Davide Paintoni resta in carcere. Il fermo per l’omicidio del figlio Daniel, 7 anni, è stato convalidato. L’uomo, 40 anni, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Secondo il giudice l’uomo ha accoltellato il piccolo per “punire la moglie” e con “crudeltà“. Il bambino è morto a causa con una coltellata alla gola nel tardo pomeriggio del primo di gennaio a Morazzone (Varese), e che poi ha cercato di concludere il suo piano omicida aggredendo a Gazzada Schianno (Varese) la moglie di 36 anni, “colpevole” di averlo lasciato.
Nelle dieci fitte pagine di ordinanza, depositate nel primo pomeriggio, il gip di Varese Giuseppe Battarino, usa toni molto duri nei confronti dell’uomo che deve rispondere dell’aggravante dei motivi abbietti: per definizione è abietto il motivo turpe, spregevole, che rileva nell’agente un tale grado di perversità da suscitare un senso di ripugnanza nella persona di media moralità. Non solo: secondo quanto apprende l’Adnkronos, nelle dieci pagine sono contenuti anche riferimenti alla situazione coniugale e al fatto che non c’era nessun provvedimento giudiziario sulla separazione. L’accordo tra le parti avrebbe quindi permesso al piccolo di vedere liberamente il padre e durante il periodo delle vacanze natalizie quasi a giorni alterni. Martedì la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto chiarimenti urgenti perché il 40enne era agli arresti domiciliari per tentato omicidio e nei suoi confronti erano state presentate denunce da parte della moglie e del padre di lei. Paitoni aveva avuto la possibilità quindi di tenere con sé il figlio. Il 40enne era ai domiciliari per aver aggredito a coltellate un collega alla schiena, a fine novembre, e quindi già accusato di tentato omicidio.
Sul perché Paitoni potesse vedere il figlio, nonostante l’arresto per tentato omicidio e le denunce presentate dalla moglie e dal suocero, saranno avviati accertamenti urgenti al Palazzo di Giustizia di Varese. Oggetto dei futuri accertamenti sarà presumibilmente la decisione della giudice di Varese Anna Giorgetti di accogliere la richiesta dell’avvocato difensore di Paitoni, di concedergli di vedere il figlio. “Evidenzia il Pubblico Ministero che Davide Paitoni sarebbe sottoposto ad altri procedimenti per reati anche connotati da violenza (maltrattamenti e lesioni)”, si legge nell’ordinanza del Gip del 29 novembre, “si tratta di carichi pendenti che potrebbero risolversi favorevolmente per l’indagato e che, dunque, non consentono di trarre elementi di qualsivoglia certezza” e poi aggiunge come motivazione all’accoglimento della misura cautelare il pericolo di inquinamento probatorio. La Procura di Varese, in una nota, afferma invece che il magistrato avesse contestato a Paitone anche la pericolosità sociale e non solo il rischio di inquinamento probatorio, per motivare la richiesta di custodia domiciliare.
La nuova ordinanza di oggi ha tenuto conto della pericolosità sociale di Paitoni, a cui nel fermo è stata contestata anche la premeditazione, oltre che del concreto rischio di fuga. “Mi hai rovinato la vita, il bambino è al sicuro, ti ho aggredita per punirti” aveva detto alla moglie in un messaggio vocale inviato dopo che aveva già ucciso il piccolo Dani. Un desiderio di vendicarsi chiaro anche nelle parole scritte nella lettera lasciata sul cadavere del bambino, chiuso in un armadio, così come quello di uccidersi. Una volta accerchiato dai carabinieri, ancora con l’arma del delitto in mano, li avrebbe incitati a sparargli. Il funerale del piccolo Daniele saranno celebrati il prossimo 7 gennaio nell’oratorio San Luigi Schianno, che lui frequentava e dove gli animatori dopo la tragedia lo hanno ricordato con un post su Facebook.
Per quel giorno è stato proclamato il lutto cittadino sia a Morazzone che a Gazzada Schianno.