Aprire, come aprire, quando aprire. In Italia la questione del rientro in classe è tutto tranne che definita. Al momento – come confermato in giornata da fonti governative alle agenzie di stampa – la riapertura resta fissata il 10 gennaio per tutti gli istituti di ogni ordine e grado (con qualche regione che anticipa al 7). Nei prossimi giorni si terrà un consiglio dei ministri in cui certamente si discuterà di nuove regole per contrastare l’aumento dei nuovi casi. La riunione ministeriale non è ancora stata convocata, ma è molto probabile che si terrà mercoledì 5 gennaio. Nel frattempo il dibattito è aperto. E il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha deciso di entrarci a modo suo: “In relazione alla riapertura delle scuole, sento circolare l’ipotesi di tenere a casa i bambini non vaccinati – ha scritto in una nota – Mi sembrerebbe una misura tanto odiosa e discriminatoria, quanto ingestibile. Credo che si debbano prendere misure semplici ed equilibrate, con l’obiettivo di aprire le scuole in presenza quanto prima e per sempre”.

De Luca: “Dad per non vaccinati è odiosa e discriminatoria” – L’ex sindaco di Salerno, poi, ha offerto la sua possibile soluzione: un rinvio dell’apertura. “Nel quadro attuale di diffusione del contagio fra i giovanissimi, mi parrebbe una misura equilibrata e di grande utilità il semplice rinvio del ritorno a scuola – ha detto – Prendere 20/30 giorni di respiro, consentirebbe di raffreddare il picco di contagio, che avrà a gennaio probabilmente un’altra spinta, e di sviluppare la più vasta campagna di vaccinazione possibile per la popolazione studentesca. Non sarebbe una misura ideale – ha concluso – ma consentirebbe di riprendere a breve le lezioni in presenza con maggiore serenità per gli alunni, per le famiglie, per il personale scolastico”. Una proposta, quella di rinviare la ripartenza delle lezioni, che aleggia già da settimane nei discorsi della politica e tra l’opinione pubblica. Anche oggi, tuttavia, fonti governative hanno confermato che il rientro in classe dopo le festività natalizie non slitterà. L’orientamento dell’esecutivo, quindi, resta quello di mantenere la data del 10 gennaio per il ritorno degli studenti sui banchi, nonostante l’impennata dei contagi e la corsa della variante Omicron. Lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso della conferenza di fine anno aveva assicurato che non ci sarebbero stati posticipi. E, nonostante l’aggravarsi del quadro epidemiologico, la linea non sarebbe cambiata nelle ultime ore.

Zaia: “Faremo una proposta per modificare le quarantene” – “Eviterei di aprire un altro fronte, ma sulla scuola bisognerà intervenire“: parola del governatore leghista del Veneto Luca Zaia, che ha fatto sapere di essere al lavoro per “elaborare alcune proposte che poi renderemo note”. “Siamo coordinatori delle Regioni a livello nazionale – ha aggiunto – e la nostra proposta potrebbe diventare anche nazionale” ha specificato, per poi ribadire: “Mandare in dad i bambini non vaccinati, in un regime di non obbligatorietà, è discriminatorio. L’emergenza c’è, la necessità fare qualcosa c’è, stiamo lavorando su questo”. Sulla scuola “porteremo una proposta al Tavolo nazionale delle Regioni che modifica le regole rispetto alla durata delle quarantene e di chi dovrà farle, rispetto alla situazione vaccinale”. Lo ha affermato il presidente del Veneto Luca Zaia. “Sarà una decisione del Tavolo nazionale – ha aggiunto – su cui non posso dare anticipazioni, ma verrà presa da tutti. Soprattutto per le superiori le percentuali di vaccinazione sono molto alte, per cui riusciamo a gestire le presenze in maniera migliore”, ha concluso.

