1. Quest’anno per la prima posizione sul podio dei programmi da ricordare non c’è partita. Vince di gran lunga Via dei Matti numero zero, la striscia quotidiana che per diverse settimane ha occupato il preserale di Rai tre. Un vero piccolo (solo per dimensioni) capolavoro in cui Stefano Bollani riesce a condensare divulgazione culturale e intrattenimento leggero, avanguardia e divertimento, la fantasia di uno showman e il rigore di uno studioso. D’altronde quando per dare il titolo al programma si cita Sergio Endrigo e una delle sue meravigliose filastrocche, ci sono già le premesse per un esito felice.

Qualcuno ha avanzato dei dubbi sulla “recitazione” di Valentina Cenni nel corso delle presentazioni e dei commenti, ritenta troppo enfatica. A me pare che ci fosse invece una bella componente di autoironia. Piuttosto è lecita la domanda sulla possibilità di trasformare la striscia di pochi minuti in un’intera prima serata, là dove si fatica molto a costruire un intrattenimento di alta qualità. Non è detto che il trasferimento e l’ampliamento riescano, ma vista la situazione drammatica del genere nell’attuale tv un tentativo forse varrebbe la pena.

2. Ne ho già parlato su questo blog in occasione della sua messa in onda, ma in sede di bilancio non si può rinunciare all’inserimento in classifica dello speciale in due puntate dedicato al centenario del Pci, realizzato da Toni Capuozzo e Vanni De Lucia e messo in onda da Focus, non a caso, attorno al Primo Maggio. E’ il racconto di un viaggio tra i luoghi, i simboli, le figure rappresentativi della storia del Partito comunista, che i due amici fanno a bordo di un vecchio furgone di fabbricazione sovietica.

Tra i due c’è una bella dialettica visto che uno tende a sottolineare gli aspetti più critici e l’altro i più gloriosi di una storia che ha segnato non solo la vita politica della nazione ma anche la cultura, il costume e la vita quotidiana, il tempo libero di una consistente parte degli italiani. Il tutto è portato avanti non solo “sine ira et studio”, ma soprattutto senza guardare a quell’esperienza con sufficienza, come per una gentile concessione alla nostalgia degli ingenui che sono vissuti nell’errore. Il racconto del Pci nell’anno del centenario proposto da Focus è stato molto più coinvolgente di quello pur interessante fatto da Ezio Mauro per Rai tre.

Insomma, alla fine la migliore celebrazione del centenario del Partito comunista l’ha fatta una tv di Berlusconi. E questa è una bella sorpresa, a meno che non rientrasse già nella strategia di aperture ecumeniche studiata per ottenere i voti per il Quirinale…

3. Per conoscere chi si trova al terzo posto nel podio dei buoni, avanzare alla lista dei cattivi, come nel gioco dell’oca. D’altronde, siamo in giorni in cui i giochi da tavolo hanno grande fortuna…

4. Dunque ad aprire questa lista c’è un episodio accaduto tra la fine di ottobre e i primi di novembre. Nel giro di pochi giorni la Rai mise in onda due documentari simili per l’argomento e per la buona qualità. Il primo su Rai due era dedicato a Marcello Mastroianni nella 25esima ricorrenza della morte, il secondo a Monica Vitti in occasione del suo 90esimo compleanno. Di diversa origine, francese prodotto anni fa dalla mitica Arte France quello su Mastroianni, appena realizzato da Fabrizio Corallo quello sulla Vitti, i due prodotti erano entrambi eccellenti, ricchi di testimonianze e informazioni, originali nell’interpretazione della figura dei due personaggi.

Starebbero benissimo nella precedente categoria, se non ci fosse un particolare. Entrambi hanno avuto un’audience bassissima con share di poco superiore al 2%. E qui non ce la si può cavare con la storia delle perle ai porci, del pubblico televisivo dal gusto ormai corrotto da tanta spazzatura. Se si crede in un programma bisogna saperlo collocare nel modo migliore. Questa è la televisione, questa è la responsabilità delle reti, che nel caso specifico avrebbero dovuto provvedere alla promozione dei prodotti, alla trasformazione in un piccolo evento di una serata che è rimasta anonima, confusa tra tante altre. Altrimenti si finisce nella lista nera…

5. Dove si è conquistato un posto In onda, il talk che su La 7 sostituisce nei periodi di vacanza e nelle feste comandate il ben più valido Otto e mezzo. Che la doppia conduzione di un talk sia una boiata pazzesca, un modo per imbrogliare le carte, è una cosa ormai risaputa. Non a caso nella confusione ci sguazzava allegramente Giuliano Ferrara quando co-conduceva Otto e mezzo, prima che il programma fosse affidato alle più sapienti cure di Lilli Gruber in solitaria.

Ora la pessima idea è stata affidata a Concita De Gregorio e David Parenzo e quel che ne viene fuori è un programma tutto sbagliato. A partire dai fondamentali: dalla prossemica, per cui non si capisce mai a chi si rivolgono le persone sedute dalla stessa parte di un tavolo, dai turni di parola che sembrano stabiliti a caso, per un capriccio, dai ruoli in commedia in cui non è chiaro chi è il padrone di casa e chi l’ospite. Spiace per Parenzo, un bravo giornalista che, già vittima in radio per mesi delle intemperanze un po’ volgari di Cruciani, d’estate e tutte le domeniche si deve sorbire pure il birignao di Concita.

6. Ma il peggio del peggio nel 2021 non ha rivali. E’ quello che è accaduto il 16 settembre a Forum dove la conduttrice Barbara Palombelli, affrontando i casi di femminicidio, ha dichiarato che occorre verificare se “c’è stato un comportamento esasperante, aggressivo anche dall’altra parte…. dobbiamo in questa sede, soprattutto in un tribunale, esaminare tutte le ipotesi”. Le polemiche si sono concentrate sulla prima parte un po’ azzardata della dichiarazione, ma la cosa più grave è la seconda.

Certo, in un tribunale si esaminano tutte le ipotesi e si tiene pure conto delle attenuanti, ma lì non siamo affatto in tribunale, siamo in tv, in piena finzione, nella recita di un processo. Confondere i due piani è una ingenuità (?) gravissima, di un dilettantismo pericoloso. Se, come diceva Popper, fosse obbligatoria una patente per chi fa televisione, questo è un caso tipico di ritiro immediato.

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