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Debora Pelamatti: “Il mio ex mi picchiava e mi tradiva, ero un cadavere. Max Pezzali? Per lui era solo un ciccione tatuato, per me è diventato l’amore sano”

Debora Pelamatti, la moglie di Max Pezzali, ha ripercorso la sua vita in un'accorata intervista a Domani, ripercorrendo gli anni bui di una relazione tossica fino all'amore "pulito" trovato con il cantante

Debora Pelamatti, la moglie di Max Pezzali, ha ripercorso la sua vita in un’accorata intervista a Domani, ripercorrendo gli anni bui di una relazione tossica fino all’amore “pulito” trovato con il cantante. “Sono stata tradita. Picchiata. Umiliata. Nel frattempo Max era il mio migliore amico, e poi è diventato la cura“. Per diverso tempo ha dovuto sopportare gli abusi e le violenze sia fisici che mentali di un uomo che diceva di amarla, stessa cosa che ripeteva anche ad altre ragazze. “Ti faccio un esempio emblematico – racconta Debora Pelamatti -. Una sera andiamo a cena in un noto ristorante di sushi a Milano e arrivano Matteo Viviani con la sua bellissima moglie e un bimbo nella carrozzina. Si siedono accanto a noi, ci diciamo buonasera. Fine. Io a metà cena vado in bagno, torno, e lui: ‘La serata finisce qui!’. Non capisco. In macchina urla, accelera, mi accusa: ‘Tu e Viviani vi siete guardati tutta la sera, lui è andato in bagno quando sei andata tu!’. Si era inventato questa cosa per lasciarmi qualche giorno e andare con altre”.

E ancora: “Scopro che aveva scritto a venti donne lo stesso messaggio: ‘Mi manchi, non vedo l’ora di fare l’amore come l’ultima volta’. Eravamo insieme da 5 anni, era l’ennesima mortificazione. Lo affronto, lui mi prende la testa e inizia a sbattermela contro l’asse del water: ‘Stron*a, io stavo giocando!’. Scappo dalla stanza, mi rifugio in quella degli amici, vado avanti a Xanax per due giorni. Ero un cadavere, non riuscivo più a mangiare a dormire“. Intanto, la violenza si sarebbe ripetuta: “Lui mi prende a calci e come ulteriore sfregio mi versa una bottiglietta d’acqua addosso. Chiamo Max (Pezzali, ndr), lui viene subito ma abbiamo paura che andando al pronto soccorso insieme il giorno dopo i giornali scrivano tutto. Ho un orecchio tumefatto e mi gira la testa, chiamiamo un’amica che mi porta in ospedale”.

È stato così che quell’amicizia è diventata qualcosa di più: “Mi confessa di essersi innamorato di me ma di non essere disposto ad assistere a quello scempio che stavo facendo della mia vita, dice che non mi riconosce più e non vuole soffrire, che non mi avrebbe più risposto”. Finché la notte dell’Epifania del 2013 lei ha preso coraggio ed è corsa da lui: “Gli dico che lo amo”. Lui, però pensando fosse ubriaca, l’ha fatta dormire nella camera degli ospiti. Solo il giorno dopo, quando lei gli ha confermato i suoi sentimenti, si sono finalmente baciati: “E non ci lasciamo più, dal quel 6 gennaio del 2013, prendendoci cura l’uno dell’altra. L’altro mi mandava messaggi furibondi dicendo che Max era solo un ciccione tatuato, che non era l’uomo per me, ma non contava più nulla. Max non è stato una ruota di scorta, è stato fin da subito l’amore sano, l’amore pulito. E anche la cura”.