La pubblicazione apologetica dei “Protocolli dei savi anziani di Sion”, senza la spiegazione che il testo è un celeberrimo falso storico utilizzato dall’ideologia nazista, costituisce una forma di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. A sostenerlo è il Ilan Brauner, 82 anni, nato in Israele, medico legale e presidente dell’Associazione Italia-Israele della Marca trevigiana, che ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di Udine. Chiede il sequestro di un libro che offende gli ebrei e li fa sentire minacciati, perché contribuirebbe alla diffusione dell’antisemitismo. Assistito dall’avvocato Luigi Fadalti, Brauner – che è cittadino israeliano – punta il dito non solo con la casa editrice Edizioni Segno srl di Tavagnacco, ma anche con Feltrinelli Libri, che avrebbe messo in vendita e fatto pubblicità al volume.
Edizioni Segno si autodefinisce un “leader nel settore dell’editoria cristiana” e conta su un catalogo di circa 500 titoli. Tra questi i “Protocolli”, inseriti nella sezione “Sette e massoneria”, il cui testo è introdotto da una presentazione dell’ex direttore Piero Mantero, nel frattempo deceduto. La casa editrice ha continuato l’attività con i figli di Mantero, che hanno pubblicato quello che Brauner definisce “un notorio libello antisemita diffuso all’inizio del Novecento al fine di alimentare e giustificare l’odio nazionalista e razzista nei confronti degli ebrei”. Il testo, che apparve in Russia nel 1903, veniva presentato come la raccolta di un convegno che sarebbe avvenuto tra personalità ebraiche che progettavano la conquista del mondo. In quel modo gli ebrei erano indicati come i responsabili del male universale, da un punto di vista politico e di costume. Si trattava di un’operazione orchestrata dalla polizia segreta zarista, ma smascherata già negli anni Venti, prima dell’ascesa del Nazismo, con la scoperta di scopiazzature di libri risalenti a metà dell’Ottocento.
La denuncia non riguarda la pubblicazione di un libro che in passato ha avuto molti editori (alcuni anche di chiara ispirazione di destra), bensì l’introduzione di Mantero, il quale “svolge una sconsiderata lode dei Protocolli e della loro affidabilità divinatoria, di fatto considerandoli autentici e invitando il lettore a considerarli ugualmente”. Se infatti ammette che “fin dall’inizio sono stati bollati di essere un geniale falso” afferma però che “essi si sono rivelati ‘profetici’, in quanto dopo circa 120 anni sembrano molti di quei piani allora solo ventilati, in gran parte realizzati”. Anzi aggiunge che “l’autenticità gli era stata confermata da un sacerdote gesuita, non si tratterebbe, insomma, di ‘pie fantasie’”.
La querela cita le attribuzioni contenute nel Mein Kampf di Adolf Hitler, secondo cui “i Protocolli rivelavano con orrenda sicurezza la natura e l’attività del popolo ebraico… che poggia su una continua menzogna”. Dopo aver ricostruito la genesi del libro, l’avvocato Fadalti spiega che l’articolo di Mantero “è rilevante, anche penalmente, perché autorizza il lettore a supporre la veridicità dello scritto e delle infamanti accuse alla comunità di stirpe e religione ebraica che espressamente ne sono il contenuto”. Inoltre, “indicare come vero, anzi, ‘profetico’ un volumetto di fantasie razziste che promuove la malvagità di un intero popolo in ragione della sola appartenenza religiosa, tramuta inevitabilmente la pubblicazione da sacrosanta testimonianza storica del falso in vile atto di propaganda antisemita”.
Mantero “afferma non solo l’autenticità dei documenti, ma anche il concreto avveramento delle assurde premonizioni antisemite ivi contenute… ovvero il soggiogamento dell’umanità dei non-ebrei attraverso la menzogna, il sotterfugio e la grande economia finanziaria”. Infatti, l’autore della prefazione scriveva: “La storia conferma che gli appunti di cui andiamo a proporre una nuova e riveduta traduzione … dimostrano che non si trattava di pie fantasie”. Insomma, a prefazione è “razzista e discriminatoria verso gli Ebrei tanto quanto il testo ‘storico’”. Le citazioni a sostegno di una responsabilità penale spaziano dalla “Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo” al “Patto internazionale sui diritti civili e politici”, dalla “Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale” alle norme del diritto italiano ed europeo, contro cui cozza “la condotta tenuta dall’editore, con parole di fango e di odio sull’ebreo che sono egualmente e inevitabilmente dirette contro la sua fede religiosa e contro la sua comunità di sangue e di cultura”.
Secondo i querelanti, si devono anche valutare le responsabilità del gruppo Feltrinelli, visto che “ha commercializzato e pubblicizzato il libro addirittura riproponendo, nel suo sito web, un estratto della ‘Nota’ a firma di Piero Mantero, senz’altra specificazione e senza accostarvi una postilla che ne certificasse una volta in più la falsità, permettendo a quelle improvvide parole di raggiungere un pubblico vastissimo e certamente più ampio – con un eufemismo – di quanti avrebbero effettivamente acquistato e letto il libro di Edizioni Segno che danneggia ogni ebreo ovunque residente”.