“È fondamentale stare vicini agli afghani oggi che si sono sentiti abbandonati e traditi da quelle forze internazionali che hanno abbandonato il Paese”. Da 20 anni Emergency lavora in Afghanistan. I suoi ospedali sono sempre rimasti aperti anche nei momenti più difficili, come quest’estate. Ad Anaba nella valle del Panshir, il centro per la maternità è arrivato a fare oltre 700 parti al mese. “Sono numeri come quelli dell’ospedale Buzzi di Milano, tanto per fare un paragone”, spiega Manuela Valenti, referente pediatrica della divisione Medica del Field Operations Department che per anni ha lavorato nel Paese. “All’inizio ci dicevano che nessuna donna sarebbe venuta a partorire qui, ma è stata una scommessa vinta”. Lo staff del centro è composto da sole donne. “Questo è un luogo dove si sentono accolte, vengono curate gratuitamente e hanno diritto all’istruzione e al lavoro. Due elementi fondamentali nel processo di emancipazione”. Qui non si fa solo assistenza ma anche formazione. “Il centro ha creato una classe di professioniste negli anni che nei primi anni erano rare”, racconta Michela Paschetto, direttrice area emergenza e sviluppo del FOD, che sottolinea come l’arrivo del nuovo governo abbia provocato il blocco dei finanziamenti dall’estero. Il risultato è che il sistema sanitario afghano si trova a fronteggiare “una carenza di risorse” a fronte di “un aumento dei bisogni”. Per questo motivo Emergency ha lanciato una raccolta fondi per sostenere i suoi progetti. Non solo oggetti fisici come i prodotti dell’artigianato afghano, ma idee regalo solidali come un contributo per un parto cesareo in Afghanistan o una visita pediatrica in Sudan. “Con l’acquisto dei regali solidali sarà possibile inviare ai propri cari gli auguri di Natale tramite una e-card – spiega l’ong – e contribuire concretamente a garantire il diritto alla cura gratuito, uguale e universale per tutti, alla lotta alla guerra e alla povertà”.