Quando chiesero a Giovanni Falcone cosa pensasse dell’esercito mandato in Sicilia contro la mafia, lui rispose: “Certo che lo voglio l’esercito. Voglio un esercito di insegnanti perché la mafia teme la cultura”.
Negli anni 90, quando dopo le stragi del ’92 e del ’93 si mobilitarono ed organizzarono le tante persone indomite di questo Paese, tra queste moltissime furono insegnanti e nelle scuole presero ad invitare, tra gli altri, una donna straordinaria che ci ha lasciati qualche anno fa: Rita Borsellino, la sorella del giudice Paolo. Non di rado capitava che le scuole dove Rita incontrava i ragazzi fossero poi vandalizzate a scopo intimidatorio.
Proprio nel giorno in cui apprendevamo la notizia della prima condanna subita dal Ministero dell’Istruzione per la morte della docente Olga Mariasofia D’Emilio, ammalatasi di mesotelioma a causa dell’amianto respirato a scuola, le cronache registravano l’ennesimo crollo di un controsoffitto.
E’ successo in una scuola elementare di Carmagnola, vicino a Torino, una operatrice addetta alla mensa è stata colpita, ferita e portata in ospedale.
La situazione è nota: troppe scuole in Italia sono inadeguate, insicure, prive di certificati anti incendio o antisismici.
Eppure è altrettanto chiaro, almeno a parole, che è con la scuola che si fa o si disfa un Paese: resta la scuola il principale fattore di emancipazione sociale dei nuovi cittadini. E’ la scuola che invera principalmente il comma due dell’articolo tre della nostra Costituzione, là dove la Costituzione ordina alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli di natura economica e sociale che di fatto rendono le persone ingiustamente discriminate.
Nella nostra storia c’è una data che fa da spartiacque: il 22 novembre del 2008.
Era un sabato mattina, all’improvviso il controsoffitto di una classe del Liceo Darwin di Rivoli collassò, e sotto le macerie rimase esanime un giovane di 17 anni, Vito Scafidi.
Tutti quel giorno parlarono di “tragica fatalità”, ma le inchieste stabiliranno che non ci fu altro che la solita, tragica, umanissima irresponsabilità: il killer di Vito non fu il controsoffitto collassato, ma la montagna di macerie che qualcuno aveva “sepolto” nel controsoffitto dopo alcuni lavori di ristrutturazione della scuola stessa e che nessuno per anni aveva rivelato.
Da allora con la famiglia di Vito ed in particolare con la mamma Cinzia, non abbiamo smesso di batterci perché le scuole italiane diventino, tutte (!), sicure e belle, accoglienti per la storia di ciascuno. E’ nato il Fondo Vito Scafidi, e nella passata Legislatura il Parlamento ha istituito per legge la Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole, proprio il 22 novembre.
La strada è ancora lunga, perché non basta avere i soldi e saperli spendere, bisogna mettere ordine tra le norme che regolano le competenze ad intervenire sugli edifici scolastici e bisogna chiarire chi è responsabile di cosa all’interno delle scuole stesse, mettendo ognuno nelle migliori condizioni per esercitare i propri ruoli.
Sempre nella passata Legislatura il governo avevano istituito una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri per favorire il coordinamento degli interventi: uno dei primi provvedimenti del governo giallo-verde, di questa nuova Legislatura, fu quello di abolirla.
Intanto il ministro Bianchi chiede di potenziare l’organizzazione del Ministero con una nuova direzione dedicata alla gestione dei fondi del Pnrr: fosse la volta buona?