Quasi un anno fa, l’attuale amministrazione Usa ha iniziato a delineare chiaramente le sue politiche. Tuttavia, un anno dopo due sono gli scenari: o la strategia non era chiara, o l’approccio previsto non ha funzionato.
Tra le priorità vi era il contenimento della Cina e della Russia. Infatti, in una delle sue dichiarazioni, il direttore della Cia William Burns ha affermato che la leadership cinese pone il più grande test geopolitico per gli Stati Uniti, confermando che il suo approccio all’intelligence si concentrerà sulla Cina evidenziando quattro priorità cruciali e interrelate che modelleranno il suo approccio alla guida della Cia: Cina, tecnologia, persone e partnership.
Un rapido sguardo all’anno passato suggerisce che l’amministrazione statunitense non è riuscita a costruire una solida coalizione di alleati per affrontare queste sfide. Questo livello di cambiamento globale della politica richiede una strategia di alleanze e soprattutto una chiara visione comune. Non si tratta di uno scontro ideologico sul modello guerra fredda, ma richiede comunque la costruzione di un blocco di alleati che condividano la stessa visione e gli stessi interessi.
Invece, ci sono stati alcuni incidenti quest’anno con diversi paesi che dovevano essere pro Stati Uniti, come ad esempio la Francia, o la questione dell’interruzione del contratto per i sottomarini con l’Australia. Tutte situazioni che hanno mostrato come gli Stati Uniti stiano faticando a convincere i loro alleati tradizionali ad adottare la sua stessa strategia.
Il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan ha chiaramente creato dubbi e insicurezza tra gli alleati. Riconoscere ufficialmente i talebani ha inaugurato una nuova fase in cui alleati e rivali insoddisfatti hanno adottato l’approccio di mettere in discussione le politiche statunitensi. L’approccio russo sembra essere molto tattico, non solo affrontando le potenziali conseguenze in Afghanistan, ma facendo passi di avvicinamento a livello militare con un paese importante come l’India, che doveva essere uno dei pilastri degli Stati Uniti nel contenere le politiche cinesi.
Un altro passo tattico è stato fatto in Georgia che rappresentava un serio rischio di inondare l’Ue, grande alleato degli Usa, con una nuova ondata di rifugiati e un altro ancora in Ucraina che ha creato il rischio di trascinare sia l’Ue che la Nato in un conflitto.
Parlando di Medio Oriente, non c’è ancora una strategia chiara verso la Siria o su come affrontare la crisi in corso in Libano. Persiste la fragile situazione in Iraq e ci sono visioni contrastanti tra gli alleati degli Stati Uniti nella regione e su come affrontare questioni come la Libia o il Sudan. Allo stesso tempo, le relazioni storiche con i paesi del Golfo non sembrano al massimo. Per esempio, il famoso accordo per i jet da combattimento F-35 con gli Emirati Arabi Uniti è stato sospeso, anche se avrebbe dovuto seguire immediatamente l’accordo di pace che Abu Dhabi ha fatto con Israele. Prima di questo, ci sono stati alcuni rapporti secondo cui le agenzie di intelligence statunitensi hanno trovato prove riguardanti i lavori di costruzione di quello che credevano fosse un impianto militare cinese segreto negli Emirati Arabi Uniti, che ha richiesto l’intervento degli Stati Uniti per fermarlo.
Le relazioni tra l’amministrazione Biden e l’Arabia Saudita non sembrano essere positive nemmeno a livello politico: alcuni rapporti delle agenzie di intelligence statunitensi indicano che l’Arabia Saudita sta fabbricando i propri missili balistici con l’aiuto della Cina.
Tutto questo arriva in un momento in cui l’amministrazione Biden non sta facendo alcun progresso nel contenere le ambizioni nucleari dell’Iran, il che sta rendendo di nuovo Israele, il principale alleato degli Stati Uniti nella regione, molto nervoso e si è ventilata di nuovo l’ipotesi di un’azione unilaterale. Un altro alleato storico nella regione, la Turchia, ha rotto un tabù della Nato e ha adottato i sistemi missilistici mobili russi S400 da superficie ad aria.
Biden dal canto suo ha tenuto recentemente un vertice sulla democrazia, e i tradizionali alleati degli Stati Uniti in Medio Oriente non sono stati invitati, creando ancora più confusione nella regione. Con questo quadro generale è difficile scorgere una chiara strategia degli Stati Uniti per affrontare le sfide del mondo. Allo stesso modo, la strategia cinese non è chiara, anche se non vi è ancora un confronto aperto. Quindi, se gli Stati Uniti vogliono adottare una strategia più efficace, dovrebbero prendere in considerazione un approccio più vincente con i propri alleati, e allo stesso tempo essere più decisi nel tracciare una linea chiara da seguire.