Nonostante il piccolo progresso rispetto al 2020, il confronto con l'ultima stagione "buona" prima della pandemia è impietoso: all'appello manca quasi un quarto delle immatricolazioni, ovvero 460 mila vetture. Associazioni di categoria e analisti: "serve un piano di lungo termine per sostenere l'auto"
Il mercato italiano dell’auto chiude il 2021 con 1.457.952 autovetture immatricolate: rispetto al 2020, anno della pandemia, il volume delle registrazioni è cresciuto del 5,5%. Tuttavia, a confronto col 2019, il mercato ha accusato un pesante calo del 23,9%, con ben 460 mila auto perse. A gravare sul consuntivo finale sono stati gli strascichi del Covid, la crisi dei semiconduttori ma anche una politica di sostegni statali frammentari.
“L’Unrae – l’associazione dei costruttori esteri, che rappresenta la maggioranza del mercato italiano – ribadisce il forte sconcerto per la decisione delle Istituzioni di non assegnare nella Legge di Bilancio le risorse economiche necessarie per incentivare il mercato dell’auto con un piano triennale. Finora, le pur scarse risorse destinate con interventi “stop and go” hanno avuto un impatto positivo nel promuovere la mobilità elettrica”, spiega in una nota ufficiale il Presidente di Unrae, Michele Crisci.
“Le immatricolazioni di veicoli full-electric, plug-in hybrid e hybrid sono, infatti, aumentati del 274% nell’ultimo anno e mezzo, con indubbio impatto positivo sul rinnovo del parco e sulla riduzione emissioni. L’assenza di una strategia almeno di medio periodo, con un piano di interventi organico farà ricadere i costi economici della transizione sui consumatori, e i costi sociali sui lavoratori di un comparto che genera un fatturato commisurabile al 20% del Pil”, conclude Crisci.
Fra gli utilizzatori, i privati chiudono l’anno al 62,5% di share, poco sotto le 923 mila unità, mentre le autoimmatricolazioni (ovvero le vetture che i concessionari si intestano per poi rivendere come “Km zero”) sfiorano il 10% con 145.600 auto. Il noleggio a lungo termine archivia il 2021 con 17,5% di quota e 258.870 immatricolazioni, quello a breve termine a 64.400 unità; mentre le società salgono a rappresentare il 5,7% del mercato con 83.700 registrazioni.
Sotto il profilo delle alimentazioni, benzina e diesel chiudono l’anno rispettivamente al 29,7% e al 22,6% di share. Il Gpl sale al 7,3%, mentre il metano si ferma al 2,1% del totale. Le ibride chiudendo l’anno al 29%, con le “full” hybrid al 6,9% e le “mild” al 22,1%. Le elettriche pure presentano una quota del 4,6% e le ibride ricaricabili del 4,7%, con 136.854 vetture complessivamente immatricolate.
Venendo al 2022, in assenza di interventi statali, la previsione del Centro Studi Promotor (CSP) è di 1,5 milioni di immatricolazioni. “Se così fosse, nel triennio 2020-2022 verrebbero immatricolate in Italia 4.339.708 contro il livello minimo di sei milioni che sarebbe necessario per evitare un ulteriore decadimento del nostro vetusto parco auto”, spiega CSP.
“I fattori che porteranno il 2022 ad attestarsi al livello assolutamente depresso di immatricolazioni di cui si è detto sono gli stessi che hanno determinato i disastrosi risultati del 2021 e cioè: il persistere della pandemia, l’economia in recupero ma con molti settori e molte persone ancora in difficoltà, la crisi del microchip, il disorientamento degli acquirenti in vista di una transizione ecologica che si annuncia ma che non decolla, il turbamento dei dealer per la decisione di molte case automobilistiche di voler superare il sistema di distribuzione basato sulle concessionarie”, conclude la nota del CSP.