Perché vorrei – insieme a un folto gruppo di donne e alcuni altri autorevoli intellettuali – che Rosy Bindi diventasse Presidente della Repubblica? Perché ha tutte le qualità morali e le competenze politiche per essere una buon custode della Costituzione, e soprattutto perché potrebbe garantire che la Carta Costituzionale sia non solo rispettata ma venga finalmente attuata anche nelle sue parti più progressive, finora praticamente ignorate. E perché la Bindi può degnamente rappresentare la legalità, l’unità nazionale e tutti i cittadini, anche quelli meno privilegiati. E anche perché non sta sempre e solo dalla parte dei potenti.
Però sono convinto che il mio appello cadrà nel vuoto. Credo che Rosy Bindi sia troppo integra, onesta, coerente per essere effettivamente eletta Presidente da questo Parlamento. L’attuale Parlamento non avrebbe nominato Presidente neppure il grandissimo Sandro Pertini. Purtroppo è assai difficile che l’aula parlamentare che esprime l’attuale governo delle “larghe intese” – sostenuto anche da forze politiche di destra, in cui sono predominanti le politiche liberiste, e che è presieduto da Mario Draghi, uno dei massimi rappresentanti dell’establishment finanziario – possa nominare Rosy Bindi al Quirinale. La Bindi è degna di salire al Colle non tanto perché è donna ma soprattutto perché non credo che ci siano molte altre personalità che siano in grado di rappresentare come lei le garanzie costituzionali e un equilibrio politico e istituzionale avanzato e progressivo.
Non conosco personalmente Rosy Bindi, sono laico e agnostico, sono di sinistra e la moderata Bindi certamente non esprime le mie idee politiche. Ma come cittadino democratico e progressista se lei sedesse al Quirinale mi sentirei ugualmente rappresentato. E’ cattolica ma non integralista: e i cattolici progressisti hanno dato molto al nostro Paese, e talvolta sono stati anche più riformatori e innovatori dei politici che si sono accodati alla ortodossia della sinistra, comunista e non (pensiamo per esempio a Giorgio Napolitano).
Rosy Bindi ha maturato tutte le competenze istituzionali per essere un ottimo Presidente della Repubblica. E’ stata ministro della sanità e ministro per le politiche per la famiglia; è stata vicepresidente della Camera dei deputati dal 2008 al 2013, presidente del Partito Democratico dal 2009 al 2013 e presidente della Commissione parlamentare antimafia dal 2013 al 2018. Ha varato nel 1999 la riforma del Servizio Sanitario Nazionale. Nel corso del suo mandato sono stati definitivamente chiusi i famigerati manicomi ed è stato sostanzialmente abolito l’elettroshock. E’ una politica ma non appartiene ad alcun partito. Ha dimostrato coraggio nel sapere andare contro-corrente e nell’affrontare con vigore e intelligenza i volgari attacchi di Berlusconi e del centro-destra, e ha lottato e lotta contro la criminalità organizzata.
E’ una politica ma non rappresenta nessuna parte politica in particolare. Il 12 febbraio 2021, giorno del suo 70º compleanno, ha rilasciato un’intervista dove ha dichiarato di non riconoscersi più nel Pd, partito che lei stessa ha contribuito a fondare, sostenendo che non è più il partito che lei sperava, e non ha più rinnovato la tessera. La sua battaglia contro le mafie e per la legalità è cristallina e produttiva. Dopo essere stata Presidente della Commissione Anti-Mafia, dal maggio 2021 fa parte del “gruppo di lavoro sulla scomunica alle mafie”costituito in Vaticano con l’obiettivo di dare seguito alla scomunica dei mafiosi pronunciata da papa Francesco. Attualmente è docente della Pontificia Università Antonianum che svolge attività di formazione e ricerca sui temi della legalità e del contrasto alle mafie.
E’ tuttavia molto improbabile che un governo largamente condizionato dal senatore Salvini e da Berlusconi, e un’assemblea Parlamentare in cui il Pd di Letta e forse anche il Movimento 5 Stelle di Conte, o una parte del M5S, cercano costantemente alleanze a destra (perfino con la post-fascista Meloni) per l’elezione della massima carica dello Stato, possano spingersi a nominare un Presidente che assicuri, come Rosy Bindi, la tutela del confronto democratico, l’inclusione, il progresso sociale e della legalità.
Il centrodestra ha un unico obiettivo: scassare la democrazia parlamentare e spingere il paese verso un regime presidenzialista-populista. Un regime stile Orban, Trump, Putin magari appoggiato da una Confindustria che si sposta sempre più a destra, come ai tempi dei “padroni delle ferriere”. Ovviamente Rosy Bindi non permetterebbe mai lo stravolgimento delle istituzioni democratiche e parlamentari, che, per concretizzarsi, dovrebbe anche inevitabilmente produrre rotture istituzionali e passare per vie di illegalità e di scontro sociale e politico. Anche solo per questo motivo – per il suo esplicito anti-presidenzialismo – occorrerebbe sostenere con forza la possibilità che la Bindi possa diventare presidente.
Del resto chi vogliamo alla Presidenza? L’ex banchiere Mario Draghi? Ma da quando la finanza produce benessere per i cittadini? Non è forse la finanza la principale causa delle crisi che ci affliggono? Vogliamo Pier Ferdinando Casini, il democristiano di tutte le stagioni? O Marta Maria Carla Cartabia, così vicina a Comunione e Liberazione? O la berlusconiana Maria Elisabetta Alberti Casellati? O il “teocon” Marcello Pera, vicino alla parte più retriva del Vaticano? Oppure l’inossidabile socialista craxiano Giuliano Amato, da tutti ricordato per averci tassato in nome dell’Europa dell’euro della austerità? O l’ex sindaco di destra di Milano, la trombata milionaria Letizia Moratti?
La Bindi ha un merito eccezionale nel campo della politica: non ha mai brigato per il potere. Non sembra essere affascinata dal potere, ma quando lo ha avuto, lo ha esercitato bene e con moderazione.