Sasso: “No alla dad per i non vaccinati” – L’altra questione direttamente collegata a quella del quando rientrare in classe è quella del come rientrare in classe. “Sono contrario alla Dad per gli studenti non vaccinati” ha detto il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, nella trasmissione The Breakfast Club su Radio Capital. “Non sono d’accordo – ha aggiunto – perché ad oggi abbiamo vaccinato 340mila studenti tra i 5 e gli 11 anni, cioè meno del 10 per cento. Questo vorrebbe dire esporre al rischio Dad oltre tre milioni e mezzo di ragazzi, quindi negare loro il diritto allo studio”. Sasso, poi, ha puntato sulla realizzazione degli impianti di aerazioni all’interno degli istituti: “I soldi ci sono, ora è necessario procedere”. Il sottosegretario, poi, ha specificato che “ci sono 150 milioni di euro stanziati, ma la burocrazia spesso ferma l’avvio dei lavori all’interno degli istituti. Non è possibile – ha sottolineato – che le autorità sanitarie continuino a ribadire che per contrastare il Covid occorra tenere le finestre aperte perché i nostri ragazzi non prenderanno il Covid ma si ammaleranno di polmonite. Le scene delle coperte in classe non sono ammissibili“.

Presidi: “Sì al tracciamento e all’aiuto dei militari, no alla dad per i non vaccinati” – Nel dibattito in corso nel Paese, da sottolineare la presa di posizione dei presidi, con il responsabile romano che è stato molto critico con il governo e, in particolare, con il commissario straordinario per l’emergenza: “Era stato annunciato che sarebbero stati organizzati hub per fare tamponi agli studenti in vista della riapertura delle scuole – ha detto Mario Rusconi, presidente dell’associazione presidi di Roma – Sarebbe questa la misura da attuare, la cosa migliore dopo le feste, ma a pochi giorni dalla riapertura non ne abbiamo contezza. Noi come Anp siamo contrari a mettere in Dad i ragazzi non vaccinati perché sarebbe una discriminazione. Se la proposta è questa o rimandare gli ingressi vuol dire che la scuola farà le spese di una serie di mancanze. Di questo passo si rischia la distruzione del settore”. Per Rusconi, “se queste sono le proposte, ai no vax andrà aggiunta a breve la categoria dei ‘no school’. Le misure anti-Covid a scuola ci sono – ha sottolineato – Il problema semmai sono le classi pollaio e i mancati controlli sui bus. In un anno e mezzo di pandemia – ha attaccato – non sono stati individuati spazi sufficienti per il distanziamento. Basti pensare che nella città di Roma le uniche realtà ad essersi rese disponibili per dare spazi sono le parrocchie“. Rusconi, quindi, ha ribadito l’importanza, dopo questo periodo di feste, degli hub per testare gli studenti prima del rientro a scuola: “Dei tamponi non possono farsi carico le famiglie con le file lunghissime che ci sono”.

Pediatri contro la didattica a distanza per non immunizzati – C’è attesa, anche da parte dei pediatri, per le decisioni che arriveranno mercoledì sulle scuole dal Consiglio dei Ministri. Intanto però, la presidente della Sip, Società italiana di pediatria, Annamaria Staiano, ha definito “di sicuro una discriminazione” il suggerimento di alcuni governatori di differenziare la quarantena fra bimbi vaccinati e non, mentre la proposta del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca di rimandare l’inizio delle scuole va “inquadrata nella situazione epidemiologica dei prossimi giorni”. “Se continua questa impennata come ieri – ha rilevato Staiano – abbiamo sentito che a livello governativo si sta prendendo la decisione di richiedere di nuovo lo smart working per i lavoratori autonomi e non, così anche per la scuola occorre vedere sulla base del dato epidemiologico e adeguarsi sul fatto se riprendere le scuole o rimandare l’apertura. E poi standardizzare in caso di positività nelle classi quali siamo a provvedimenti da richiedere per la quarantena. Mercoledì ci saranno le indicazioni”.

Gimbe: “Se scuola resta aperta, bisogna chiudere altro” – “Sempre sulla questione della riapertura delle scuole, da registrare la presa di posizione di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe: “La scuola rappresenta un bacino di contagi. È chiaro che non avendo lavorato sugli aspetti strutturali, possiamo modificare quanto vogliamo le modalità di screening e quarantena, ma con questa circolazione virale così alta bisogna fare delle valutazioni – ha spiegato – Se decidiamo di tenere aperte le scuole, bisognerà chiudere qualcos’altro perché non abbiamo tanti margini per far circolare il virus”.

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