Sono ormai migliaia le criptovalute nate negli ultimi anni dopo il boom dei Bitcoin. Ma al fianco della loro funzione di investimento (ad alto rischio) sono sempre più spesso usate dai criminali per condurre affari illegali. Vendita di armi, droga, banconote false, riciclaggio, ma pure riscatti e commercio di dati fioriscono anche grazie alle nuove cybervalute. La legge tedesca, in concordanza con le direttive antiriciclaggio dell’Unione europea, autorizza il sequestro dei patrimoni dei clan criminali e la messa in vendita all’asta immediata di merci oggetto di reato che rischino un forte deprezzamento. La vendita in questo caso è permessa anche prima che la condanna del responsabile divenga definitiva. Dal 2017 il legislatore tedesco prevede che in tutti i Länder siano aperti uffici centralizzati di valorizzazione delle monete virtuali, ma quelli più piccoli, dove si i sequestri sono più rari, non li hanno ancora istituiti. Anche se le cifre derivanti dalle operazioni sulle criptovalute che finiscono nelle casse dello Stato sono nell’ordine di decine di milioni, molte somme restano ancora non riscosse, anche perché la Giustizia non ha una procedura univoca per realizzarne il valore.
Alcuni Länder hanno finora usato piattaforme internet esterne per la cessione di denaro virtuale, mentre il Nord Reno Vestfalia ha progettato la realizzazione di una propria piattaforma indipendente. Alcuni organi di giustizia, a fronte della volatilità delle quotazioni delle monete elettroniche, per scongiurare una perdita totale si disfano quasi subito delle criptovalute sequestrate, altri invece attendono momenti in cui le valutazioni sono più favorevoli. Ma quest’ultima strategia è considerata da alcuni come un “gioco d’azzardo”. Così ha destato molto interesse l’annuncio della procuratrice generale di Francoforte, Jana Ringwald, che mercoledì ha fatto sapere di avere individuato un’altra strada. L’autorità centrale tedesca per la lotta alla criminalità informatica (Zit), insediata nella procura generale, ha sottoscritto un accordo quadro con la banca Scheich, del distretto finanziario dell’Assia, specializzata per la conversione delle criptovalute in euro per cui ha un’apposita licenza, grazie al quale ha riscosso circa 100mila euro da monete virtuali sequestrate a tre trafficanti che nel luglio di quest’anno sono stati condannati a diversi anni di detenzione per il traffico di stupefacenti.
La Zit è il primo interlocutore per la polizia criminale federale laddove non sia chiara la competenza territoriale o si debba procedere contro diversi soggetti sparsi sul territorio. Tra il 2019 ed il 2020 ha sequestrato in diversi procedimenti circa 2.200 Bitcoin per un valore attuale di poco meno di 100 milioni di euro. Però “non gioca d’azzardo”, ha dichiarato la procuratrice Ringwald alla WirtschaftsWoche, “non aspettiamo il momento migliore per vendere con il maggior guadagno, ma vogliamo riscuotere l’equo prezzo di mercato”. “Le valute virtuali non sono auto od orologi per cui c’è un mercato liquido e un prezzo sempre attuale, che permette di alienarle efficacemente all’asta”, ha detto invece alla FAZ. La molteplicità di monete e la necessità di legalizzare i valori sequestrati, a giudizio della procuratrice, non aprono la strada per una valorizzazione del denaro elettronico attraverso un’asta.
La gestione di un importo ingente è stata tutt’altro che facile anche per la banca Scheich, che pure dichiara di trasferire ogni mese depositi per miliardi. Nell’immetterli sul mercato ha dovuto evitare di destabilizzarlo – la somma intera costituiva pur sempre lo 0.01% del parco di soldi virtuali in circolazione – e al contempo scongiurare che dalla volatilità delle valute non uscissero perdite sostanziali per l’erario. Per riuscire a cedere il denaro affidatole, la Scheich ha distribuito le monete virtuali su una ventina di piattaforme partner trasferendole tutte in una decina di giorni. Con la procedura messa a punto con lo Zit, il partner è informato che i soldi elettronici hanno di nuovo un proprietario regolare, sono così ripuliti e possono essere reimmessi nel normale circuito.