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Mauro da Mantova morto, parla David Parenzo: “Era una vittima”. Un’infermiera: “Abbiamo fatto di tutto ma siamo stanchi di essere insultati”

Il conduttore e giornalista parla al Corriere della morte di Mauro Buratti - alias Mauro da Mantova - e dei No Vax: "Quelli che davvero mi fanno paura sono i cosiddetti intellettuali che mettono in dubbio l'efficacia dei vaccini. E poi se gli chiedi se sono vaccinati non te lo vogliono dire. Perché in realtà lo sono tutti. Ma chi li ascolta gli dà più credito di quello che dà a Mauro il carrozziere". La testimonianza dell'infermiera: "Era una persona e lo abbiamo curato con ogni mezzo. Ma siamo stanchi di essere derisi e insultati da chi deve poi ricorrere a noi quando si trova l'acqua alla gola"

“Spero solo che la tua storia serva da esempio a chi alimenta ancora dubbi sull’efficacia dei vaccini. Riposa in pace vecchio complottista“. Così il conduttore radiofonico de La Zanzara (Radio 24) David Parenzo ha ricordato su Twitter Mauro da Mantova, il No Vax della trasmissione morto il 27 dicembre dopo aver contratto il Covid. I due si erano scontrati verbalmente ed insultati più di una volta proprio per le differenti posizioni riguardo al Coronavirus e ai vaccini. Ora, al Corriere della Sera, Parenzo ha commentato la notizia della scomparsa: “Al di là della sua fine drammatica, che non mi ha lasciato indifferente, in realtà io penso che lui sia una vittima. Non solo di sè stesso” .

In seguito ha spiegato: “Quelli che davvero mi fanno paura sono i cosiddetti intellettuali, politici o giornalisti, che mettono in dubbio l’efficacia dei vaccini. E poi se gli chiedi se sono vaccinati non te lo vogliono dire. Perché in realtà lo sono tutti. Ma chi li ascolta gli dà più credito di quello che dà a Mauro il carrozziere”. Poi ancora parlando di Mauro Buratti (questo il vero nome dell'”interventista” No Vax scomparso a 61 anni): “Lui era arrivato a La Zanzara da sé. Quando ha chiamato, come accade per altri, Giuseppe (Cruciani, ndr) ed io abbiamo intuito quel suo lato grottesco che era anche autentico”, ha ricordato. Infine ha concluso: “L’impatto emotivo è molto forte, lo vedo dai messaggi che ci arrivano, e spero che la sua morte serva a convincere gli irriducibili. C’è chi dice che non avrebbero dovuto curarlo, io invece dico: sì. A parte una quota di delirio, i No Vax vanno curati, rassicurati e informati. Sono vittime delle proprie legittime paure e di chi le solletica per interesse. Si creano una bolla e credo che la morte di Mauro possa aiutare a bucare proprio quella bolla”.

Sempre al Corriere, ha parlato anche Enrico Polati, direttore del reparto di terapia intensiva di Borgo Trento (Verona), dove Mauro da Mantova era stato ricoverato. “Il paziente – ha raccontato -, era arrivato nel nostro ospedale già in condizioni disperate. Abbiamo fatto di tutto e di più, ma la malattia è stata inesorabile. È rimasto in terapia intensiva 22 giorni”. Poi ha aggiunto: “Abbiamo sempre un contatto di riferimento che sentiamo una volta al giorno. Nel caso di questo paziente era la figlia, con cui ci siamo sempre sentiti”. Stando alla testimonianza di un’infermiera, Buratti non è stato un paziente facile, e non solo per le condizioni di salute: “La spocchia che mostrava in radio è appena il 10% di quella che ha fatto vedere di persona quando è arrivato in Pronto Soccorso”. Infine ha concluso dicendo: “Era una persona e lo abbiamo curato con ogni mezzo. Ma siamo stanchi di essere derisi e insultati da chi deve poi ricorrere a noi quando si trova l’acqua alla gola” .