Cronaca

Greenpass, il flop dei controlli: a Milano in venti giorni soltanto 346 sanzioni. Nel trasporto locale verifiche solo a campione

Dal 6 dicembre è obbligatorio il certificato rafforzato, dal 24 le FPP2. Per garantire il rispetto delle restrizioni il Viminale ha chiesto ai prefetti controlli "diffusi e serrati". Ma a Milano, dove nel giro di una settimana il tasso di contagio è triplicato, a fronte di 10mila controlli al giorno sono state sanzionate solo 612 persone senza mascherina. Il punto critico? Il trasporto urbano e regionale, dove nessuno a bordo chiede il certificato

Alzi la mano chi è incappato in un controllo. In tre settimane a Milano, dove i contagi sono triplicati nel giro di sette giorni, ne sono stati fatti 202.339. Un numero impressionante ma i sanzionati senza greenpass sono stati appena 346, solo 612 le multe comminate a chi gira per la città senza mascherina. Bastava l’ultimo raduno no-vax sotto la Madonnina per trovarne tanti, in una volta sola. E che dire delle verifiche su 7.560 negozi, che hanno prodotto giusto 121 sanzioni? Sono i dati sull’ondata di controlli straordinari scattata dal 6 dicembre scorso, giorno in cui è entrato in vigore il decreto che introdotto il super-greepass. Ad anticiparli al fattoquotidiano.it è la Prefettura di Milano, che da tre settimane ha messo in campo 100 pattuglie al giorno. I risultati suggeriscono tre possibilità: a) di punto in bianco siamo finalmente tutti ligi alle regole; b) l’importo delle sanzioni fino a mille euro è un deterrente efficace; c) le modalità di controllo, specie sui mezzi pubblici, non sono adeguate.
Il fronte più critico sembra proprio quello dei trasporti. Milioni di persone li prendono ogni giorno e sono informati dalla tv e dal governo che devono esibire il green pass a bordo (da dicembre) e mettere la ffp2 (da Natale). Poi scoprono che non è così, di sicuro non per il trasporto locale e regionale dove – contrariamente a quanto si pensi – non si controlla chi è a bordo del mezzo: il controllo avviene a campione, nelle stazioni e lungo le fermate. Le motivazioni sono diverse. Tutta la questione, in linea generale, è stata affrontata dalle autorità con logica da “ordine pubblico”, non propriamente sanitaria, e come tale è stata rimessa ai prefetti. Alla vigilia del del decreto n.52/2021 hanno ricevuto dal Ministero degli Interni l’indicazione a predisporli “prioritariamente a carattere preventivo”, che siano poi “diffusi e serrati”, nei diversi ambiti individuati dall’art. 9, vale a dire sui mezzi pubblici di traposto.

I prefetti hanno dunque stilato – in accordo coi comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica – il loro “Piano per l’effettuazione dei controlli” per la città. Settimanalmente trasmettono al Viminale un report aggiornato delle attività svolte negli ambiti territoriali di competenza. Statistiche alla mano, si capisce se lo sforzo dà i risultati sperati e se emergono criticità. A Milano, dove il prefetto Renato Saccone deve vedersela anche con le manifestazioni no greenpass, si è decisa una politica non punitiva ma di persuasione e prevenzione. Tre giorni prima del decreto, il prefetto ha stabilito che i controlli alle stazioni avvengano non a bordo dei mezzi bensì “in contesti di luogo adeguati allo scopo”, vale a dire prevalentemente nelle stazioni e lungo le banchine delle fermate, e a campione. La scelta, va detto, è dettata anche dalla necessità di non incidere negativamente sulla mobilità.

A fare i controlli “in via ordinaria” sono gli operatori dei “gestori incaricati pubblico servizio”, i classici controllori insomma, ma “sempre affiancati dalle Forze dell’Ordine”. E infatti a tutti gli operatori impegnati nei sevizi spetta, fino al 31.12.2021, la corresponsione dell’indennità di ordine pubblico. A eseguirli sono pattuglie miste, composte da carabinieri, finanzieri, polizia ferroviaria e locale. La media attuale dei controlli, riferiscono fonti della Prefettura al fattoquotidiano.it, è di circa 10mila al giorno, il 20% riguarda il trasporto regionale.

TreNord, che gestisce la rete di 460 stazioni dislocate lungo 2mila chilometri, conferma che il controllore non chiede il greenpass e non multa per l’assenza di mascherine, perché questo compito è demandato ai gruppo interforze espressamente dedicati dalla Prefettura. La società rimarca però di contribuire a questo lavoro con il distaccamento di 130 addetti che, sempre a campione nelle stazioni e non a bordo, effettuano i controlli di legge. Del resto, va detto, TreNord gestisce 2.300 corse quotidiane, sarebbe stato difficile dispiegare personale di bordo o incaricare il controllore di eseguire attività sanzionatoria per un ambito di sicurezza diverso dall’incarico di servizio. Lo stesso vale per i mezzi Atm di superficie e per la metropolitana.