L’euro compie 20 anni. E, tutto sommato, in questi due decenni sembra aver acquistato vigore seppur con alti e bassi. Oggi la moneta unica europea è utilizzata in 19 paesi dove abitano 350 milioni di persone. Più in generale è la valuta più utilizzata al mondo dopo il dollaro. Significa che anche paesi che non la adottano la utilizzano per gestire scambi commerciali o emettere obbligazioni denominate in euro. Fuori dagli Stati Uniti circolano dollari per un ammontare pari a 13mila miliardi, fuori dai paesi euro so trovano 3,4 mila miliardi di euro. “L’euro è la seconda moneta di riserva a livello mondiale e il suo peso nei mercati finanziari sta aumentando anche grazie alle emissioni di debito comune nell’ambito di Next Generation Ue. Ma per quanto possiamo essere fieri di questi successi, la casa comune dell’euro rimane incompleta. L’unione monetaria c’è: dobbiamo ora finire di costruire quella economica e fiscale. Vincere questa sfida dovrà essere la priorità per il terzo decennio della nostra moneta europea.”, ha detto oggi il commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni in occasione del ventennale.

I primi passi verso l’euro furono compiuti nel 1988 quando l’allora presidente della Commissione Ue, il francese Jacques Delors, europeista e uno dei padri dell’Unione, mise in piedi un comitato ad hoc i cui lavori gettarono le basi per il trattato di Maastricht, firmato nella cittadina olandese nel 1992 dopo duri negoziati e che costituì le fondamenta della moneta unica europea. In particolate il trattato fissava i parametri di finanza pubblica richiesti ai paesi che avessero voluto adottare la moneta unica. Sono le famose regole del 3% del Pil come soglia massima di deficit e del 60% come limite per il debito. Già all’epoca l’Italia e il Belgio eccedevano quest’ultima cifra, tuttavia visto il peso geopolitico del paese, membro fondante della Comunità europea per Roma fu disposta una deroga con l’impegno a riportare gradualmente il debito al di sotto del 60%.

La Francia di François Mitterand ottiene la promessa che la moneta unica diventi realtà non più tardi del 1999. La Germania, restia ad abbondonare il suo marco, ottiene in garanzia una banca centrale disegnata sul modello della Bundesbank tedesca con la lotta all’eccessiva inflazione come compito principale. Alla fine il passaggio all’euro, e quindi ad una moneta più debole rispetto al marco, ha avuto l’effetto di favorire la costante crescita delle esportazioni di Berlino. Vantaggio che sembra aver superato quello ottenuto dai paesi meno virtusoi in termini di minori interessi da pagare sul debito pubblico. Non mancano incidenti di percorso, come la bocciatura del Trattato e della moneta unica nel referendum indetto dalla Danimarca.

La Bce diventa operativa nel 1998 e il primo gennaio 1999 viene lanciato l’euro come moneta ufficiale di 11 Paesi (Germania, Francia, Belgio, Lussemburgo, Olanda, Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Finlandia e Austria. Nel 2001 si aggancia la Grecia e da Atene partirà nel 2009 la crisi più grave che la moneta unica ha dovuto attraversare nei suoi primi 20 anni. Il primo gennaio 2002 vengono messe in circolazione le banconote e monete in euro, e ritirate le valute nazionali. Da allora si sono aggiunti alla moneta unica Slovenia (2007), Cipro e Malta (2008), Slovacchia (2009) e poi Estonia (2011), Lettonia (2014) e Lituania (2015). Alla guida della Banca centrale europea, con sede a Francoforte, e quindi dell’euro c’è oggi la francese Christine Lagarde. Prima di lei si sono avvicendati l’italiano Mario Draghi (2011- 2019), il francese Jean Claude Trichet (2003 – 2011) e l’olandese Wim Duisenberg.

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