Le storie dei milanesi in coda, al freddo, per ore: "Ho visto bambini in fila all'addiaccio per ore". La Regione annuncia una task force. Ma non prima della settimana prossima. Molte farmacie prese d'assalto cominciano a respingere le richieste perché hanno terminato le scorte. E anche negli ospedali bisogna armarsi di pazienza
Dalla settimana prossima l’assessore al Welfare della Lombardia Letizia Moratti metterà in campo una task force tamponi “per coordinare e potenziare l’offerta”. Meglio tardi che mai. Perché a Milano e in altre province lombarde l’emergenza tamponi esiste già da settimane, come ha denunciato l’Ordine dei medici del capoluogo, che se la prende con Regione e con una rete informatica che rallenta le prenotazioni. E intanto, nelle ultime ore, le farmacie prese d’assalto respingono nuove richieste perché stanno esaurendo i test. E per chi si azzarda a prenotare la risposta è la stessa da giorni: “Non prima del 28 dicembre”. Un caos che gli ultimi dati sulla pandemia in regione spiegano con un aumento record dei nuovi casi, e un’incidenza di positivi sul totale dei tamponi che ormai è arrivato al 6,2 percento nella giornata di ieri. In altre parole, scordiamoci il tracciamento, che a queste latitudini di contagio è impossibile e potrà riprendere solo se e quando le più stringenti regole previste dal governo daranno i loro frutti. Tracciamento che intanto viene sospeso a livello scolastico e almeno fino al 10 gennaio, dice la circolare dell’Ufficio scolastico regionale arrivata stamattina alle scuole, sollevando molti alunni dal doppio tampone al quale erano stati invitati quali contatti di caso positivo. Un modo per alleggerire l’enorme richiesta di tamponi, ad oggi un vero e proprio calvario per molti. “Ho fatto un antigenico in farmacia, dopo ore di fila e senza che il farmacista riuscisse a inserire l’esito nel sistema regionale”, racconta Nicola, positivo con terza dose di vaccino già fatta. E negli hub ospedalieri non va meglio: “Sono risultato positivo da un test comprato in farmacia, e mi sono subito messo in in macchina per la coda al drive through dell’ospedale San Carlo. Ma senza prenotazione ho dovuto attendere fino al giorno dopo e ce ne vorranno altri due o tre per l’esito del molecolare”, spiega Michele, anche lui con terza dose fatta lo scorso 16 dicembre.
In Lombardia arriva una ‘task force tamponi’ per rispondere al caos di questi giorni. A disporre è l’assessore al Welfare Moratti. La squadra entrerà in piena operatività alle dirette dipendenze della direzione generale Welfare per coordinare l’offerta, pubblica e convenzionata, del servizio tamponi antigienici e molecolari in regione. A capo della task force ci sarà Guido Grignaffini, direttore dei Servizi sociali dell’Agenzia tutela salute (ATS) Brianza. Bene, ma non prima della settimana prossima. Un po’ come gli stessi tamponi che, a volerli prenotare, non ce n’è per nessuno fino al 28 del mese. Eppure i sintomi di ciò che i milanesi in particolare vedono ad ogni angolo di strada, e cioè le lunghe code all’esterno delle farmacie (video), in qualche modo andava previsto e affrontato per tempo. Per capire che è tardi basta provare a chiamare qualche farmacista. Quando rispondono, dicono tutti la stessa cosa: “No, mi scusi, non ho tempo, siamo travolti dai tamponi“. In Lombardia la nuova variante Omicron è ancora più veloce, con una prevalenza già oltre il 40%. E poi ci sono i non vaccinati che hanno bisogno dei tamponi per andare al lavoro, le festività alle porte con le persone che prima di sedersi a tavola tra amici e parenti vogliono sentirsi al sicuro e, almeno fino a ieri, la mole di test per il tracciamento scolastico. Che con l’arrivo delle vacanze viene completamente sospeso, come ha comunicato oggi agli istituti l’Ufficio scolastico regionale. E pazienza se ai contatti dei positivi era già stato chiesto di fare il primo test (T0) o se dovevano ancora fare il secondo (T5), a distanza di cinque giorni. Tutto sospeso fino a nuovo ordine dell’ATS e chi si è visto, s’è visto. Ancora una volta, sembriamo rincorrere gli eventi. Intanto i cittadini fanno come possono.
