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Paolo Calissano morto, chi era. Figlio di un imprenditore e di una nobildonna, dall’apice del successo alla “disintossicazione truffa”

Dopo essere finito nell'inchiesta che vide coinvolta una clinica bolognese, l'attore fu protagonista di una vicenda giudiziaria che lo travolse e gli cambiò per sempre la vita: fu arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti e per la morte di una ballerina brasiliana di 31 anni. Scontata la sua pena ("non mi sento colpevole, eravamo due adulti consapevoli, stravolti nelle loro debolezze e nei loro malesseri", disse), tornò in tv per qualche apparizione. Cercava di uscire da una brutta depressione

di Francesco Canino

All’apice del successo, nel pieno di lustrini, ospitate e riflettori puntati addosso, la carriera di Paolo Calissano si schiantò improvvisamente a causa della droga. È una storia di successi, cadute, rinascite e nuovi crolli quelli dell’attore, nato a Genova, il 18 gennaio 1967: bello, affascinante, ricco, figlio di un importante imprenditore ligure ex ufficiale dell’aeronautica e di una nobildonna, Mercedes Galeotti de’ Teasti, Calissano si era laureato in Economia e commercio ma al lavoro nell’azienda di famiglia preferì la passione per lo spettacolo. Iniziò come modello, posò per dei fotoromanzi, poi nel ’90 studiò recitazione alla School of Arts dell’Università di Boston.

Tre anni dopo era sul set del suo primo film, Venerdì nero, e nel suo curriculum cinematografico ci sono anche un film con Neri Parenti, Cucciolo, e Quello che le ragazze non dicono, dove fu diretto da Carlo Vanzina. Ma il successo gli esplode letteralmente tra le mani grazie alla tv: prima partecipa ad alcune puntate dell’iconica soap americana General Hospital, poi approda a La dottoressa Giò, con Barbara D’Urso, sia nella prima che nella seconda stagione, e ancora in altre fiction di successo come Linda e il brigadiere, con Claudia Koll. La popolarità dirompente la deve alla soap Vivere, grazie alla quale diventa un sex symbol amato dalle donne di mezza Italia, e alle ospitate a Buona Domenica da Maurizio Costanzo. A quel punto fioccano le proposte e coglie occasioni importanti, un film tv con Ricky Tognazzi, poi ancora serie come Vento di ponente e Per amore. All’apice del fama, un anno dopo l’Isola dei Famosi, nel 2005 tutto precipita. “Era appena morto mio figlio, mio padre era in stato terminale, ero in un situazione fisica e psicofisica veramente, come dire molto debole”, ammise lui stesso durante un interrogatorio nell’inchiesta “Disintossicazioni truffa”, al centro della quale finì una clinica bolognese. Il Pm di Bologna Lucia Musti chiese condanne comprese tra i sette e i tre anni per cinque imputati, per una presunta associazione per delinquere che, secondo l’accusa, avrebbe speculato sul problema della tossicodipendenza proponendo una terapia disintossicante per la cocaina, che non avrebbe base scientifica né efficacia. Calissano nella sua deposizione disse di essere arrivato alla cura tramite la dottoressa Chantal Sciuto, dermatologa molto amata dai vip.

Pochi mesi prima, l’attore fu protagonista di una vicenda giudiziaria che lo travolse e gli cambiò per sempre la vita: fu arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti e per la morte di una ballerina brasiliana di 31 anni, madre di due figli, stroncata da un infarto dopo l’assunzione di una dose di cocaina presa nella casa dell’attore. Al settimanale Chi, Calissano raccontò qualche anno dopo: “Ana è venuta a trovarmi. Ho avuto l’impressione che fosse già alterata. Era lì per la coca. Supponeva che ne avessi. Io sono andato a dormire, stravolto. Forse lei ha continuato e le è stato fatale. È stato un tragico incidente, anche se con la droga non c’è nulla di accidentale. Prima o poi, finisce così“. Calissano venne condannato a quattro anni, che scontò nella Comunità per tossicodipendenti “Fermata d’Autobus” a Trofarello, vicino a Torino, e fu libero grazie all’indulto nel 2007. “È stata molto dura, ma ce l’ho fatta. Sono pulito. Ho risolto i miei problemi, ho vinto la mia battaglia. Penso spesso alla morte della ragazza brasiliana, ci sto male ma non ho rimorsi, non mi sento colpevole. Eravamo due adulti consapevoli, stravolti nelle loro debolezze e nei loro malesseri, ma ciascuno responsabile della propria vita”. Così tornò a recitare, grazie a Maurizio Costanzo che lo volle in un suo spettacolo teatrale scritto con Enrico Vaime, A un passo dal sogno. Ma pochi mesi dopo lascia il teatro e nel 2008 arriva l’ennesima ricaduta. Dopo un incidente automobilistico, venne ricoverato in psichiatrica all’ospedale San Martino di Genova e gli accertamenti tossicologici evidenziarono tracce di cocaina nel suo organismo e di allucinogeni.

Nel 2010 il suo nome finisce in una altro caso di cronaca, l’omicidio di Alessandro Mathas, massacrato di botte a otto mesi in un residence di Nervi in una notte di cocaina, alcool e hashish. L’attore aveva prestato la sua auto a Katherina Mathas, mamma del bambino ucciso. “Ogni volta che si parla di cocaina vengo tirato in ballo, ma io sto tentando di ricostruirmi una vita“, spiegò a La Stampa. Tornò in tv diversi anni dopo, nel 2014, per un’intervista da Barbara D’Urso, poi nel 2018 partecipò ad alcune puntate della serie di Rai1 Non dirlo al mio capo, con Vanessa Incontrada. Da anni era seguito da un amministratore di sostegno e cercava di uscire da una brutta depressione. Ma non ce l’ha fatta.

Paolo Calissano morto, chi era. Figlio di un imprenditore e di una nobildonna, dall’apice del successo alla “disintossicazione truffa”
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