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Omar Pedrini: “Se non avessi smesso con le droghe pesanti a 26 anni sarei morto. Partii per l’India in un ashram”

Il cantante leader della rockband italiana Timoria, si racconta a cuore aperto in un'intervista al Corriere della Sera, in cui rivela dettagli inediti del periodo più buio della sua vita, quello in cui era dipendente dalla droga

di F. Q.

“Nacque mio figlio Pablo, capii che mi sarei dovuto dare una regolata con le droghe pesanti e partii per l’India in un ashram”. Omar Pedrini, il cantante leader della rockband italiana Timoria, si racconta a cuore aperto in un’intervista al Corriere della Sera, in cui rivela dettagli inediti del periodo più buio della sua vita, quello in cui era dipendente dalla droga. Lo fa presentando il suo libro “Dentro un viaggio senza vento“, racconto autobiografico del suo percorso: “È la storia di un giovane in crisi, tra delusioni amorose e dipendenze tossiche, ma che non si arrende alla sconfitta. Valeva nel 1993, vale oggi”. Joe, il protagonista, si slava per un pelo, proprio come lui, a cui nel 2002 diagnosticarono una malattia congenita al cuore: “Se non avessi smesso in tempo sarei morto”.

Poi una riflessione sulle ripercussioni che la pandemia sta avendo sul settore degli spettacoli: “Viviamo di serate il danno economico è stato grande. Con tutto l’amore che ho per Papa Francesco, non capisco perché i 20000 all’aperto per la messa di Natale (o gli affollatissimi impianti sciistici) sì e i concerti in piazza no: se l’emergenza è grande, come sembra, forse sarebbe stato meglio chiudere tutto. E invece paghiamo sempre e soltanto noi artisti”.

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