Sappiamo che chi ama l’ambiente gode della nomea di menagramo, di rompiballe (“quelli del no”), addirittura di “radical chic” (Cingolani). Ma domandiamoci: c’è forse di che stare allegri, o almeno ottimisti? Vediamo un po’ cosa è successo in questo ultimo anno in Italia.
Probabilmente basterebbe prendere atto che si ha un Presidente del Consiglio estremamente gradito a Confindustria (“ovazione per Draghi”), per chiudere qui ogni discorso. Liberismo e tutela dell’ambiente ovviamente confliggono: solo un demente può pensare che il mercato si autoregoli in modo da salvaguardare la natura che ci circonda. Adam Smith nacque circa tre secoli fa… Ma siamo buoni, andiamo oltre e guardiamo a fatti e dichiarazioni.
L’uomo vive di acqua, aria, suolo. Su questo penso che siamo tutti d’accordo, ambientalisti o liberisti.
Acqua. Nel 2011 gli italiani si espressero chiaramente contro la privatizzazione della risorsa. Bene, non solo la volontà popolare è stata disattesa in questo decennio in cui si sono alternati governi di varie tendenze, ma si va sempre più in senso contrario. Un recente emendamento notturno dell’attuale compagine apre la porta a S.p.a. ad azionariato anche privato nella gestione dell’acqua dei piccoli comuni.
Del resto, da buon alfiere del capitalismo, Draghi è coerente con se stesso, visto che dieci anni addietro firmò con Jean-Claude Trichet, come Bce, una lettera inviata all’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Berlusconi invitandolo alla “piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali”. E quando l’acqua sarà tutta in mano privata, il passo perché sia quotata in borsa e divenga oggetto di speculazioni è purtroppo breve.
Sempre l’acqua. “Sono seriamente preoccupato dall’entità dell’inquinamento da Pfas in alcune aree della Regione Veneto. Più di 300mila persone sono state colpite dalla contaminazione dell’acqua, compresa l’acqua potabile. I residenti hanno sofferto gravi problemi di salute, come infertilità, aborti e diverse forme di tumori”. A parlare non è un ambientalista, bensì Marcos A. Orellana, dell’Onu, incaricato di riferire sui diritti umani. Lo stesso che afferma di essere preoccupato per la prescrizione dei reati contro l’ambiente che la riforma Cartabia porta con sé.
Aria. Si continua giustamente ad essere preoccupati per il Covid (anche se non ci si preoccupa di capire perché è insorto: è forse scomodo?). Ma si continua a tacere dei morti per inquinamento in Pianura Padana, molti dei quali periscono con il Covid e non già a causa del Covid. Quasi che i morti per inquinamento fossero solo effetti collaterali, sgradevoli finché si vuole, dello sviluppo.
Suolo. L’Ispra ha accertato che nel 2020 il consumo di suolo si è attestato sui due metri quadrati al secondo. Nulla lascia presagire che sia diminuito nel 2021. E comunque, grazie anche solo ai cantieri delle grandi opere e alla green economy dei pannelli solari a terra, è lecito pensare che ci sarà un sensibile balzo in avanti. Fra le grandi opere in bella evidenza le nuove tratte di AV, che, come ricorda Marco Ponti, sono utili solo ai costruttori e ai più ricchi.
Altre notizie in breve. Cingolani si è dichiarato favorevole al nucleare, dimostrando quanto sia opportuno che gli sia stato assegnato il ministero della transizione ecologica (!). Lo stesso Cingolani, a riprova di quanto ami la natura, si è espresso a favore del possibile abbattimento di lupi. E, a proposito di grandi mammiferi, il Trentino deporta in un lager ungherese l’Orso M57, in barba alla sentenza del Consiglio di Stato che lo voleva in libertà. Detto delle notizie negative riguardo all’ambiente, passiamo alle positive.
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E il nuovo anno? Già sappiamo che ci porterà spese militari per oltre 25 miliardi. Ma non è neanche giusto prendersela con chi governa se le cose vanno male, posto che i peggiori sono addirittura i più amati. Leggasi ad esempio Zaia in Veneto con il suo consumo di suolo e il suo inquinamento di aria ed acqua, e Sala a Milano, che consente di abbattere lo stadio di San Siro solo per favorire gli interessi privatissimi di Milan e Inter. In fondo è così, alla gente questi personaggi stanno bene, li rappresentano appieno.
Dimenticavo: il 2021 ci ha regalato anche le autobiografie di due rappresentanti del partito che sta scomparendo dalla scena: Luigi Di Maio e Danilo Toninelli. I titoli: “Un amore chiamato politica” e “Non mollare mai. La storia del ministro più attaccato di sempre”. È anche giusto staccare un po’ ogni tanto dalla triste realtà che ci circonda e lasciare spazio al buonumore.