I responsabili Covid delle scuole di tutt’Italia non hanno fatto un solo giorno di vacanza. Dal 23 ad oggi, i loro telefoni squillano in continuazione: dalla Valle d’Aosta alla Sicilia i casi di studenti e docenti positivi si sono moltiplicati in pochi giorni ma i dati ufficiali non ci sono. Non li ha il ministero dell’Istruzione, non li ha quello della Salute e nemmeno la struttura commissariale. Sapere quanti sono, a livello nazionale, al 28 dicembre, i bambini, i ragazzi e gli insegnanti che si sono rivolti alle strutture sanitarie per fare un tampone molecolare e sono risultati positivi è impossibile anche perché molte famiglie, pur avendo in mano un test autosomministrato positivo, non riescono da giorni a fare un molecolare.
Nel caos dei numeri, l’ottimismo del ministro Bianchi – Un caos che ha messo in crisi i genitori e i presidi che non riescono a prevedere un rientro a scuola tranquillo. L’unico a manifestare serenità è il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che continua a parlare dello 0,5% di studenti contagiati e del 2,4% di casi in quarantena, facendo riferimento a dati della metà di dicembre. Ma non basta. Oggi dalla sua Emilia Romagna, durante l’inaugurazione del nuovo museo “Cervi” a Gattatico, ha aggiunto: “Il tracciamento dei contagi non è in affanno”. Parole che hanno irritato l’ex ministra Lucia Azzolina che nel pomeriggio, ospite della trasmissione “Tagadà” su La7 ha replicato: “Non sono d’accordo con Bianchi. Il problema c’è ed è serio, come confermano i dirigenti scolatici. Purtroppo va detto che in quest’ultimo anno poco è stato fatto per potenziare la capacità di tracciare”.
Il professore ferrarese è l’unico ottimista: “Nella riunione di Governo del 23 dicembre scorso, abbiamo stabilito di dare molte più risorse al generale Figliuolo, che con tutte le Ausl delle regioni d’Italia si sta organizzando per il tracciamento. Sono stati stanziati nove milioni aggiuntivi e tra i 4,5 e i 5 milioni in più per le mascherine. Ora dipende da lui, è in condizioni di poterlo fare”. Ancora una volta tutto sembra essere nelle mani di Figliuolo che a ilfattoquotidiano.it ha confermato di essere presente ad oggi (come fino a qualche giorno fa) solo in sei regioni che hanno chiesto il suo intervento per potenziare il tracciamento, ovvero Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia e Veneto.
Le Regioni si lamentano del mancato aiuto – Lo stesso generale ha ammesso di aver fatto circa 400 tamponi nelle scuole che in tutt’Italia sono otto mila (40.581 plessi): “Un intervento – critica Azzolina – che non può certo essere considerato risolutivo”. In più, da quanto ha riferito l’assessore all’Istruzione Luciano Caveri, ci potrebbe essere la Valle d’Aosta che ha chiesto (ma non ha ancora ottenuto) l’intervento dei militari a supporto dello screening tra i banchi. Sulla questione tracciamento, l’ex ministra non si è risparmiata: “Il promesso intervento dell’esercito non ha prodotto gli effetti sperati. Ora si dice che “ogni Regione metterà a punto un nuovo dispositivo” per il tracciamento. Una pessima notizia. Stiamo chiedendo alle stesse Regioni che da un anno e mezzo arrancano di inventarsi dall’oggi al domani un nuovo piano per uno screening di massa su milioni di studenti. In pochissimi giorni. Un’attribuzione di responsabilità sui Presidenti di Regione non da poco. Mentre nel Paese mancano i tamponi e il personale per farli”.
Gli unici dati disponibili sono vecchi e dicono poco – Altra partita, quella dei numeri: su quelli dati da Bianchi, va fatto un ragionamento. Il ministro cita dati già vecchi, frutto di un monitoraggio fatto dagli uffici di viale Trastevere che va confrontato con i grafici dell’Istituto superiore di Sanità e del ministero della Salute che – a ilfattoquotidiano.it – fa sapere di non avere un numero relativo alla categoria dei docenti. Risultato? Non è possibile sapere quanti maestri e professori sono positivi a livello nazionale. L’unica fonte ufficiale è quella dell’Iss che riporta un aggiornamento fatto al 21 dicembre con l’incidenza per fascia d’età per 100mila abitanti. Confrontando le settimane dal 6 al 12 dicembre e dal 13 al 19 è dimostrato un netto aumento in tutte le fasce in modo particolare tra i più piccoli: da 0 a 9 anni si passa da 350 a 400 circa mentre da 10-19 anni da poco più di 300 a oltre 400. Un picco che non tiene conto di quest’ultimi giorni, dove tantissime famiglie ancora non sono entrare nel sistema di rilevazione nazionale perché non riescono a fare un tampone molecolare.
