Le quarantene restano senza copertura. Il governo infatti non ha prorogato per il 2022 le norme che equiparavano a malattia il periodo di isolamento precauzionale dei lavoratori privati. Il risultato è che in questo momento non hanno più diritto all’indennità dell’Inps i circa 10 milioni di italiani che hanno ricevuto la seconda dose di vaccino da oltre 5 mesi, non hanno ancora fatto il booster e dunque in caso di contatto con un positivo al Covid sono tenuti a chiudersi in casa. Chi svolge attività che non consentono lo smart working deve sperare che il datore di lavoro voglia farsi carico del pagamento dei giorni di assenza. Idem per i lavoratori fragili (dagli immunodepressi ai pazienti oncologici) che non hanno la possibilità di lavorare da remoto. E lo stesso problema si pone per i genitori di bambini quarantenati, visto il bonus baby sitter non è stato rifinanziato. Rimane solo, fino al 31 marzo, l’opzione del congedo parentale.
Il pasticcio nasce dal fatto che nonostante la quarta ondata e l’impennata dei casi né la manovra né il Milleproroghe prevedono il prolungamento della tutela per chi essendo potenzialmente contagiato non può andare al lavoro. Lo scorso anno l’equiparazione alla malattia è stata reintrodotta solo in ottobre, dopo mesi di appelli da parte di sindacati e aziende, e con una differenza sostanziale rispetto alle norme introdotte nel 2020: i costi non sono più stati coperti dallo Stato come aveva stabilito il governo Conte nel pieno dell’emergenza. Il nuovo esecutivo ha optato per il regime ordinario che vale per qualsiasi altra patologia: i primi tre giorni di assenza sono pagati dal datore di lavoro, il resto è coperto al 50% dall’azienda e al 50% dall’Inps. Tutto questo, però, solo fino al 31 dicembre 2021.
Dall’1 gennaio – con già 3-4 milioni di quarantenati stando alle stime dell’epidemiologo Carlo La Vecchia – le tutele sono nuovamente venute meno. Lasciando scoperte diverse categorie di lavoratori. Innanzitutto tutti coloro che fanno mestieri impossibili da svolgere in modalità “agile”: dagli addetti dei supermercati agli operai. Si dirà: coloro che hanno superato i 5 mesi dalla seconda inoculazione (che scenderanno a quattro dal 10 gennaio) possono fare la terza dose e con le nuove norme varate dopo Natale non sono più tenuti alla quarantena. Ma non è detto che trovino appuntamento, anzi in alcune Regioni al momento è quasi impossibile. Dunque a casa e senza indennità Inps, sperando che l’azienda accetti di pagarli lo stesso. L’alternativa purtroppo è che facciano finta di niente e vadano al lavoro nonostante siano entrati in contatto con un positivo. Al contrario i genitori di bambini costretti a casa dal contatto con un compagno positivo quando riprenderanno le scuole avranno ancora diritto fino al 31 marzo al congedo parentale con indennità del 50%, prorogato dal decreto del 24 dicembre, ma non al bonus baby sitter concesso nel 2020 e replicato solo per il 2021 (erano comunque solo 100 euro a settimana).
Ancora più grave la situazione per i fragili, la cui assenza dal lavoro per tutelarli dal contagio era equiparata – quando fosse impossibile il lavoro da casa – a ricovero ospedaliero con relativo trattamento economico Inps. Che è pari all’indennità di malattia decurtata di due quini se il lavoratore non ha familiari a carico, per un massimo di 180 giorni. Anche loro ora restano a piedi e saranno in molti casi costretti a usare le ferie per non perdere il posto. Il decreto del 24 dicembre rinvia su questo a un decreto del Ministro della salute da adottare entro 30 giorni e in cui individuare “le patologie croniche con scarso compenso clinico e con particolare connotazione di gravità, in presenza delle quali, fino al 28 febbraio 2022, la prestazione lavorativa è normalmente svolta (…) in modalita’ agile, anche attraverso l’adibizione a diversa mansione”.
Il centro studi di Unimpresa attacca e chiede interventi rapidi, sottolineando che “nonostante i dati riferiti ai contagi da Covid 19 siano in costante crescita e nonostante l’avvenuta proroga dello stato di emergenza fino al 31 marzo 2022, qualcuno al Governo si è nuovamente dimenticato il problema che Unimpresa aveva sollevato questa estate al ministro Orlando sull’equiparazione dell’assenza dal lavoro per quarantena alla malattia nel settore privato. Sembra di rivivere un incubo, pertanto si chiede che il ministro del lavoro intervenga a chiarire tale aspetto, senza far ripiombare nel caos di non più di 4 mesi fa e poi risolto con grave ritardo tra non pochi disagi tra gli operatori economici”.
Articolo aggiornato da redazioneweb alle 17:12