Sui treni sporchi, freddi, sempre in ritardo e spesso soppressi della ferrovia lombarda Milano-Mortara, a Vigevano (Pv) il comitato pendolari (Mi.Mo.AL) ha deciso di fare da solo per assicurarsi almeno qualche protezione in più durante il già disagiato viaggio verso il luogo di lavoro, distribuendo mascherine ai passeggeri. L’obbligo della mascherina sui mezzi ripropone il tema della scarsa efficienza dei trasporti pubblici del nostro Paese. I fondi previsti dal Pnrr saranno inutili (ma resteranno i debiti) in assenza di una profonda riorganizzazione delle aziende di trasporto. I mezzi pubblici sono tra i luoghi dove maggiormente si diffonde l’infezione da Covid-19, grazie all’assenza di controlli e all’affollamento dovuto alla scarsità di mezzi e di autisti. Come saranno verificati i pendolari a bordo dell’autobus o del treno con la mascherina Ffp2?
La crisi pandemica ha di nuovo messo in luce le gravi carenze del trasporto pubblico locale: un settore marginale nel trasporto urbano ed extraurbano, visto che si registra a livello nazionale una quota di utilizzo del trasporto collettivo inferiore al dieci per cento, tra le più basse d’Europa nonostante il volume di risorse pubbliche in costante aumento.
L’emergenza Covid richiede una flessibilità e un’innovazione dei trasporti pubblici che finora le aziende di trasporto non hanno avuto (lo si è visto dalle congestioni urbane e dai tassi di smog elevatissimi), visto che sono adagiate su modelli di trasporto superati, contributi pubblici a pioggia, rigidità organizzative, forte consociativismo e garanzie monopoliste. E dal fatto che non è stato fatto ricorso alle decine di migliaia di autobus per turismo inutilizzati in questo periodo.
L’Europa nel trasporto locale ha fatto passi da gigante, mentre l’Italia è ferma agli anni Ottanta. La riorganizzazione e il rilancio del trasporto locale è avvenuto liberalizzando il settore con le gare che hanno portato trasparenza, minori costi e migliore qualità dei servizi. Mentre nei nostri territori la sera e nei giorni festivi i mezzi (bus e treni) in servizio sono rarissimi. Restano così, salvo alcune eccezioni, gravissimi disagi e assembramenti per raggiungere la scuola o il posto di lavoro, nonostante con il lockdown la quota modale (chi usa i mezzi pubblici) si sia dimezzata dal dieci per cento al cinque per cento, e le aziende di trasporti pubblici locali siano state pagate anche per le corse cancellate.