Alla scuola media Viscontino al centro di Roma (gli alunni sono perlopiù figli di professionisti e/o intellettuali), così come alla Melissa Bassi di Tor Bella Monaca (ambiente più variegato) nella periferia, dove sono stata invitata con il mio libro sui Piccoli Amori Sfigati, i ragazzini sono tutti concordi su una cosa. Odiano essere usati nei social dai parenti – mamme, babbi e soprattutto nonne zelanti – come “attrazione da circo”. Mi hanno raccontato come i grandi, meglio, i vecchi (parola da loro prescelta per indicare gli over 45) pubblichino con disinvoltura le loro foto nei post FB o nei loro profili Instagram o addirittura, su Whatsapp. Foto il più delle volte brutte, questo è un punto cruciale. “A voi grandi non piace quando vengono fatte circolare foto in cui tenete gli occhi chiusi, la bocca storta, la pancia fuoriuscente, i capelli orrendi? Non è così? È la stessa cosa per noi”, dice Paolo, prima media. “Stiamo attenti a farci selfie decenti, studiamo le pose, i filtri, le espressioni, con molta cura, per apparire il meno sfigati possibile. Poi arriva tua nonna e pubblica nel suo profilo whatsapp la tua foto da piccolo mentre cadi dalla barca durante un corso di vela… è successo a me, un momento imbarazzante, mi vergogno a ricordarlo. E lei si permette di farne il suo profilo personale??”. Mi viene da ridere ma sono solidale. Cerco di scavare nella memoria se io stessa non abbia compiuto un misfatto simile nei confronti di mia figlia piccola… mah..
“Mia mamma invece posta su Fb le foto di noi figli con commenti del tipo “ com’è dolce il mio Matteo…- Guardate che carina Giulia!! – Non è un amore Federico con il suo Calippo sciolto?”
Mi racconta Giulia con espressione disgustata mentre in diretta mi mostra il post di sua madre quarantacinquenne. Non mancano scatti sfigati di bambini e bambine vestiti da carnevale con costumi inquietanti, spesso arrabattati per non spendere quattrini. Tipica la contadinella (basta una gonna brutta, un grembiule da cucina e fiori finti tra le codine) o il gondoliere (una maglia a righe si trova sempre). I commenti degli anziani “compagni di merende” di FB, poi, sono criminali. Cuoricini, faccette di ogni tipo, cavallucci con cuori rosa, gif demenziali e sdolcinate che un ragazzo non userebbe mai e poi mai. Per alcune mammone scatta una sorta di competizione sul “figlio più bello”. Ed ecco che nei commenti appaiono foto rubate di altri ragazzini disgraziati. “E allora guarda i miei, di nipotini!”.
Giovanna mi mostra uno scatto in cui lei, a un anno, sbuca spaurita da una scatolone di cartone infiocchettato sotto l’albero di Natale. Lo scoop è stato pubblicato dal nonno che non sapeva che altro postare. I MI PIACE si accumulano e i vecchi sono contenti. Meno, i figli e i nipoti. “Che poi, su FB ci siete solo voi (“vecchi” intende Maria elena indicando me). Nel corso degli anni ci avete fatti scappare da FB, Instagram e non contenti, state invadendo Tik Tok dove ci eravamo rifugiati!”. In effetti Tik Tok è pieno di anziani che ballano su musiche pop o insegnano improbabili ricette della nonna.
La mia personale opinione che viviamo in un’era gerontocratica si rafforza via via che chiacchiero con i ragazzi. Gli anziani fagocitano i bambini, non permettono ai giovani di occupare i loro posti di lavoro, temono che i millennials siano perfidi untori portatori sadici di epidemie. Ma davvero, noi GRANDI, stiamo diventando vampiri alla ricerca dell’eterna giovinezza e sanità e succhiamo il loro sangue fresco per restare in questo mondo per sempre, anche a colpi di Tik Tok?