L’Impluvium non è solo un raccoglitore d’acqua utilizzato ai tempi di quegli intelligentoni degli antichi romani. Secondo la visione di Klaus è una metafora di vita
In un mondo accelerato che chiede una specializzazione per ogni cosa, Klaus Schumerk (mi devo impegnare molto per non sbagliare il cognome) manda a dire che un architetto deve saper disegnare tutto: dalla maniglia all’Impluvium. E lui se ne è costruito uno. L’Impluvium non è solo un raccoglitore d’acqua utilizzato ai tempi di quegli intelligentoni degli antichi romani. Secondo la visione di Klaus è una metafora di vita. E ne ha fatto un’installazione di sei metri nella galleria di Sabato Angiero che invita artisti da tutto il mondo e gli consegna uno spazio (praticamente carte blanche) da riempire di creatività. Il sogno di ogni artista, anche quello di Klaus. Erede del pensiero di Karl Fredrich Schinkel, il totem dell’architettura moderna, Klaus ha una gentilezza di altri tempi e una determinazione teutonica/merkeliana.
Nato in Germania già sogna l’Italia e a 5 anni cerca di scappare seguendo la rotta degli uccelli migratori. Ha appena terminato il Museo Nazionale della Norvegia a Oslo e sta lavorando al Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia. A denti stretti ammette: “Tutto ciò che è pubblico, è un mezzo disastro. Non importa a quale latitudine”. Intanto tiene seminari nelle Università sparse per il mondo, sposato con l’avvocato napoletano Pia Baldassarre ha appena finito di ristrutturare il piano nobiliare di Palazzo Carignani. Piazza Plebiscito e Palazzo Reale, un palcoscenico ai suoi piedi. Bellezza si aggiunge a Bellezza.
Sabato invece fa un altro lavoro, il macchinista dei treni della circumvesuviana, durante la settimana porta il trenino ciù ciù ciù e il fine settimana crea tendenze. Lo chiamano il Gagosian di Nola. Nell’Impluvium cadono poche gocce, a ritmo zen, nella penombra i cerchi riflessi sul muro danno un effetto ipnotico, dentro il “Body Tale” (così si chiama la messa in opera di Klaus) si muove oscillante, la performer Mena Risciano seguendo un punto luce. È il principio della speranza.
Era di Nola anche Giordano Bruno, il filosofo condannato al rogo per eresia e poi rivalutato per il suo pensiero rivoluzionario, oggi una statua lignea a testa in giù lo ricorda nella sala del Comune. Nola, colta e ridente cittadina di provincia, anche il sindaco Manfredi e sua moglie Cettina, medico dell’Ospedale di Nola, sono nati e cresciuti qui. E stanno insieme dai tempi del liceo. La forza della solidità della coppia. L’uno non può esistere senza l’altro. Ce lo ricorda Klaus che nella sua installazione in movimento si rifà al filosofo greco Eraclito secondo il quale c’è un unico principio che governa il mondo: logos che significa al tempo stesso parola, discorso e principio ultimo. Tutto è uno. Anche quando Sabato/Gagosian da una pentola di coccio serve una verace pasta e fagioli.