I cambiamenti passano per una connessione potente con l’ambiente che ci circonda, dalle foreste alle spiagge, dal mare alle montagne, dagli alberi agli animali, dagli orti alle persone che ci circondano. Una connessione con il pianeta per avvinghiarci alla sua bellezza, alla sua straordinaria unicità, ancor prima che a tutte le straordinarie forme di vita nate su questo mondo blu. Una connessione necessaria per riparare le profonde ferite aperte e sanguinanti che l’attuale modello di sviluppo della crescita infinita e dello sfruttamento infinito causano a tutti noi, all’ambiente e alle specie viventi intorno a noi.

Questa follia di prezzare ogni forma di vita, ogni relazione, ogni ecosistema è una forma di potere che ci sta schiacciando e sta distruggendo le condizioni per una nostra permanenza lunga su questo pianeta. Le future generazioni lo hanno compreso. I partiti attuali si dividono tra quelli che balbettano e quelli che rallentano e soffocano il cambiamento reale di cui abbiamo bisogno, perché arresi o conquistati dalle pressioni delle lobby e dello status quo, o chiusi nell’orizzonte del minuto successivo, bloccano la strada verso la trasformazione della società in un luogo desiderabile, nella nostra casa, dove sono in equilibrio tutti gli elementi.

Il nuovo M5S con Giuseppe Conte imbocca una strada nuova, al servizio di una nuova evoluzione della società, che costruisca antidoti, che impari dalle comunità che ce la fanno, che riconosca i bisogni reali, che utilizzi tutte le informazioni scientifiche e ai dati che sono già in nostro possesso. A questo servirà la Scuola di Formazione, la nascita dei Forum del Movimento 5 Stelle e i gruppi territoriali che saranno lo spazio per riscrivere il modello di partecipazione e di trasparenza, attraverso lo studio degli open data come diritto alla conoscenza e accesso alle fonti dirette senza manipolazione dei partiti, dei governi e delle tv.

Bisogna costruire nuove cellule politiche, gruppi di benessere sostenibile che diventino antidoti all’attuale emergenze democratiche, che producano con la pratica e azioni quotidiane la riduzione delle disuguaglianze e che sappiano invertire la rotta sulle devastazioni ambientali. Immagino queste nuove cellule politiche come una sorta di evoluzione dei gruppi di acquisto solidale che siano loro stessi pensiero, forma e azione di autogoverni comunitari agendo sulla formazione, sul coworking, sulla creazione di comunità energetiche, di comunità di sostegno alla salute e su ogni attività che diventa più facile da realizzare in forma collettiva e troppo difficile da realizzare in forma individuale.

Il vuoto del nostro viaggio individuale può tornare a vibrare e a innamorare se diventa collettivo, se si può toccare, ascoltare, vedere e amare. L’inquietudine, il senso di marcio, il sapore del tradimento dietro la lingua può trovare spazio in una ricerca collettiva e nella costruzione di un modello alternativo al pensiero unico del neoliberismo. Come sono caduti tutti gli imperi sta crollando anche questo ma non possiamo aspettare le macerie o le barbarie. Dobbiamo costruire ora l’alternativa e demolire il palazzo con cariche controllate in modo che non produca vittime collaterali ma imploda su se stesso.

Il nuovo modello da costruire deve essere capace di condurci in luoghi diversi dalla distruzione e dalla distrazione, luoghi diversi dalle disuguaglianze e dalle discriminazioni, luoghi in cui andare in massa, noi, il 99% dei cittadini a cui viene propinato un grande show che nasconde il fallimento dell’attuale modello economico nel garantire un benessere duraturo e la sopravvivenza della specie umana.

Sappiamo che la risorsa più preziosa è il tempo, che l’unico senso sono le relazioni, che il nostro habitat naturale è la natura, la nostra terra promessa è questo pianeta, il nostro paradiso è oggi, che il nostro nemico non si annida più dietro un cespuglio con i suoi denti affilati, o nei terreni duri per l’aratro ma in quelli inquinati, nelle montagne sventrate, nelle foreste che bruciano, nei ghiacciai che si sciolgono e nelle ecatombe della biodiversità, negli ecosistemi che collassano, per sempre. Ma tutto questo diventa un mix esplosivo se si somma alla fame, ai morti di inquinamento, alla povertà, all’assenza di dignità. Il nostro nemico è nel modello che abbiamo impiantato nella nostra materia grigia sotto la calotta cranica, ed è un modello falso, malato, avido e antiscientifico.

Sappiamo che la cultura è il nostro nutrimento, che la formazione e la conoscenza sono la nostra leva e la nuova dimensione della rivolta, che la curiosità e l’apprendimento sono la nostra strada che ci libera dalle catene. Tocca a noi rivoluzionare il sistema politico globale, non perché siamo ambiziosi, ma perché nessun altro lo farà per noi. Possiamo partire da un cambiamento prima interno e poi esterno. Dobbiamo riconoscere il nostro ecosistema e rigenerarlo.

Le domande sono nuove, le risposte anche e non possiamo aver paura di sfidare le convenzioni.

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