“Abbiamo raggiunto tutti e 51 gli obiettivi” del Piano nazionale di ripresa e resilienza per il 2021 “e in questo momento è in discussione alla Commissione la firma dell’accordo operativo che apre il periodo di uno due mesi di interlocuzione prima di accordare la tranche dei prestiti previsti”. L’annuncio è arrivato dal presidente del Consiglio Mario Draghi il 22 dicembre, durante la conferenza stampa di fine anno. Openpolis, in un’analisi intitolata Il rischio di confondere i desideri con la realtà, fa però notare che i contenuti della relazione governativa sull’attuazione del Pnrr pubblicata il giorno dopo lo sconfessano. Per prima cosa, infatti, diversi target tra quelli concordati con la Ue risultano ancora in fase di completamento. Non solo: nel documento di 100 pagine inviato al Parlamento si legge anche nero su bianco che “il contenuto è influenzato dalla ancora parziale funzionalità del sistema informativo unitario ReGiS” del ministero dell’Economia, cioè il sistema di controllo, monitoraggio e rendicontazione dei progetti. Il suo completamento era una delle scadenze da conseguire entro il 2021.
La questione è dirimente, visto che – come dettagliato negli accordi operativi firmati proprio il 23 dicembre dal ministro Daniele Franco e dal commissario Ue Paolo Gentiloni – dal completamento di obiettivi e traguardi dipenderà il giudizio di Bruxelles sui progressi fatti. E dunque l’esborso della prima tranche di fondi a valere sul Next generation Eu, pari a 24,1 miliardi di euro tra sovvenzioni e prestiti. Ma la messa a regime di ReGis non è l’unico risultato che, a tre giorni dalla fine dell’anno, risulta ancora in bilico. Per esempio il Tesoro non ha ancora pubblicato la prevista relazione “per orientare le azioni del governo volte a ridurre l’evasione fiscale dovuta alla omessa fatturazione“. Il documento inviato al Parlamento la dà per fatta, aggiungendo che “si sofferma su una valutazione dell’efficacia degli incentivi all’uso dei pagamenti elettronici sperimentati nel corso degli ultimi anni”. Il ministero conferma a Ilfattoquotidiano.it che la relazione è stata completata, ma del testo per adesso non c’è traccia.
E ancora: le procedure per l‘assunzione di mille esperti a supporto degli enti locali per gestire le procedure del Pnrr sono in alcuni casi ancora in corso da parte delle Regioni, scrive Openpolis. La legge delega sulla disabilità non è ancora in Gazzetta ufficiale, come il piano di controllo nazionale dell’inquinamento atmosferico. Quanto al decreto con il piano di riorganizzazione per l’ammodernamento dell’apparato tecnologico e digitale degli ospedali, ad oggi c’è solo un’intesa con i governatori sul riparto dei primi otto miliardi destinati alla sanità, ma gli enti devono ancora inviare i loro piani operativi. Il rafforzamento di ecobonus e superbonus, poi, entreranno in vigore solo dopo il voto finale sulla legge di Bilancio e la sua pubblicazione in Gazzetta.
In generale, nota la fondazione che promuove l’accesso alle informazioni pubbliche e porta avanti campagne di attivismo civico, la relazione del governo è molto generica e spesso non contiene riferimenti diretti (tantomeno link) agli atti adottati dall’esecutivo per rispettare gli impegni presi dalla Commissione, cosa che non permette ad analisti e cittadini di verificarne i contenuti. Un problema che Openpolis aveva evidenziato già in autunno, spiegando come i file pubblicati nella sezione open data del portale Italia Domani presentino criticità e incongruenze e non siano stati realizzati “seguendo le più comuni buone pratiche“. Il governo non ha mai risposto e la fondazione qualche giorno fa ha annunciato la decisione di sopperire alle carenze mettendo a disposizione di cittadini e analisti un set di dati aperti ottenuti incrociando diverse fonti. In assenza di dati ufficiali chi vuole toccare con mano il reale stato di avanzamento dei progetti di quest’anno e del prossimo – quando ci sono la bellezza di 102 obiettivi da centrare, tra cui 66 riforme – dovrà passare da lì.
Morale: “Dopo mesi di scarse comunicazioni il governo sembra porre i cittadini ma anche le altre istituzioni e le forze politiche di fronte al fatto compiuto del risultato acquisito. Senza fornire ulteriori spiegazioni”, scrive Openpolis. Un difetto di trasparenza tutt’altro che nuovo. Ma la mole di risorse in gioco questa volta – 235 miliardi complessivi considerando anche il fondo complementare – avrebbe dovuto suggerire di cambiare rotta, considerato che “la storia del nostro Paese insegna che questo modo di fare porta spesso a errori e spreco di risorse pubbliche”.