“Avete provato ad andare sul portale regionale? Gli orari degli hub sono da mani nei capelli, con centri aperti per soli trenta o quaranta minuti: non basta nemmeno a registrarsi, altro che farsi il tampone”, ragiona il 33enne Michele, che a Milano abita proprio di fronte all’ospedale San Carlo, dove ha inizio la sua esperienza. “Lunedì la mia ragazza è risultata positiva e dopo un primo tampone casalingo negativo, pur senza sintomi e con terza dose fatta, ieri ne ho fatto un altro che invece è risultato positivo”, racconta. “Irreperibile il medico di base, ho preso l’auto e mi sono messo in fila al drive through del San Carlo. Ma dopo quattro ore di fila mi dicono che serve obbligatoriamente la prenotazione del medico e in forma cartacea”. Così aspetta fino al tardo pomeriggio di accedere alla sala d’attesa del suo medico, in mezzo ad altri pazienti: “Spero di non aver contagiato nessuno“, commenta. E l’indomani, di nuovo al San Carlo, ricomincia a fare la fila per ore, mentre osserva chi viene respinto “perché nemmeno la mail del medico va bene se non te la sei stampata“. Eppure la ATS Milano ha dato disposizione perché le prenotazioni possano essere consegnate ai pazienti anche in forma cartacea e via mail, ma come ha spiegato ieri il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano, Roberto Carlo Rossi, “resta il rischio che le strutture non accettino questa modalità e soprattutto fuori dai punti tampone, al freddo, si stanno formando code che durano anche molte ore”. A proposito di freddo: “Al San Carlo c’è anche un hub dedicato alle scuole, dove si accede a piedi. Ho visto bambini piccoli in coda all’addiaccio per ore, e in questi giorni la temperatura è particolarmente bassa”, racconta Michele, che adesso dovrà attendere fino a 72 ore per l’esito del suo tampone. “Non ho che qualche colpo di tosse di tanto in tanto e il tampone lo avrei fatto in ogni caso, ma con quello che ti tocca passare capisco perché molta gente, se sta bene, non va a fare il test. Questa situazione è disincentivante, e così si peggiorano le cose”.
Pugliese, 35 anni, Nicola sarebbe dovuto partire per passare le feste in famiglia. E proprio per questo ha deciso di farsi un tampone, nonostante la terza dose del 16 dicembre e un test negativo lo scorso sabato. Ne fa uno rapido, comprato in farmacia. E stavolta è positivo. Così va subito in farmaci a si mette in coda. “Tutte persone come me, senza prenotazione, in fila indiana per ore e se arrivava qualcuno con la prenotazione ovviamente passava avanti”. Finalmente dopo alcune ore al freddo riesce a farsi un antigenico rapido che conferma la positività. “Ma la farmacia non riesce a comunicare l’esito alla Regione, perché il portale è bloccato“. Col tampone fatto al mattino, il messaggio di avvenuta registrazione dalla Regione arriva solo a sera. “Nel frattempo ho chiamato tutte le persone con le quali sono entrato in contatto negli ultimi giorni di lavoro e tutte, come è giusto che sia, si sono a loro volta messe in moto per farsi un tampone, con tutti i disagi del caso”. A segnalare che il portale regionale di ATS Milano sia in affanno sono gli stessi medici di base, anche attraverso l’Ordine, da settimane. Ieri, 23 dicembre, i tamponi processati in Lombardia sono stati più di 200mila. E i margini per aumentare ancora il numero di test è minimo, secondo fonti interne alla stessa ATS milanese. “Speriamo invece che più medici di base rispondano al nostro appello e facciano tamponi antigenici ai pazienti sospetti direttamente nei loro studi, così da aumentare ulteriormente lo sforzo sgravando un po’ il sistema di prenotazione”, chiedono da ATS Milano.