ci siamo rivolti all’Italia, quattro volte”.
Mentre a Roma si decideva come intervenire la nave ha salvato altre vite. Hanno soccorso 223 persone e poi si sono messi in navigazione verso Porto Empedocle, fermandosi a 14 miglia dalla costa. “Nove naufraghi sono stati fatti sbarcare, le loro condizioni di salute erano gravi. Non si poteva fare diversamente”. Nel pomeriggio di giovedì la Guardia Costiera ha assegnato un porto per lo sbarco alla Sea-eye 4. I naufraghi verranno fatti scendere e sottoposti a tampone. “Quando abbiamo dato la notizia c’è stato un momento di silenzio -racconta Cioffi – C’era tensione, non sapevano se li avremmo riportati in Libia. Ci siamo messi in navigazione e tutti si sono rilassati. Hanno iniziato a farsi i selfie”. La psicologa spiega che a bordo ci sono diversi gruppi etnici e che con il passare dei giorni in mare c’erano difficoltà di comunicazione, anche tra equipaggio e naufraghi. “Abbiamo sempre la mascherina e tentiamo ti mantenere un ordine, siamo comunque a bordo di una nave tedesca”. Una settimana di attesa per l’assegnazione del porto non è il tempo più lungo che una nave delle ong ha dovuto aspettare “ma avrebbero potuto darcelo prima. Anche due giorni fa. Forse è un regalo di Natale, ma solo per chi si è salvato”. Pochi giorni fa, dopo aver fatto i primi interventi, l’equipaggio è stato allertato riguardo a una barca in difficoltà. “C’erano 16 persone in pericolo. Siamo andati a cercarli. Non li abbiamo trovati. Il mediterraneo centrale è il cimitero più grande del mondo”.
Se per Sea-eye 4 si sta per concludere la missione, ci sono altre due imbarcazioni in attesa di ricevere indicazioni dal governo. Ocean Viking e Geo Barents ospitano a bordo oltre 600 naufraghi partiti dalla Libia nei giorni scorsi. Sulla Ocean Viking, con cui opera l’ong Sos Mediteranee, c’è un bambino di soli 16 giorni, metà dei quali passati in mare. La nave ha già chiesto che le venga assegnato un porto, ma difficilmente potrà effettuare le operazioni di sbarco prima di Natale.
Poi c’è l’imbarcazione di Medici Senza Frontiere dove si trovano 458 persone, salvate in sette distinte operazioni. “Abbiamo a bordo 145 minori, l’80% viaggiano soli, senza genitori”. Fulvia Conte è un’operatrice umanitaria a bordo della Geo Barents. È la più grande delle tre navi di salvataggio che si trovano oggi nel Mediterraneo. “Nei prossimi giorni è previsto bel tempo, quindi temiamo che ci siano altre partenze dalla Libia – dice Conte – Le imbarcazioni che abbiamo soccorso nella maggioranza degli interventi le abbiamo avvistate dal ponte, senza nessun’altra segnalazione, senza nessuna chiamata”. Questo secondo l’ong indica che il numero delle partenze è ben più alto degli interventi di soccorso. “Nel corso del 2021 ci sono stati 1.500 morti – continua la donna – e sono solo i numeri di cui siamo a conoscenza, ce ne sono molti altri di cui non sapremo mai nulla”. Geo Barents ha chiesto che le venga assegnato un porto, si trova ancora in zona sar, ma sta navigando verso nord. “Nel gruppo si persone salvate il 21 dicembre – conclude l’operatrice – in diversi presentano segni di violenza e ferite molto recenti”.