Nei giorni scorsi ilfattoquotidiano.it ha scoperto che sei Regioni hanno chiesto l’intervento di medici e infermieri militari per rafforzare il tracciamento nelle aule: quasi mai la struttura commissariale è riuscita ad andare incontro alle esigenze dei governatori. Ora il generale spiega di aver "pianificato e gestito interventi presso trecento istituti scolastici effettuando oltre dodicimila tamponi". Sono tanti? Sono pochi? Impossibile saperlo con certezza. Tuttavia in Italia ci sono 40.581 plessi e circa otto milioni di alunni
Il generale Francesco Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza pandemica, dopo giorni di silenzio sull’operazione di tracciamento nelle scuole ad opera dei militari, ha deciso di dare i numeri. E l’ha fatto in un’intervista rilasciata a Il Messaggero: “Abbiamo pianificato e gestito interventi presso trecento istituti scolastici effettuando oltre dodicimila tamponi”. Sono tanti? Sono pochi? Impossibile saperlo con certezza. Il numero nazionale di quante scuole hanno richiesto ai distretti sanitari d’effettuare un tampone non esiste: non ce l’hanno né i ministeri della Salute e dell’Istruzione e tantomeno l’Istituto superiore di sanità. Ecco perché non si può comprendere quanto sia stato effettivamente utile l’apporto dato dalla struttura commissariale.
Tuttavia, le istituzioni scolastiche in Italia sono ottomila (40.581 plessi) e gli studenti quasi otto milioni pertanto il Commissario ha raggiunto il 3,75% delle strutture scolastiche e lo 0,15% degli studenti. Il dispiegamento delle forze di Figliuolo, fatti due conti di là degli annunci, è quindi infinitesimale. D’altro canto nei giorni scorsi ilfattoquotidiano.it ha scoperto che il piano straordinario per rafforzare il tracciamento nelle scuole, messo in campo in pompa magna il primo dicembre, dopo il pasticcio fatto dei ministeri di Roberto Speranza e Patrizio Bianchi in merito all’introduzione della dad, è partito con il fiato corto.
A spingere palazzo Chigi a chiedere un intervento dei militari, era stato il caos nato dalle due circolari firmate a distanza di neanche 24 ore: la prima reintroduceva la dad al primo caso di positività in classe; la seconda ristabiliva che la didattica a distanza scattava dopo la terza positività. Necessario, pertanto, un potenziamento del lavoro delle Asl che era stato promesso proprio dalla struttura commissariale che, tuttavia, sapeva di non avere un plotone di medici e infermieri a disposizione.
Va detto, infatti, che la Difesa conta circa 400 medici militari e quasi mille infermieri. Di questi, una parte sono in servizio al policlinico “Celio” e all’ospedale militare di Milano: operatori che non possono essere distolti dal loro servizio. Inoltre alcuni sono “in missione” all’estero. Il generale aveva dato un solo numero: “È previsto l’impiego sistematico della rete degli undici laboratori di biologia molecolare della Difesa già presente in otto Regioni, in grado di processare tamponi molecolari effettuati a domicilio da team mobili militari, oltre al possibile dispiegamento di due laboratori mobili”.
Ad oggi solo sei Regioni (Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Sicilia) hanno chiesto l’intervento di Figliuolo che quasi mai è riuscito ad andare incontro alle esigenze dei governatori. In Emilia Romagna hanno risposto alla sollecitazione del Commissario richiedendo 120 operatori ma ne sono stati inviati otto alla pari del piccolo Molise. In Piemonte solo quattro mentre in Veneto la giunta Zaia ne ha conquistati diciotto. Pochi, comunque, per fronteggiare lo stress che stanno subendo le Asl. Una fatica ben conosciuta dalla sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia che – in un’intervista al sito “Orizzonte Scuola” – dice: “In merito al tracciamento e al raccordo con le Asl, si è trovata una intesa con la struttura commissariale per aiutare i territori a effettuare lo screening nelle classi”. Una soluzione per il rientro a gennaio? Contattata dal fattquotidiano.it l’esponente dei 5 stelle: “Non c’è nessuna novità. Ho solo detto che la struttura commissariale continuerà a dare una mano ai distretti sanitari. Lo so bene che le forze messe in campo non sono tante ma, in questo momento, se anche fosse solo un operatore, sarebbe comunque utile. Non possiamo sostituirci a nessuno e non possiamo tirar fuori nulla dal cilindro”.