La donna, al secolo Assunta Maresca, è morta ieri all’età di 86 anni nella sua casa di Castellamare di Stabia. Incinta al sesto mese di gravidanza, vendicò la morte del marito ucciso da Antonio Esposito, che era stato suo testimone di nozze
Sfidò il boss Raffaele Cutolo ed ebbe anche una carriera di attrice. Pupetta Maresca, al secolo Assunta Maresca, è morta ieri all’età di 86 anni. La donna, come riferiscono i quotidiani locali, è spirata nella sua casa a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli. A 20 anni, nel 1955, sposò il del boss Pasquale Simonetti, detto ‘Pascalone ‘e Nola, del quale rimase vedova qualche mese più tardi. Incinta al sesto mese di gravidanza, vendicò la morte del marito ucciso da Antonio Esposito, che era stato suo testimone di nozze. Per gli inquirenti, quell’omicidio, si inseriva nella guerra tra clan per il poter precedente alla ‘camorra cutoliana’ Fu arrestata e condannata a 13 anni e 4 mesi per omicidio, ma graziata dopo oltre 10 anni di carcere. Fu accusata di essere la mandante dell’omicidio di Ciro Galli (uomo di Raffaele Cutolo), ucciso nel 1981 per vendetta trasversale. Il pm chiese l’ergastolo, ma nel 1985 fu assolta per mancanza di prove.
“Ho pagato con lacrime e affanno le mie scelte. La prima volta perché l’uomo a cui ho sparato avrebbe fatto lo stesso con me. Cosa dovevo fare, farmi uccidere? Ero incinta. Mi veniva incontro con il braccio teso e la pistola in pugno. Con lui c’erano i suoi killer. Io mi sono difesa” disse il giorno dopo la messa in onda della prima puntata della fiction interpretata da Manuela Arcuri nel 2013. “Ma il carcere che mi ha fatto veramente male è stato quando sono stata arrestata la seconda volta, per avere parlato di Cutolo che a quei tempi uccideva tutti i giorni – ricordava in quell’occasione – io urlavo nel carcere, per l’ingiustizia che avevo subito, quattro anni per aver detto che Cutolo era sostenuto dalla politica. È vero, l’ho minacciato di morte. Lui minacciava i miei fratelli e io avevo davanti agli occhi mio padre che piangeva. Crede che la camorra avrebbe mandato una donna a fare minacce in pubblico? Il mio è stato un impeto di rabbia, che ho pagato amaramente. Desidero ancora una carezza da mia madre, una carezza che non ho mai avuto”.
Infatti il 13 febbraio 1982, in piena guerra tra Nco e Nf (Nuova famiglia), Pupetta Maresca indisse una conferenza stampa, nel corso della quale minacciò apertamente Raffaele Cutolo e la Nuova Camorra Organizzata: “Se per Nuova Famiglia si intende tutta quella gente che si difende dallo strapotere di quest’uomo, allora mi ritengo affiliata a questa organizzazione”. Poco dopo fu arrestata perché accusata di aver ordinato l’omicidio di Aldo Semerari, il criminologo e psichiatra che aveva dichiarato pazzo Cutolo, in seguito fu assolta. Fu assolta anche dalle successive accuse di tentata estorsione ad una banca e di traffico di stupefacenti. Nel 1986 la sezione misure di prevenzione del tribunale di Napoli stabilì che apparteneva alla camorra come affiliata alla Nuova Famiglia. Per tale ragione ordinò la confisca dei beni. Nel 1974 il figlio Pasquale fu ucciso in un agguato. Il suo corpo non fu mai ritrovato, ma secondo alcuni, venne rapito, legato a un sasso e gettato in mare. Pasquale non aveva accettato la relazione della madre con Umberto Ammaturo (dal quale la donna ebbe due gemelli) e più volte lo aveva minacciato. Dell’omicidio fu subito sospettato Ammaturo, ma Pupetta non accettò mai del tutto questa ipotesi. Maresca era stata reginetta di bellezza vincendo il titolo di Miss Rovigliano nel 1953, e nel 1967, recitò come attrice nel film Delitto a Posillipo vagamente ispirato alla sua vita e alla vicenda giudiziaria che l’aveva resa nota e portata in carcere. Chiusa la parentesi cinematografica, si dedicò a due negozi di abbigliamento.