Le esperienze dei genitori raccontate a ilfattoquotidiano.it – Le esperienze raccontate dai genitori sono la dimostrazione plastica del caos di questi ultimi giorni. “Ho due figli, 12 e 17 anni, entrambi contatti di un positivo al pranzo di Natale – racconta Emilio Bertoncini – L’ASl non ha attivato nessuna quarantena. Loro sono in isolamento fiduciario spontaneo ma prenotare un tampone sul sistema pubblico toscano, nonostante la prescrizione medica, risulta impossibile. A mezzanotte aprono gli slot per il giorno successivo e tutta la Toscana prova a trovare un tampone su prenotatamponi.sanita.toscana.it, ma la possibilità di riuscire è remota”. Stessa situazione in Lombardia: “Alle otto di sera del 24 dicembre – dice Michela – ci è giunta notizia di otto positivi in classe da mia figlia. Siamo ancora in quarantena in assenza di molecolari perché introvabili. Se la situazione è questa o peggiora, mia figlia a gennaio a scuola non la mando. La segnassero pure come assenza”. La musica non cambia per una mamma che ha il figlio a scuola in provincia di Cremona: “Ha avuto un contatto con una compagna di classe risultata positiva il 20 dicembre. Venerdì 24 è stata mandata un’e-mail dalla coordinatrice di classe con la quale informavano della malattia della compagna dando per scontato che i ragazzi, la vigilia di Natale, guardino la casella di posta della scuola. Il 26 dicembre è arrivata la convocazione per fare il tampone a quaranta chilometri da casa il 30 dicembre. Nel frattempo mio figlio è in quarantena? Nessuno ce l’ha specificato”.
I numeri degli studenti positivi forniti dalle Regioni – Alla luce di questa situazione ogni dato potrebbe essere in difetto. Anche Giannelli, numero uno dell’Associazione nazionale presidi spiega: “Non abbiamo il dato complessivo delle classi in quarantena. Non c’è un sistema statistico nazionale dedicato alla raccolta dei casi”. Difficile ottenerli anche dalle Regioni o dagli uffici scolastici regionali che, per ora, non hanno fatto alcun monitoraggio. Ilfattoquotidiano.it lo ha chiesto agli assessorati regionali all’Istruzione e/o della Sanità di Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna, ma gli unici ad aver fornito dei dati dell’ultima ora sono la Valle d’Aosta, la Campania e il Piemonte. Nella prima regione, l’assessore Caveri ha fatto sapere che negli ultimi sei giorni sono state messe in quarantena 60 classi su 1008 ovvero il 5,9%: “Un dato – spiega – in aumento. Al rientro vorremmo fare uno screening a tutti gli studenti ma dovremo fare i conti con il numero di militari sanitari che ci manderanno. Dovrebbero arrivarne quattro dalla struttura commissariale più alcuni alpini locali”.
In Campania, l’assessore Lucia Fortini è stata in grado di dare il dato odierno: 2.019 positivi tra i bambini da 0 a 5 anni; 3.932 dai 6 ai 10 anni; 2.193 tra gli 11 e i 13 anni. In Piemonte, il confronto tra la settimana dal 13 al 19 dicembre e dal 20 al 26 non lascia spazio a commenti: alla primaria si è passati da 785,5 casi ogni 100 mila a 1.0333,6; alle medie da 550 a 705,3 e alle superiori da 392,4 a 705,7. I focolai passano da 172 a 255 e le classi in quarantena da 817 a 1.035. L’attenzione della Regione Piemonte e dell’assessore Elena Chiorino è tutto concentrato sulle vaccinazioni dei bambini della primaria: finora su 246mila studenti hanno partecipato alla campagna in 41mila (17%): “Il nostro obbiettivo è somministrare la prima dose a tutti coloro che hanno aderito in vista della ripartenza della scuola dopo le festività natalizie”. Sicilia e Liguria li hanno ma al 20 dicembre. Nella Regione di Giovanni Toti le classi in quarantena erano 463 su un totale di 8.146. In Sicilia 3.429 studenti positivi su 700 mila (0,48%). “Nella nostra Regione – spiega l’assessore Roberto Lagalla – continueremo a tracciare coloro che sono positivi e a dare la possibilità ai sindaci di chiudere le scuole laddove vi siano dei picchi ma attenzione perché stiamo continuando a mettere in quarantena positivi asintomatici. Non possiamo andare avanti così”.
In vista del rientro di gennaio la sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia sostiene a tutti i costi il ritorno tra i banchi in presenza e chiede a chi di dovere di assicurare il tracciamento necessario. Ma la guerra si è aperta anche sul fronte delle mascherine Ffp2. Giannelli le chiede gratis per tutti gli studenti, numerosi presidi di tutt’Italia le desiderano per tutto il personale. Con loro si è schierata Lucia Azzolina che sempre davanti alle telecamere di Tagadà ha detto: “Servono due cose. Le Ffp2 per tutto il personale e l’obbligo del metro di distanza” assicurato ai suoi tempi dal Comitato tecnico scientifico coordinato da Agostino Miozzo e reso non obbligatorio da Bianchi e dal Cts di Franco Locatelli. Una richiesta respinta al mittente. Fonti vicine a Bianchi fanno sapere che “non è sostenibile” dare le Ffp2 a tutti tant’è – fanno notare dagli uffici di viale Trastevere – che nemmeno Lucia Azzolina le aveva prese in considerazione per studenti e docenti. Unica certezza: con l’apertura della scuola saranno consegnate solo ai maestri dell’infanzia dove i bambini non sono obbligati a indossarla e ai docenti delle classi ove vi sono alunni esentati dalla mascherina. Almeno, per ora.