I medici accusano la Regione: "La rete informatica lombarda fa acqua da tutte le parti". L'Agenzia Tutela Salute del capoluogo chiede più disponibilità ai medici di base perché facciano loro i test antigenici ai pazienti sospetti. Intanto in città è record di nuovi casi, e tra non vaccinati, quarantene scolastiche e festività alle porte, c'è anche il rischio fai da te. Il Pd Astuti: "Dare priorità a chi ha assolto il ciclo vaccinale e deve presentare esito negativo per rientrare a scuola o al lavoro"
Quella dei tamponi in Lombardia “è una situazione ormai ingestibile”. A dirlo è il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano, Roberto Carlo Rossi. A dimostrarlo sono le lunghe code che si formano da giorni nei pressi delle farmacie. “Un problema peggiorato dal sistema informatico lombardo”, sostiene l’Ordine, con i medici di base che da diverse settimane denunciano il malfunzionamento delle prenotazioni. Ma dall’Agenzia Tutela Salute (ATS) del capoluogo si fa notare che in questi giorni segna nuovi record di contagi da inizio pandemia. “Mai tanti da inizio pandemia: tutto il sistema è stato rallentato e comunque migliaia di prenotazioni sono andate a buon fine nella giornata di ieri”, spiegano dall’interno di Ats, dove auspicano che verrà ascoltato il nuovo appello ai medici di base a praticare tamponi. Ma non sono solo la variante Omicron o le nuove regole per le quarantene scolastiche ad aver trasformato il tampone nell’oggetto più richiesto in regione. Di mezzo ci si sono messe le festività, tra partenze e cene da organizzare alle quali molti preferiscono arrivare dopo test negativo. Troppo per il sistema, che non ha retto l’urto. “Ancora una volta la Lombardia si è fatta trovare impreparata”, non mancano di attaccare le opposizioni in Regione. “Tra l’altro, questa estate abbiamo pensato bene di chiudere alcuni hub in uso dalla tarda primavera del 2020”, dichiara Samuele Astuti, capodelegazione del Pd in Commissione sanità. Che attacca la gestione di Attilio Fontana e dell’assessora al Welfare Letizia Moratti: “Con le incertezze e i tempi lunghi per ottenere l’esito, le attuali condizioni sono un disincentivo a farsi fare un tampone”
“Il problema è che la rete informatica lombarda fa acqua da tutte le parti”, sintetizza il presidente dell’Ordine milanese, Rossi. E racconta: “Io stesso, che esercito tutti i giorni la professione come medico di medicina generale perdo ogni settimana ore e ore pregando che il sistema non faccia i capricci”. E quando invece le preghiere non hanno effetto, fioccano le segnalazioni dei medici di base incapaci di prenotare un tampone sul portale di ATS Milano. “Questo non solo crea grandi difficoltà ai medici, di tempo e di risorse, ma li rende anche ‘colpevoli’ di fronte ai pazienti, aumentando ulteriormente il contenzioso medico-paziente, già reso incandescente da alcune dichiarazioni sconsiderate dell’assessore al Welfare”, aggiunge Rossi, ricordando i recenti attacchi della Moratti ai medici di base, che lavorerebbero meno dei colleghi in ospedale. Dall’ATS milanese fanno invece notare che il portale ha comunque consentito 2800 prenotazioni nella giornata di ieri, 22 dicembre, che ha segnato un record di nuovi contagi per l’area della Città metropolitana di Milano, con 4.640 nuovi casi. Di nuovo c’è che la Regione ha disposto la possibilità per i medici di prescrivere i tamponi con semplice foglio ricettario o via mail, ma la novità non è ancora a regime. E intanto “resta il rischio che le strutture non accettino questa modalità e soprattutto fuori dai punti tampone, al freddo, si stanno formando code che durano anche molte ore”, avverte Rossi.
In Lombardia l’incidenza dei positivi è ormai al 6,2%, con 12.913 nuovi positivi nella giornata di oggi, 23 dicembre. I tamponi processati sono stati 205.847. Ma la richiesta pare tuttora impossibile da soddisfare. Intanto perché ci sono tutti i non vaccinati, che ogni settimana devono farne almeno tre per poter lavorare e non solo. Già questo sembra sufficiente a impedire il test in tempi rapidi a molti vaccinati che devono fare due tamponi a distanza di cinque giorni per essere riammessi a scuola o per uscire dalla quarantena. Per la scuola, in particolare, con le nuove regole emanate dal governo per le quarantene, i tamponi da effettuare sono aumentati a dismisura, e alle intere classi si aggiungono le famiglie degli studenti. “La Regione dia indicazione alle farmacie convenzionate di dare priorità a chi ha assolto il ciclo vaccinale e deve presentare esito di tampone negativo per rientrare a scuola o al lavoro”, ha chiesto il gruppo consiliare del Pd lombardo. E mentre ogni due giorni la nuova variante Omicron raddoppia i casi rilevati, in città record per nuovi casi come Milano sono le festività a fare il resto. Chi è in procinto di partire per raggiungere amici e familiari cerca in tutti i modi di fare un tampone. E così chi si prepara a riceve in casa per vigilia e pranzo di Natale. Tutti in fila davanti alle farmacie, anche quando le stesse ammettono che non c’è speranza, perché a manca il tempo quando non mancano i tamponi. E così scatta anche il fai da te, con l’acquisto di tamponi rapidi il cui utilizzo è sconsigliato dagli esperti perché non sufficientemente attendibili, soprattutto in una fase come quella attuale. O peggio, si segnalano privati che fanno tamponi per 50 euro, come segnalato nei giorni scorsi nei parcheggi di Linate e Vimodrone. “Siamo arrivati al punto in cui le persone vengono disincentivate dal fare un tampone”, attacca Astuti. “Da un lato perché chi ha sintomi simil influenzali non può fare ore di fila all’addiaccio davanti a una farmacia. Ma soprattutto perché anche di fronte al sospetto molti lasciano perdere per evitare di finire in un vortice senza fine, con un esame impossibile da prenotare e tempi troppo lunghi per l’esito”.
“Va subito potenziata la rete che esegue tamponi molecolari: con un aumento così rapido dei contagi bisogna correre subito ai ripari”, conclude il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi di Milano. Forse nella convinzione che la situazione andasse migliorando, ricorda Astuti, “la scorsa estate abbiamo chiuso alcuni hub aperti nel maggio 2020 e dove molte persone si recavano tutti i giorni per farsi un tampone”. “Non c’è molto margine, oggi, per aumentare quanto già si sta facendo col sistema sanitario e grazie alle farmacie”, si ragiona da ATS. Ma non senza dimenticare che sta aumentando la disponibilità dei medici di base a fare tamponi antigenici ai pazienti sospetti direttamente nel loro studio, segnalando poi i casi positivi e senza gravare ulteriormente il sistema di prenotazione che, ammettono, “è in affanno come tutto il sistema in questi giorni di fronte a dati che triplicano da una settimana all’altra”. E se fino alla settimana scorsa i tamponi fatti dai medici di base erano una sessantina circa, ATS spera anche con la loro disponibilità di decongestionare la situazione.